Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.

1. Introduzione

1.1. La formazione della raccolta

1.1.3. Pergamene staccate: la prospettiva collezionistica

Soltanto una parte delle scritture, circa un terzo di quelle che attualmente costituiscono la raccolta, ha seguito l’iter di trasmissione sin qui descritto di consegna da parte di eredi o di istituzioni preposte alla raccolta. Si rileva invece che la parte più consistente del corpus è costituita da membrane che hanno percorso una strada differente: esse pertanto sono sprovviste delle note dorsali seriali sino ad ora presentate.

La raccolta delle Pergamene sciolte dell’Archivio notarile è infatti costituita per due terzi da membrane reimpiegate (documenti e frammenti di codici), staccate da protocolli di imbreviature. I notai di Valtellina e dei contadi usavano infatti rilegare i proprî quaterni professionali utilizzando documenti che ormai avevano espletato la loro efficacia giuridica o frammenti di codici smembrati [30].
Questi distacchi avvennero, nella quasi totalità, dopo che le imbreviature furono acquisite dalla Sezione di Archivio di Stato di Sondrio, a partire –dunque– dal 1950.

Come accennato, i primi distacchi avvennero presso l’Archivio notarile (56 casi) e furono determinati per lo più da esigenze di ricondizionamento delle imbreviature; tuttavia la stragrande maggioranza di queste operazioni di slegatura fu successiva all’acquisizione delle scritture da parte della Sezione di Archivio di Stato di Sondrio. Venne allora posta in essere una pratica di distacco, che attualmente è a buon titolo quasi universalmente rigettata [31], rispondente ad una nuova subentrata percezione del valore ‘culturale’ di quelle coperte: vennero effettuati 575 distacchi, per complessivi attuali 631 riusi presenti nella raccolta.
A questo proposito, Franca Petrucci Nardelli scrive che «ad un certo punto, che tendo a credere relativamente vicino ai nostri giorni, tale materiale di deposito destinato a interventi interni di riparazione dei libri, assunse di nuovo la primitiva funzione. Da prodotto di scarto, di cui si ignoravano volutamente o con indifferenza brandelli di testo, miniature, disegni (…) ridivenne una raccolta di testimonianze scritte, assumendo il nome di “collezione di frammenti”» [32].
Fu proprio in virtù di questi distacchi, guidati da un marcato intento collezionistico, che si ebbe l’incremento progressivo di questa raccolta, nella quale furono inserite progressivamente coperte staccate o loro parti, così come si offrivano all’atto dello smontaggio: singoli piatti, indorsature, braghette…. La collezione incrementò la propria consistenza con la giustapposizione casuale di documenti integri e bifolî di codice, frammenti documentari e lacerti contenenti una manciata di lettere o di note musicali [33].

E, oltre ai distacchi, fu determinante, per l’assetto assunto dalla raccolta, anche la scelta di togliere dai protocolli scritture documentarie su membrana conservate inserte all’interno delle imbreviature: operazione che parimenti testimonia il descritto cambiamento nell’approccio alle membrane, valutate interessanti quali pezzi rari e antichi, ma senza alcuna attenzione ai loro contesti di trasmissione, alle loro modalità di confezionamento e alla loro materiale collocazione.

Così, alle 291 pergamene descritte nell’Elenco del 1950 –quelle costitutive del nucleo originario del corpus– andarono progressivamente ad aggiungersi altre 575 pergamene distaccate e 52 tolte dai protocolli o successivamente «rassegnate». La raccolta raggiunse così la consistenza attuale di complessive 918 unità archivistiche (fig. 6, punti 2 e 3).

Fig. 6: descrizione diacronica della raccolta

Fig. 6: Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio: descrizione diacronica.


Il successivo schema, nel fornire una sintesi numerica di quanto sin qui descritto, permette di cogliere con immediatezza i cambiamenti di contesto e di prospettiva ‘culturale’ che determinarono il progressivo incremento della raccolta.

Diacroniamuniminariusitoltetotale
Versamento 1950 (1)235560291
Presso l’ASSo (2, 3)657546627
Attuale24163146918


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note

[30] Su questi aspetti, compresi i riferimenti alle norme statutarie comunitarie che prescrivevano l’obbligo della legatura dei protocolli, cfr. il contributo descritto nella nota [6].

[31] È ormai assodato e quasi universalmente condiviso che sia da evitare (salvo che in casi specifici e assolutamente peculiari) la pratica del distacco delle pergamene dai volumi a cui funsero da coperta. Raffaele Santoro sottolinea l’importanza crescente riconosciuta al manufatto archivistico in tutte le sue componenti costitutive «perché è il risultato di un sistema di produzione materiale e di scelte formali oltremodo significative per la conoscenza delle epoche in cui è stato formato e di quelle in cui è stato successivamente manipolato»: SANTORO, La formazione dei protocolli notarili, in La conservazione dei protocolli notarili. Studi di storia dell’amministrazione, pp. 15–36 (cit. p. 17). Tra i numerosi contributi che propongono riflessioni di metodo al riguardo, mi limito a rimandare –anche per le riflessioni sulle ricadute tecniche e deontologiche– a PROSPERI, I problemi di conservazione e restauro inerenti al materiale archivistico notarile, in La conservazione dei protocolli notarili, pp. 37–41.

[32] PETRUCCI NARDELLI, Legatura e scrittura. Testi celati, messaggi velati, annunci palesi, p. 3.

[33] È evidente, entro questa prospettiva, l’unitarietà logica di questi distacchi con i reimpieghi documentari e codicologici che si trovano attualmente adesi ai rispettivi protocolli. Il distacco di certe membrane rispetto ad altre si presente quale ‘accidente’ ontologicamente irrilevante: reimpeghi staccati e reimpieghi adesi testimoniano infatti la stessa logica di riuso e il medesimo contesto di traditio.
Se il distacco delle membrane ‘vincolate’ non è certo auspicabile, è certamente desiderabile la futura ricognizione anche di queste membrane, al fine di una loro opportuna conoscenza e di una integrazione virtuale con i reimpieghi staccati. Attualmente non è neppure ipotizzabile la formulazione di una consistenza quantitativa di massima di tali reimpieghi adesi (infatti, a partire dal 2008, i protocolli conservati all’Archivio di Stato di Sondrio si trovano in outsourcing per lavori di adeguamento dei locali di deposito: la loro consultazione complessiva non è stata pertanto possibile)