Per una storia del “Fondo Pergamene” dell’Archivio notarile di Sondrio

2. Storia e descrizione di un versamento

2.3. Dopo la ricognizione: un criterio d’ordine per le scritture trattenute

Quale sorte sarebbe toccata a queste 1920 estrazioni in pubblica forma descritte all’interno dell’Elenco?
Le fonti che si sono conservate, o per lo meno quelle attualmente note e consultabili, non consentono di rispondere in modo definitivo all’interrogativo.
È realistico immaginare che una buona parte di esse sia stata restituita alla Pretura e, di qui, riconsegnata ai legittimi proprietari, come era d’auspicio di tutte le parti. Ma in quale quantità? Furono restituite tutte le 619 estrazioni già richieste dalla Pretura di Bormio? Ne furono restituite delle altre in aggiunta a quelle? Le domande non possono essere sciolte; non è possibile farsi una idea approssimativa circa la consistenza della riconsegna globalmente considerata.

Quanto alle scritture su carta, sono smarrite quasi completamente le tracce, anche se non si esclude che qualche nuovo indizio possa emergere in futuro [59]. Attualmente esse risultano disperse, ad eccezione di due. Infatti, all’interno di una scatola in legno, proveniente dall’Archivio notarile (oggi contenente una miscellanea di scritture) si trova una laudatio notarii del 9 maggio 1701, recante al verso, con l’inconfondibile ormai noto carattere minuto e nero (cfr. fig. 3), la segnatura numero 606, correttamente corrispondente alla descrizione presente nell’Elenco del 1833.
Nella medesima cartella miscellanea è pure conservato il documento con segnatura 352: si tratta dell’«aggiustamento seguito fra i popoli della Valtellina ed il contado di Bormio colla mediazione del duca di Feria governatore di Milano», dato nel «1632 25 febbraro, in Milano nel palazzo ducale». All’interno dell’Elenco il documento è sinteticamente descritto come: «Patti, 25 febbraio 1632».

È invece consistente il gruppo di documenti su membrana riconducibile con certezza al versamento del 1833, ora conservato presso l’Archivio di Stato di Sondrio [60]. Sta il fatto della presenza di 199 membrane bormiesi provenienti da quello specifico versamento, come documentato dalle segnature precedentemente descritte e corrispondenti precisamente alle descrizioni all’interno dell’Elenco. Il dato è confermato dalla presenza di quel sistema di segnature numeriche che verrà qui di seguito analizzato: esso è testimone – insieme alla numerazione dell’Elenco del ‘33 – della storia che accomuna in modo specifico questo gruppo di membrane.

Infatti, una volta stabilito quali scritture erano da trattenere, apparve necessario imprimere loro un criterio d’ordine preciso, dato che l’elenco – redatto quale strumento di lavoro e scaturito dalla ricognizione – non ne consentiva una rapida consultazione.
Si decise per un ordinamento funzionale a più scopi: agevole per il reperimento delle scritture, atto a valorizzare la presenza di ogni singolo notaio e inoltre, per ogni professionista, tale da presentare la sequenza delle scritture secondo progressione cronologica. Tale scelta offriva anche l’evidente vantaggio di una rapida integrazione rispetto alle buste contenenti le imbreviature. Purtroppo la cronologia di questo intervento non è appurabile, anche se il lasso di tempo intercorso tra la restituzione dei documenti e la riorganizzazione delle scritture trattenute non dovette essere troppo lungo.

L’orientamento di questo tipo di riordino è ben desumibile dalle camicie che furono predisposte in quella circostanza, indicanti nell’intestazione il nome di uno o più notai le cui scritture erano destinate ad essere custodite al loro interno. Ne sono attualmente conservate 13, collocate nella già citata scatola di legno (cfr. le intestazioni nella seguente tab. 1 e il riscontro con quanto oggi conservato). L’ordine che fu probabilmente assegnato ai fascicoli così composti fu quello alfabetico, in analogia all’ordine impresso alle buste contenenti le imbreviature dei notai.

