‘Cambiare lenti’ nel modo di osservare la realtà: ecco l’obiettivo principale che il laboratorio si proponeva.
Ciascuno ha potuto sperimentare che la storia è vicina e che egli stesso ne è parte, ha potuto scoprire che siamo immersi nei segni del passato, che la realtà che ci circonda è una mappa: un insieme di tracce per ritrovare il filo del tempo trascorso.
Così il castello di Bellaguarda insieme a tutto l’ambiente in cui è inserito, le emergenze architettoniche, ma anche i segni apparentemente meno vistosi (come i terrazzamenti), concorrono ‘a ritrovare il passo comune’.
E poi, accanto a questi segni visibili nella quotidianità, altre guide sicure giacciono nascoste negli archivi: i documenti sono tracce preziose per ritrovare le radici profonde.
La riscoperta dell’ambiente vissuto (qui soprattutto il castello di Bellaguarda e il suo contesto) e la scoperta degli archivi sono stati una piacevole sorpresa: l’auspicio a cui mirava il laboratorio era che esso costituisse una esperienza significativa, tale da lasciare un segno duraturo di qualcosa di bello, fatto insieme.
Il lavoro per ricostruire un pezzetto della storia di Bellaguarda, rigoroso e nello stesso tempo giocoso e piacevole, ha focalizzato l’attenzione soprattutto sui secoli centrali del medioevo (secc. XII–XIII). Ciò è avvenuto stabilendo un contatto diretto con le fonti (mentre si sono messo tra parentesi le pur amate leggende). Alcune delle fonti storiche ricercate e ritrovate sono state interrogate e interpretate.
Ne è scaturito il piccolo libro che qui viene presentato, ma non solo.
Il lavoro condotto sul castello di Bellaguarda è stato soprattutto una esperienza di metodo per approcciare la Storia: un guadagno utile per i futuri anni scolastici e anche – lo crediamo – per la vita.
Nel contempo le strategie operative utilizzate hanno valorizzato il gruppo, al fine di favorire l’agio nel vivere la scuola.