Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.

1. Introduzione

1.1. La formazione della raccolta

1.1.2. Munimina «rassegnati»: il nucleo iniziale

L’oggetto delle acquisizioni dell’Archivio notarile erano i protocolli e le matricole, ma non mancarono di giungervi anche estrazioni in pubblica forma su membrana. Se di per sé le estrazioni in mundum erano reputate estranee all’attività acquisitiva dell’Archivio notarile, tuttavia esse furono trattenute soprattutto nel caso in cui fosse constatata la perdita delle rispettive imbreviature [19]. In tal modo i versamenti ottocenteschi di munimina costituirono il nucleo intorno al quale progressivamente si andò stratificando la raccolta.

Parte dei versamenti di munimina furono direttamente «rassegnati» all’Archivio –per riprendere un termine tecnico comunemente utilizzato all’epoca come qualifica dell’atto ufficiale della consegna– da eredi di notai defunti (fig. 6, punto 1.a). È questo, per esempio, il caso documentato dalle annotazioni sull’accompagnatoria di Bernardo Fontana per la consegna di scritture in data 10 marzo 1810, ove si legge: «Con alcune pergamene ossia alcuni istromenti estratti in pergamena» [20].
Altri versamenti vennero effettuati dalle istituzioni che, in epoca napoleonica, erano state localmente preposte alla verifica della raccolta delle scritture dei notai defunti: le preture in primis.
In particolare, quella di Bormio nel 1833 procedette al versamento, analiticamente documentato, di 1920 documenti (fig. 6, punto 1.b).
Meno agevole è la ricostruzione puntuale delle modalità di rassegnazione di scritture su membrana effettuata da altre istituzioni, avvenuta con inoltro subitaneo oppure ancora in anni successivi per tutto il XIX secolo (fig. 6, punto 1.c). Alcuni dati di tali versamenti restano, in molti casi, sfuggenti, soprattutto quando riguardano pezzi isolati [21].

Il nucleo iniziale di scritture costituitosi in virtù dei versamenti allora effettuati appare oggi ancora ben riconoscibile fra tutte le scritture che attualmente costituiscono la collezione. Sui dorsi di queste prime pergamene, infatti, sono chiaramente identificabili alcune segnature seriali caratterizzanti.

A questa prima fase di conservazione accentrata presso l’Archivio notarile dipartimentale rimandano due serie di segnature. Ho già avuto modo di analizzare in modo dettagliato questo aspetto e rinvio per approfondimenti ad una specifica esemplificazione (Sul dorso delle membrane riassunta la storia descritta: un esempio di analisi). Qui mi limito ad un richiamo sintetico dei contenuti essenziali.

La prima serie di segnature connota le pergamene provenienti dal citato versamento da parte della Pretura di Bormio del 1833. Delle scritture così acquisite venne prodotto un dettagliato strumento di corredo, ritrovato nel corso della ricerca all’interno dell’archivio amministrativo dell’Archivio notarile (l’archivio dell’Archivio, attualmente non ordinato) [22]. Si tratta dell’Elenco degli estratti istromentarii rimessi dall’imperiale regia Pretura di Bormio, predisposto in quello stesso anno presso l’Archivio notarile di Sondrio su sollecitazione della Corte d’appello di Milano (cfr. l’analisi di dettaglio in: «Si rende indispensabile la conservazione»: l’acquisizione da parte dell’Archivio notarile di Sondrio).
Per ciascun documento sul registro (con colonne prestampate) furono riportati: un numero progressivo identificativo, la data cronica, la data topica, il notaio rogatario e un succinto regesto. Complessivamente risultano registrate 1920 unità documentarie acquisite, sia su supporto cartaceo che membranaceo.

Fig. 2: Intestazione dell’«Elenco degli estratti istromentarii

Fig. 2: Frontespizio dell’Elenco degli estratti istromentarii rimessi dall’imperiale regia Pretura di Bormio, predisposto nel 1833 presso l’Archivio notarile di Sondrio su sollecitazione della Corte d’appello di Milano (ASSo, AN, Amministrazione dell'Archivio, s. n.).

Il registro fu vergato con una scrittura precisa e minuta in inchiostro nero, e la mano del compilatore scrisse anche l’identificativo numerico sul dorso di ciascuna pergamena.

Fig. 4: ASSo, Perg. 32

Fig. 3: Perg. n. 32 (verso). L’osservazione del dorso evidenzia che la scrittura è una di quelle versate dalla Pretura di Bormio, nel 1833. Il piccolo numero scritto in nero, posto in basso –al di sotto del regesto di mano del rogatario e dell’annotazione relativa al suo compenso–, rimanda al citato Elenco degli estratti istromentarii.


Attualmente risultano conservati 200 documenti su pergamena provenienti dal versamento della Pretura di Bormio. Di molti altri è ben nota la restituzione alla Pretura: si trattava invero di scritture non reputate di pertinenza dell’Archivio notarile dipartimentale, dal momento che risultavano conservate ‘regolarmente’ le relative imbreviature [23].

