Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.

1. Introduzione

1.2. Osservazione della raccolta

1.2.2. La prima fase

Una prima fase della storia della membrana (ovviamente comune a tutte le membrane, anche a quelle non di riuso) è relativa al contesto ‘nativo’: quello della produzione ‘originaria’ della scrittura, dei documenti oppure dei codici (presenti, questi ultimi, con inferiore consistenza numerica nel Notarile di Sondrio).

Soffermando l’attenzione sulla cronologia attestata da questa prima fase, tra i frammenti di codice il più antico è un lacerto di antifonario dell’Ufficio, con notazione comasco–mettense (perg. n. 326).

Fig. 8: ASSo, Unità 326

Fig. 8: Perg. n. 326: Antifonario dell’ufficio, sec. XI, reimpiegato da Romano Giovanni Battista fu Gottardo – Bormio (vol. 1929, 1584–1586). Si tratta dell’unità archivistica (frammento di codice) più antica conservata tra le pergamene sciolte.


È una delle più antiche testimonianze litugico–musicali conservate in diocesi di Como. L’arcaicità del frammento è confermata, oltre che dagli aspetti materiali e grafici, anche dal tipo di contenuto calendariale, assai sobrio. Al recto è presente parte dell’ufficio di San Vincenzo (22 gennaio). Il verso contiene invece brani dell’ufficio in secundo (nell’ottava) di Santa Agnese (28 gennaio) e, alla terza riga, la data «IIII Nonas» segnala il vespro della festa della Purificazione di Maria (2 febbraio). Di quest’ora liturgica sono riportati solo gli incipit delle antifone (reperibili nel codice agevolmente, in quanto già utilizzate non molto tempo prima, nell’Ottava del Natale). L’inno invece, notato come proprio per questa celebrazione, è in evidenza mediante capolettera sobriamente decorato. E lo si ritrova nella sua versione testualmente arcaica (vi è presente l’appellativo femina che sarebbe stato in seguito mutato in domina, come titolo giudicato più degno alla Vergine). È la seconda sezione del componimento «Quem terra, pontus, aethera», di autore anonimo ma spesso attribuita a Venanzio Fortunato († 607) [35].

Per quel che riguarda le scritture documentarie, le due unità documentarie in originale più antiche, conservate su una stessa membrana, risalgono al 1254 febbraio 1, Teglio. Si tratta di una dotis (unità documentaria “a”) e di un pactum de non petendo seu de non acquirendo (unità documentaria “b”), rogati da Giovanni de Cerveno di Teglio, figlio del fu Maifredo, notaio (perg. n. 1). La riproduzione digitale della membrana è visibile nella fig. n. 16 in questo contributo.

Ma non considerando esclusivamente gli originali, l’estremo remoto risale di oltre un secolo. Nel corpus delle pergamene sciolte è infatti conservata una memoria consecrationis del 1117 (perg. n. 812). Nel riferito versamento del 1950, l’estremo remoto è proprio il 1117, in riferimento a questa scrittura. Essa tuttavia non deve essere considerata una copia di XV secolo; si tratta piuttosto di una vera e propria rielaborazione quattrocentesca in forma memoriale, destinata a una conservazione esposta [36].

Fig. 9: ASSo, Unità 326

Fig. 9: Perg. n. 812. Memoria della consacrazione della chiesa di Santa Eufemia di Teglio. Questa scrittura –destinata ad una conservazione esposta– si presenta in forma di rielaborazione narrativa, realizzata nel XV secolo. La sua edizione è presente all’interno del Codice diplomatico della Lombardia medievale, al n. 1 delle carte di quella chiesa.


Inoltre, è da segnalare la presenza di un privilegium del 1208 maggio 15, Pavia «in ecclexia Sancti Syri», inserto in una concessio rogata a Bormio, nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, il primo ottobre 1392 (perg. n. 373).

Tra breve, poi, si farà menzione di alcuni bifolî di quaterni datorum et receptorum del comune di Chiavenna, uno dei quali certamente riferibile al 1267 (perg. n. 770), e gli altri tre certamente risalenti allo stesso secolo (pergg. nn. 429, 430, 769).

In questa prima fase funzionale, viene operata la ricomposizione delle unità documentarie e delle unità codicologiche, che furono tagliate –le prime– e smembrate –le seconde– per dare vita a reimpieghi molteplici (cfr. gli esempi riferiti in seguito, nel presentare l’unità di descrizione).


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note

[35] Una scheda descrittiva si trova in questo stesso sito, all’interno dell’e–book: Frammenti di musica. Testimonianze di canto medievale nell’Archivio di Stato di Sondrio (secoli XI–XIV), a cura di F. Rainoldi e R. Pezzola, scheda n. 1.

[36] Sulle pergamene esposte nelle terre di Valtellina, rimando alla nota 75 del contributo qui presentato alla nota [6]. Mi limito qui a rimandare a PEZZOLA, «Reaedificari et reparari facere inceperant», pp. 166–170. Avverto che è in corso di elaborazione da parte mia un contributo complessivo, che sistematizzi le ricerche di questi anni, dal titolo Scritture da vedere nelle chiese di Valtellina.