n. di cordaIntestazione originale delle camicieDocumenti attualmente conservati
<1>n. 9: De Casolari Giovanni fu Baldassarre, dal 1587 al 1601.
Notaio di Bormio.
n. 8, dal 1589 al 1601
<1>e n. 2: De Casolari Ludovico fu Giovanni, dal 1602 1605.n. 2, dal 1581 al 1602
<2>n. 3: Ferrari Simone quondam Abondio, dal 1518 al 1533 (1533 corr. da 1555).n. 3, dal 1518 al 1533
<2>n. 2: Ferrari Antonio quondam Simone, 1547 e 1555.n. 2, dal 1542 al 1553
<2>n. 2: Fracalossio Simone quondam Giovanni, 1590 e 1592.
Notai di Bormio.
n. 2, dal 1590 al 1592
<3>Foliani Abramo quondam Baldassare, dal 1613 al 1634.
Notaio di Bormio.
n. 18.
n. 18, dal 1610 al 1620
<4>n. 8: De Foliani Giacomo quondam Antonio, 1494 al 1516.n. 8, dal 1494 al 1516
<4>n. 8: De Foliani Antonio quondam Giacomo, 1501 al 1545.n. 7, dal 1501 al 1545
<4>n. 2: De Foliani Gian Domenico quondam Baldassarre, 1562 e 1575.n. 2, dal 1562 al 1575
<4>n. 14: De Foliani Pietro Paolo quondam Baldassarre, 1579 al 1637.
Notai di Bormio.
n. 8, dal 79 al 99
<5>n. 4: Grassoni Nicolò quondam Giovanni Maria, 1545 al 1567.n. 3, dal 1562 al 1567
<5>n. 5: Grosino Romerio quondam Gervasio, 1593 al 1602.
Notai di Bormio.
n. 4, dal 1593 al 1602
<6>n. 2: De Marioli Lazzaro quondam Gervasio, 1486 (corr. da 1496) al 1494.n. 2, dal 1480 al 1484
<6>n. 3: De Marioli Giovanni Battista quondam Lazzaro, 1496 - 1593.n. 3, dal 1496 al 1532
<6>n. 16: De Marioli Marc’Antonio fu Giovanni Battista, 1559 al 1581.
Notai di Bormio.
n. 17, dal 1559 al 1581
<7>n. 30: Romani Giovanni Battista fu Gottardo, 1564 al 1612.n. 30 dal 1564 al 1612
n. 1. Romani Giovanni Antonio fu Gottardo, 1595.
Notai di Bormio.
n. 1 del 1595
<8>n. 1: Sermundi Antonio quondam Giacomo, 1546.n. 0
<8>n. 2: Sermundi Zaccaria quondam Giovanni, 1555 e 1575.vide infra
<8>n. 16: Sermundi Leoprando fu Zaccaria, 1578 al 1632.
Notai di Bormio.
n. 17, dal 1578 al 1632
<9>n. 16: Sermondi Giuseppe fu Gaspare, dal 1521 al 1568.
Notai di Bormio.
n. 13, dal 1527 al 1568
<10>n. 8: De Sermundi Zaccaria quondam Giovanni, 1562 al 1574. Notaio di Bormio (8 + 2).n. 10, dal 1555 al 1575
<11>n. 5: Viviani Francesco fu Pietro, 1594 al 1624.n. 6, dal 1594 al 1624
<11>n. 2: Vitalini Andrea fu Burmo, 1600 e 1611.
Notai di Bormio.
n. 2, dal 1600 al 1611
<12>n. 3: Zuccoli Baldassarre fu Giovanni Giacomo, 1628-29. Notaio di Bormio.n. 3, dal 1628 al 1629
<13>Miscellanea dal 1339 fino al 1556 di notai di Bormio ed altri.
n. 1: Bonuzio Alberto, 1473
n. 2: Bonuzio Bartolomeo, dal 1490 al 1497
n. 2: Bueno Antonio, dal 1470 al 1473
n. 1: Caspano (de) Giacomo, 1454
n. 1: Fina (de) Giacomo, 1363
n. 3: Fina (de) Martino, dal 1380 al 1398
n. 1: Lazzzari Antoniolo, 1404
n. 1: Manera Giacomo, 1339
n. 1: Parravicini Gacomo. 1471
n. 1: Sermondi Sigismondo, 1441
n. 1: Sermondi Simeone, 1555
tot.: 182 + ? pergamene tot.: 171 + 15 pergamene

Tab. 1: Riordinamento per notaio

Nella pratica si procedette dunque ad una revisione di tutti i documenti trattenuti, e su di essi si appose un altro differente numero, talora posto al verso, talaltra al recto. Queste segnature erano finalizzate all’individuazione della successione cronologica delle scritture di ciascun notaio. Da un punto di vista grafico, questi nuovi numeri (di cui viene fornito un esempio nella fig. 4) furono vergati con inchiostro bruno e spesso sono seguiti da un punto. Alcune volte, ma non sempre e non in modo sistematico, vennero annotati anche il nome del notaio rogatario e l’anno del negozio. Di frequente, contestualmente al conferimento di questa nuova segnatura, fu effettuata la cancellazione (mediante un tratto orizzontale) del numero relativo all’Elenco del 1833 [61]. Fu un unico professionista ad occuparsi del riordinamento, a scrivere le segnature sulle pergamene e a predisporre le camicie, come l’uniformità grafica prova in modo inequivocabile.

Riordinamento per notaio

Fig. 4: Numero «7» indicatore della successione cronologica delle scritture di Giovanni Casolari (doc. nell’Elenco del 1833 con segnatura «143»).



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note

[59] Sia grazie a significativi lavori di ricognizione che si stanno avviando presso l’Archivio di Stato di Sondrio, sia per la possibilità, che si rivela prossima, di consultazione dell’archivio della Pretura di Bormio.

[60] Anche in questo caso non è valutabile in modo definitivo il dato della dispersione delle scritture. Tuttavia, indicazioni significative a questo proposito sono ricavabili dalla tabella 1, indicante il basso grado di dispersione che si ebbe dalla fase della cernita ad oggi.

[61] Si vedano gli esempi nelle figure 3 e 5.