Tuttavia, ben presto, tale Elenco –che aveva una natura ricognitiva, priva di criteri d’ordine ‘governabili’– si dimostrò inefficace per il reperimento delle scritture bormiesi. Perciò negli anni successivi (ma non è possibile precisare quando) le carte vennero riordinate secondo il notaio rogatario e, quindi, poste in successione cronologica.
Restano le camicie che testimoniano questo intervento di riordinamento, mentre furono vergati –talora sul dorso, talaltra in un margine al recto– i numeri di segnatura indicanti la progressione numerica del singolo notaio: questa è la seconda serie di segnature da ascrivere alla responsabilità dell’Archivio notarile dipartimentale. In questo modo le scritture su membrana vennero integrate in modo efficace con i protocolli dei rispettivi rogatari (in proposito cfr. Dopo la ricognizione: un criterio d’ordine per le scritture trattenute ).

Fig. 3: ASSo, Perg. 4

Fig. 4: Perg. n. 32 (recto). Al recto, il numero romano vergato nel margine inferiore rimanda alla sequenza cronologica di documenti rogati dal notaio Giacomo fu Antonio Fogliani di Bormio. Anche l’indicazione dell’anno, vergata al verso alla sinistra della nota di compenso, è da riferire a questa fase (cfr. la figura precedente).


La terza tappa documentata sui dorsi porta al secolo successivo. Il 9 novembre del 1950 Luigi Mistretta, conservatore dell’Archivio notarile distrettuale di Sondrio, consegnò a Pasquale Giannone, direttore della Sezione di Archivio di Stato di Sondrio [24] «numero 296 documenti notarili dei quali 292 <in verità 291 [25], ndr.> in pergamena e 4 in carta, compresi tra gli anni 1117 e 1634». Il versamento è documentato in modo dettagliato in un dattiloscritto, allegato al verbale di consegna, dal titolo Elenco delle pergamene che si versano alla Sezione di Archivio di Stato [26]: il riscontro puntuale di quanto conservato con le membrane descritte in questo secondo elenco ne ha consentito la completa identificazione.
All’atto del versamento, le pergamene erano disposte dentro sei cartelle; mentre una settima cartella conteneva quattro scritture in forma di registro e con supporto membranaceo, descritte come formulari [27]. Nell’Elenco, per ciascun documento su membrana, vennero indicati le date topica e cronica, nonché il «nome del notaio rogante». Si coglie, in nuce, il persistere del precedente riordinamento per notaio, ora integrato con le successive acquisizioni e con altri spostamenti effettuati soprattutto a causa del ricondizionamento dei protocolli.

Presso l’Archivio notarile, infatti, vennero operati anche i primi distacchi di membrane dai quaterni. Tra le pergamene consegnate alla Sezione di Archivio nel citato versamento del 1950, 56 erano reimpieghi, ovverosia coperte staccate da protocolli. Fra di esse si contano 52 reimpieghi documentari e 4 reimpieghi di codici (fig. 6, punto 1.d).
Le prime operazioni di distacco furono probabilmente determinate dal ricondizionamento delle scritture (fig. 6, punto 1.d). Come ho avuto modo di evidenziare in altra sede [28], talora i protocolli furono sfascicolati e di nuovo rilegati con assetto ordinato cronologicamente, secondo l’ottica normalizzante che guidò il progetto di accentramento. Per esempio sulla perg. n. 811 un addetto dell’AN annotò:

«Gilardo|ne Giorgio quondam Andrea («quondam Andrea» add. da diversa mano coeva) | quondam di Sondrio | volumi 4 ridotti in 1 | gl’anni 1549 e 50. | S’ignora la spedizione 1548 e 51. Furo|no rassegnati | dal signor cavalier | […..] Sertoli | di Sondrio | [dal 1]548 29 dicembre («29 dicembre» add. da diversa mano coeva) | al | 1551 23 dicembre («23 dicembre» add. da diversa mano coeva) [29].

Sia per i munimina, sia per questi primi reimpieghi, i dorsi delle pergamene conservano una traccia visibile di questo nuovo ordinamento, attestato nella fase di versamento. Infatti nel corso del Novecento, su una piccola etichetta adesiva, venne scritto il numero della busta e il progressivo numerico: i due dati numerici testimoniano il riordinamento in essere all’atto della consegna alla Sezione di Archivio di Stato.

Fig. 5: ASSo, Perg. 4

Fig. 5: Perg. n. 38. L’etichetta documenta che la membrana era conservata in sedicesima posizione all’interno della cartella n. 6, nel versamento del 1950. L’osservazione del dorso rivela, anche in questo caso, la provenienza dalla Pretura di Bormio: si noti il piccolo numero sotto al regesto del rogatario e alla nota di compenso. Seguì il riordinamento per notaio: inferiormente alla segnatura bormiese, viene indicato il nome del professionista (Marioli Lazzaro) e la data cronica del documento (1484); mentre al recto è vergato il numero d’ordine assegnato nella sequenza dei documenti rogati dal professionista (seconda posizione).


