Gli affreschi nella sacristia maggiore di San Giovanni in Morbegno

«Quae de ipso erant». [1]

Il soggetto di questa espressione si identifica con il contenuto totale delle Scritture sacre, quale rimembrato da Gesù ai due viandanti sulla strada di Emmaus. La Chiesa, creatura della Parola e sua depositaria per la missione di annuncio, accoglie l’armonia totale che si sprigiona dall’antica e dalla nuova Alleanza.

A rappresentare questa ricchezza ecco i quattro evangelisti ed i quattro profeti ‘maggiori’ dell’Antico Testamento (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele). Questi otto personaggi, già dal Medioevo, si trovano associati nella iconografia sacra [2].

San Marco

San Marco con il leone.

Qui la scansione figurativa propone, per ciascuna parete, un evangelista posto a destra della scena principale ed un profeta alla sinistra. L’identità degli autori dei libri evangelici è ben individuabile per la presenza del relativo tradizionale simbolo, derivato del tetramorfo (i quattro esseri viventi attornianti il trono di Dio) basato sulla visione di Ezechiele [3]. Invece non è possibile stabilire precisamente chi sia il profeta presentato in coppia con ciascun evangelista [4].
In dettaglio si segnala ora –e stavolta seguendo la successione ordinata dei libri dell’Evangelo–: 1/ la presenza di san Matteo, che è contraddistinto dal simbolo di una persona umana [5]. Si trova in fondo alla parete nord; 2/ san Marco, col suo leone accovacciato [6] e uno svolazzo di mantello azzurro, affianca la scena di Isaia; 3/ san Luca sta a destra del monocromo di Tobia (il vitello [7] è difficoltosamente leggibile); Giovanni, il cui simbolo è l’aquila –indicante le altezze dottrinali e mistiche– e che uno standard iconografico presenta con vestito rosso e verde, è l’ultima figura sulla parete ovest.
Limpido è il riferimento globale al mistero della Pasqua di Cristo, Vivente gloria del Padre come sacerdote e vittima, pastore e agnello, messia regale, Verbo pienezza della rivelazione. Le Scritture tutte (Mosè, Profeti e Salmi) parlavano di Lui e l’Evangelo ne testifica il compimento (cfr. Lc 24, 44).


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note

[1] Lc 24, 27. Gesù spiegò «le profezie che lo riguardavano».

[2] Altri tipi di associazione: Evangelisti e quattro fiumi dell’Eden, oppure: Evangelisti e grandi Dottori della Chiesa. Ma quella con i Profeti maggiori è la più recepita e diffusa.

[3] Cfr. Ez 1, e la ripresa in Ap 4, 6.

[4] Si può supporre che Daniele sia in coppia con Marco a motivo della figura del leone. Ezechiele, per le sue vertiginose visioni, potrebbe convenientemente accompagnare san Giovanni; a Luca di assocerebbe il profeta Isaia, per le importanti citazioni isaiane inserite nel terzo Vangelo; a questo punto resta la possibilità della coppia Matteo–Geremia, il profeta che più di tutti prefigura la Passione. Quanto è suggerito resta a titolo di ipotesi, basata su elementi congetturali: resta comunque il fatto oggettivo che i quattro profeti citati meritano la considerazione di precursori degli evangelisti e del messaggio dell’unico Vangelo, da loro preparato mediante gli scritti e la vita.

[5] La motivazione è data dal fatto che il Vangelo di Matteo reca la genealogia di Gesù, nato da Maria secondo la carne.

[6] A motivo dell’inizio dello scritto marciano dalla predicazione del Battista nel deserto.

[7] Si riferisce al sacrificio nel Tempio di Gerusalemme, di cui Zaccaria, padre del Battista, era ministro. Queste letture allegoriche facevano già parte dell’insegnamento ai catecumeni attestato dall’antico Sacramentario Gelasiano.