Per una storia del “Fondo Pergamene” dell’Archivio notarile di Sondrio

2. Storia e descrizione di un versamento

2.6. Sul dorso delle membrane riassunta la storia descritta: un esempio di analisi

Il percorso sino ad ora delineato ha consentito di ricostruire la specifica storia di trasmissione di un gruppo di scritture: dalla casa della vedova Pedranzini di Oga, sino ai giorni nostri presso l’Archivio di Stato.
Pare ora di interesse ripercorrere le tappe dell’itinerario proposto, riconsiderandole a partire dai segni grafici presenti sulle membrane stesse. Così, una osservazione delle pergamene al verso mostra le tracce di quelle mani (e di quelle menti) che progressivamente apposero la propria ‘impronta’ nel corso della storia delle scritture, guidati da consapevolezze e da intenti differenti.

Si propone, in questa prospettiva, un esempio concreto di analisi di queste note, di quelle dorsali in primis.

Note dorsali

Fig. 5: Note dorsali della pergamena nell’Elenco del 1833 contrassegnata con il numero «262» (ASSo, AN, Pergamene, n. 202).

Si osservi la figura riportata qui sopra al numero 5.
Vi è riconoscibile il regesto, di mano del rogatario, redatto contestualmente all’atto. Nel caso specifico la mano che scrisse il transonto della venditio in data 5 settembre 1594 è quella di Romano Giovanni Battista del fu Gottardo, notarius Burmii. Fu pure annotato, in basso a destra, l’importo di denaro dovuto al professionista per la competenza prestata.

Procedendo nell’osservazione è chiaramente riconoscibile quanto riguarda la fase dell’acquisizione della scrittura da parte dell’Archivio notarile in rapporto alla compilazione dell’ormai ben noto Elenco del 1833. E’ chiaramente leggibile il numero 262, tracciato in inchiostro nero, apposto degli addetti dell’Archivio notarile con carattere minuto e ordinato. Il riscontro puntuale all’interno dell’Elenco dona conferma al dato. Infatti, in corrispondenza del numero 262, viene indicata una vendita in data 26 agosto 1594 eseguita dallo stesso notaio rogatario Giovanni Battista Romano di Bormio a favore di Giovanni Pietro Machini di Cepina. Si rilevi come la data all’interno dell’Elenco venga espressa secondo il calendario giuliano e in nessun caso riportata al calendario gregoriano (per il quale corrisponde, appunto, al 5 di settembre).

Particolare dell’Elenco

Fig. 6: Particolare dell’Elenco in corrispondenza del numero «262».

Ad un certo punto della storia di questa membrana – come pure delle altre – il numero relativo all’elenco del ‘33, avvertito quale strumento ormai privo di utilità se non di significato, fu depennato mediante un tratto orizzontale con inchiostro di colore bruno chiaro; contestualmente venne scritta la data cronica (anno) del documento: il 1594, come già riferito. Spesso l’indicazione dell’anno fu accompagnata – come nell’esempio qui in esame – dal nome del notaio completo di patronimico. Si tratta delle annotazioni preparatorie per la formazione dei corpora di scritture riferibili ai differenti professionisti, finalizzate all’applicazione del nuovo criterio d’ordine. Conclusiva di questa fase fu la scrittura del numero del documento, secondo la progressione cronologica assegnata a quelli rogati da uno specifico notaio: in questo caso il «16», scritto al recto del documento nel margine inferiore.

Le note descritte, relative alla compilazione dell’Elenco del 1833 e al successivo ordinamento per notai bormiesi, si presentano quali caratteristiche peculiari delle pergamene versate dalla Pretura di Bormio: le membrane che vissero altra storia di trasmissione ne sono prive, ‘marchiate’ da altri sistemi di segnatura vergati da differenti mani, in altri contesti.

Le segnature apposte in anni successivi a quelli ora descritti sono invece comuni – come precedentemente indicato – ad un gruppo più ampio di membrane, ovverosia a tutte quelle (sia bormiesi che di differente provenienza) che sino al 1950 entrarono a fare parte del Diplomatico: tutte queste pergamene erano considerate una unità in base alla comunanza del supporto. Tale numerazione, scritta su di una piccola etichetta nel corso del Novecento, testimonia dunque l’ordinamento dell’Archivio diplomatico all’atto del versamento alla sezione di Archivio di Stato di Sondrio da parte del Mistretta. Tornando alla pergamena che si sta analizzando in modo specifico, essa reca scritto su piccola etichetta l’indicazione: «b. 1, n. 40».

Un ultimo significativo rilievo: tutte le scritture che entrarono a fare parte del Diplomatico successivamente al versamento presso la sezione di Archivio di Stato sono prive di questi sistemi di segnatura.



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