In seguito, presso l’Archivio di Stato di Sondrio, quasi tutte queste pergamene, con l’aggiunta di alcune altre, furono posizionate in uno schedario metallico, suddiviso in scomparti; il che determinò una progressiva perdita della fisionomia di questo versamento.

Tale schedario nel 2002 dovette essere sostituito a causa della sua inidoneità alla conservazione, per la ruggine e il disassamento della struttura. Il necessario spostamento materiale delle scritture venne effettuato dalla sottoscritta e la ricognizione delle 325 scritture conservate al suo interno costituì la prima fase di questo progetto. Si prestò allora attenzione che fosse mantenuto un chiaro ricordo della loro collocazione fisica dentro al descritto contenitore.

Nella tabella intitolata Munimina “rassegnati” all’Archivio notarile: sinossi delle antiche segnature (fase I), contenuta nella sezione dedicata agli ordinamenti antichi, viene fornito il raffronto di tutte le segnature antiche sopra descritte, secondo la seguente successione: Elenco 1833, Cronologico per notaio, Versamento 1950, Scomparto schedario metallico, Collocazione fisica attuale.


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note

[19] L’espressione che dà il titolo al mio lavoro sulle acquisizioni da Bormio –«Del defetto delle relative matrici ed attesa la importanza dell’oggetto»– è tratta dalla lettera del 3 agosto 1833 del Mazzetti, funzionario dall’imperiale regio tribunale di appello di Milano, al Corvi, vice conservatore del Notarile di Sondrio: ASSo, AN, b. Concentrazioni, IX, fasc. 1833. Vi si stabiliva che potessero essere trattenuti presso l’Archivio notarile dipartimentale anche estrazioni in mundum, nel caso in cui fossero andate perdute le relative imbreviature e se i documenti fossero stati valutati come significativi. Questo principio suppletorio avrebbe legittimato l’acquisizione delle carte più antiche, perlopiù su pergamena.

[20] ASSo, AN, Concentrazione di originali istrumenti dal 1809 al 1851, fasc. 1810. Ma non è stato possibile individuare con certezza le pergamene rassegnate in quella specifica consegna e, in generale, la precisa e specifica identificazione dei munimina consegnati è stata verificabile soltanto in sporadici ed isolati casi.

[21] Per esempio sul verso della perg. n. 106, di mano dei conservatori dell’Archivio notarile, si legge l’annotazione: «Consegnate dal regio subeconomo e notaio Lavizzari dottor Torquato. 6/11/97».

[22] Per questo motivo, il citato Elenco non presenta attualmente alcun numero di segnatura.

[23] Cfr. la nota [19].

[24] La sezione di Archivio di Stato di Sondrio fu istituita nel 1946 (Decreto del Ministero dell’interno 3.10.1946) e poi trasformata in Archivio di Stato in seguito alla normativa del 1963 (DPR 30.09.1963, n. 1409). Cfr., in particolare, PIANO, Archivio di Stato di Sondrio, in corso di pubblicazione nella collana «Archivi italiani» edita dalla Direzione generale per gli archivi. Ringrazio l’autore per le anticipazioni trasmessemi.

[25] La seconda unità archivistica descritta nella cartella 3 era in realtà una scrittura su registro. Si tratta di un registro delle matricole che nell’Elenco venne così descritto: «Rassegna dei notai e dei loro segni di tabellionato dal 1561 al 1604. Notar Sermondi Giovan Gregorio ed altri».

[26] Ora in ASSo, in una cartella non numerata con intestazione “Versamenti”.

[27] Scritture attualmente in outsourcing, non consultabili.

[28] PEZZOLA, Individuazione e accorpamento delle scritture, condizionamento e redazione degli strumenti di corredo, in «Per la bramata unione», pp. 558–563.

[29] Tuttavia non mancano casi in cui venne mantenuto il formato ‘originario’ del protocollo, quello prodotto dal rogatario che lo confezionò, oppure dai suoi eredi che rilegarono in modo fattizio carte sciolte o quaterni di piccole dimensioni: in questi casi è possibile constatare la coincidenza materiale con il volume quale si presenta oggi. Così è documentato, per esempio, nell’attuale vol. 2007, 1591–1623. Per quel caso, la perg. n. 806, staccata da protocollo di Francesco Parravicini fu Anton Maria, di Ardenno testimonia la medesima consistenza anche attualmente rilevabile nel volume rilegato: «G | 1591 | 1592 | 1593 | 1594 | 1595 | 1596 | 97 | 98 | 99 | 1600 | 1601 | usque ad anni 1623» (fase II o III, con «ab anno 1591 | ad 1623 | Francesco Paravicino d’Ardeno notario» di fase III sul dorso). A questo volume fu staccata la coperta una volta entrato nell’Archivio di Stato di Sondrio, ma venne mantenuta la legatura originaria.