Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.

Ricognizione informatizzata

Presentazione

La denominazione Pergamene sciolte dell’Archivio notarile identifica una raccolta di 918 pergamene progressivamente riunite, a modo di collezione diplomatica, nell’arco di due secoli (XIX e XX). L’arco cronologico di queste scritture, che ha quale estremo remoto l’XI secolo [1], si estende sino al XVII secolo.

Queste membrane sono state oggetto di una ricognizione sistematica, che si è articolata in due fasi di lavoro. La prima ha preso avvio nel 2002. Direttore dell’Archivio di Stato di Sondrio era allora Pierluigi Piano, al quale si deve il merito di avere dato impulso anche al lavoro di ricerca e analisi, proseguito sotto la reggenza di Annamaria Andriola. La seconda fase progettuale è stata promossa, nel 2010, dalla direttrice pro tempore Carmela Santoro, e si è conclusa alla fine del 2011 durante la direzione di Martino Marangon, nel frattempo succedutole. Con Marangon si è partecipata la decisione di condividere i dati entro il Sistema Informativo degli Archivi di Stato (SIAS). Le schede realizzate negli anni con caricamenti in un DB Access (complessive 1120 schede) sono state quindi riversate automaticamente nel SIAS e pubblicate all’interno del portale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Fig. 1: L’home page del Sistema Informativo degli Archivi di Stato (SIAS).

Viene qui presentato un ipertesto [2], che correla il lavoro di descrizione e schedatura a quello di analisi e interpretazione.
Il formato dinamico ha permesso di costruire una tessitura di reciproci rimandi tra le schede di descrizione –pubblicate nel SIAS– e i contenuti interpretativi –pubblicati in Ad Fontes–, utili per una fruizione delle schede stesse.

In primo luogo, un nucleo di articolazione è costituito dall’introduzione storico–archivistica, accompagnata da una sintetica presentazione dei soggetti produttori nel loro contesto di attività: i notai di Valtellina e dei contadi di Bormio e Chiavenna, le cui imbreviature confluirono nell’Archivio notarile dipartimentale dell’Adda, istituito nel 1807.
Le schede sono inoltre associate a una riflessione sulle premesse metodologiche al lavoro ricognitivo e a una presentazione delle modalità descrittive che l’hanno guidato, con una articolazione dei contenuti secondo i criteri condivisi nella letteratura di settore, attenta agli standard internazionali di descrizione.
Sono inoltre proposti degli ‘agganci’ tra le schede e le riproduzioni digitali delle pergamene sondriesi pubblicate nel sito dell’associazione Ad Fontes.

La forma ipertestuale si è prestata anche a legare e a riproporre, in modo logicamente unitario, edizioni documentarie [3] e contenuti interpretativi elaborati dalla sottoscritta in momenti diversi, pubblicati in sedi differenziate e attualmente disponibili online (mi sia concesso di rimandare a questi testi, per i quali il lavoro che ora pubblico è una sorta di raccordo e di sintesi conclusiva). Infatti, la schedatura delle membrane si è intrecciata, nel corso di questi dieci anni, allo studio della storia dell’Archivio notarile dipartimentale dell’Adda, riguardo alla sua fase istitutiva [4], alle modalità acquisitive e organizzative delle pergamene che vi pervennero [5]. E l’attenzione si è innestata nel più ampio dibattito sulla cultura scritta intesa quale processo attivo di produzione, d’uso, di attivazione di pratiche per la conservazione selettiva, talora anche in relazione al tema dell’organizzazione della memoria culturale entro contesti che cambiano [6].

Infine, questo ipertesto intende costituire anche uno strumento pratico che faciliti l’accesso diretto e l’utilizzo delle Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.
Per questo scopo è stato elaborato un insieme di tavole: esse ricostruiscono gli antichi ordinamenti o rielaborano in modo repertoriale alcuni dati che, in modo completo secondo l’attuale ordine topografico, si trovano presentati nelle schede descrittive pubblicate nel SIAS.

Si segnala che i dati e i contenuti di questo ipertesto hanno anche trovato una riprogettazione e una sistematizzazione nel tradizionale formato lineare. Ciò ha portato alla realizzazione di un piccolo volume, che costituisce il primo lavoro edito nella nascente collana di pubblicazioni cartacee promosse da Ad Fontes denominata Fontes et Studia [7]. In questo contesto la formulazione si è arricchita di alcune comparazioni, di riferimenti bibliografici e di spunti di approfondimento metodologico, qui omessi per le caratteristiche di comunicazione pragmatica volutamente impresse all’ipertesto.


***

Desidero rivolgere alcuni ringraziamenti, per la collaborazione a questo lavoro che –estendendosi per tanti anni– è di fatto diventato anche una esperienza umanamente significativa.
Ringrazio in primo luogo tutti i citati direttori dell’Archivio di Stato di Sondrio: senza di loro e senza la loro fiducia questo lavoro non avrebbe visto la luce. E insieme ad essi ringrazio il personale di quell’Archivio, con il quale si è instaurato negli anni un clima di cordialità collaborativa.
Il mio grazie più sentito all’Istituto Centrale per gli Archivi (ICAR), per l’accoglienza riservata alla ricerca. Il mio pensiero va alla direttrice dell’Istituto, Marina Giannetto, e ad Angela Lanconelli, responsabile delle schedature di Archivi diplomatici. Insieme a loro ringrazio anche Tiziana Fabris, Paola Panaccio, Gemma Pusceddu e Antonio Romano, per la costante e partecipe collaborazione.
Sono profondamente riconoscente agli amici di Ad Fontes, per gli spazi telematici concessi a questo ipertesto, ma soprattutto per il sostegno e la fiducia incessanti. E in particolare desidero ricordare Felice Rainoldi, Massimo Della Misericordia e Ugo Zecca, che è anche autore delle foto che accompagnano questo ipertesto.
Grazie di cuore anche a Mirella Ferrari e ad Annalisa Albuzzi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), a Elisabetta Canobbio (Archivio storico della diocesi di Como), e ad Augusta Corbellini (Società storica valtellinese).



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note

[1] Per una descrizione puntuale della consistenza cronologica del corpus, cfr. il paragrafo 1.2.2. La prima fase.

[2] La formulazione dei contenuti e la realizzazione tecnologica sono responsabilità della sottoscritta.

[3] Il riferimento è in particolare al progetto Codice diplomatico della Lombardia medievale (secc. VIII–XII) dell’Università degli Studi di Pavia, coordinato dal prof. Michele Ansani.

[4] PEZZOLA, «Per la bramata unione delle carte spettante all’Archivio generale», pp. 531–564.

[5] EADEM, «Del defetto delle relative matrici ed attesa la importanza dell’oggetto», pp. 49–88. La versione online presenta una rielaborazione in formato ipertestuale di quel contenuto.

[6] In particolare: EADEM, Dalla frammentazione all’«archivio panottico». Una storia per immagini dei quaterni imbreviaturarum di Valtellina e dei contadi di Bormio e Chiavenna, in corso di pubblicazione negli atti del convegno Il notariato nell’arco alpino. Produzione e conservazione delle carte notarili tra medioevo ed età moderna, Trento, 24–26 febbraio 2011, promosso dall’Università di Trento – Dipartimento di Scienze Giuridiche e Dipartimento di Filosofia Storia e Beni Culturali, dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e dalla Fondazione Bruno Kessler.

[7] EADEM, Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio (secoli XI–XII), Morbegno, Ad Fontes, 2012 (Fontes et Studia, 1).