Capitolo II.
Ecco dei "mattoni" speciali: le fonti scritte

Caro lettore

Prima di raccontarti alcuni fatti della storia del castello di Bellaguarda, vorremmo parlarti con maggiore precisione delle fonti scritte.

Devi sapere che nel Medioevo si scriveva sulla pergamena che era fatta con pelle di pecora.
Il percamenarius era l’artigiano che realizzava le pergamene.

Ad esempio, noi abbiamo ascoltato una storia che ora ti vorremmo a nostra volta raccontare.
I protagonisti sono Ugone e il suo aiutante Marcolino.
Ugone percamenarius era proprietario di un grande gregge di pecore. Un giorno Ugone andò a prendere una pecora bella grande, la portò nella sua bottega, la uccise, le tolse la lana, la scuoiò. Poi andò al ruscello a lavare la pelle e la lasciò a mollo per un giorno e una notte. In seguito la mise in un grande contenitore con acqua e calce e ogni tanto le dava qualche mescolata: lì lasciò la pelle per 10 giorni circa.
A questo punto Ugone tolse la pelle da questo contenitore e la riportò al ruscello per togliere la calce e lì la lasciò dentro l’acqua per altri tre giorni. Passato quel tempo, prese la pelle e la stese su un telaio che aveva una forma che ricorda quella di un tamburo. Con un attrezzo simile a una mezzaluna, chiamato lunellum, levò gli ultimi peli rimasti e così rimasero solo i follicoli. Mentre raschiava ogni tanto bagnava la pelle per evitare che si tagliasse. Terminata questa operazione, Ugone lasciò asciugare la pelle, una volta asciugata la tolse dal telaio e cominciò a ricoprirla con il gesso. Questo passaggio serviva per fare aderire bene l’inchiostro sulla pelle divenuta opaca; altrimenti l’inchiostro sarebbe scivolato via come oggi un pennarello su una carta molto lucida.
Ugone tagliò poi la pergamena, che ormai era pronta, in forma rettangolare o quadrata, per essere venduta e poi scritta.
La pergamena serviva per scrivere i documenti oppure anche per scrivere i libri.

Ma non tutti erano così ricchi da potersi permettere di comperare fogli di pergamena oppure libri di pergamena (che si chiamano codici): la pergamena era davvero preziosa e costosa (per la materia prima, cioè la pecora, e per il procedimento necessario per realizzarla, cioè per tutto il lavoro che Ugone doveva fare).
Per questo la pergamena non si buttava mai via.
Quando un libro non serviva più, con un aggeggio adatto si raschiavano via le parole: e questo era il compito di Marcolino: così rimaneva la pergamena un po’ sciupata, ma ancora scrivibile.

(i ministorici di Bellaguarda)


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