I confini della solidarietà. Pratiche e istituzioni caritative in Valtellina nel tardo medioevo

pubblicato in Contado e città in dialogo. Comuni urbani e comunità rurali nella Lombardia medievale, a cura di L. CHIAPPA MAURI, Milano, Cisalpino. Istituto Editoriale Universitario, 2003 (Università degli Studi di Milano. Facoltà di lettere e filosofia. Quaderni di Acme, 62), pp. 411–489

INDICE

  1. L’elemosina del comune
  2. Pietà individuale, memoria genealogica, riti comunitari
  3. Gruppi sociali e integrazione comunitaria
  4. L’elemosina e il dono
  5. La carità come progetto comunitario: i nuovi orizzonti tardo–medievali
  6. Le tradizioni locali
  7. La carità e la formazione della comunità
  8. Conclusioni

PRESENTAZIONE – English version

Le forme della carità nelle campagne italiane del basso medioevo, dove manchino fondazioni ospedaliere e Monti di pietà, sono ancora poco note. Attraverso l’esame del caso della Valtellina nei secoli XIV–XVI si è inteso portare un contributo alla conoscenza di pratiche della solidarietà centrate sulle distribuzioni periodiche a vantaggio dei poveri (pauperes Christi) di pane, formaggio, vino, castagne, sale, molto più raramente di tessuti, in occasioni di particolare rilievo cerimoniale. Esse erano gestite direttamente o sorvegliate dal comune rurale e sovvenzionate dai legati testamentari con la destinazione di una somma di denaro o una rendita periodica allo scopo. Ora, la lettura analitica del passo topico dei testamenti che disponeva tali riti – il legato ad pias causas o pro anima – ha condotto all’individuazione di un certo numero di variabili: se esso istituisse una distribuzione di cibo o un’altra opera di misericordia; quindi i suoi erogatori (gli eredi del testatore o gli ufficiali del comune), il luogo della cerimonia (la casa del benefattore, la piazza del comune, una sosta processionale e così via), la circostanza (il funerale, le messe di suffragio per l’anima dell’istitutore, la festa patronale, un’altra ricorrenza religiosa o profana), la durata della sovvenzione (limitata ad alcuni anni o perpetua). Un nodo cruciale di scelte riguardava i destinatari dell’elemosina: i poveri non meglio qualificati, i poveri del comune, della contrada o della parrocchia, o invece tutti i vicini di una di queste unità istituzionali, oppure tutti gli intervenuti a una certa cerimonia; ancora, la discriminante poteva essere di matrice topografica (pauperes de Grosio, pauperes loci de Morbegnio) o istituzionale (pauperes communis de Raxura, pauperes contrate de Pongiera). Tali elementi sono stati considerati in rapporto all’identità sociale dei testatori (il genere, l’appartenenza o meno ai ceti privilegiati dei cittadini e dei nobili, l’origine geografica), ai diversi segmenti dell’arco cronologico esaminato e infine ai vari contesti locali.

Questo procedimento ha permesso di individuare scarti significativi del progetto di convivenza comunitaria di cui l’elargizione benefica era un momento. In primo luogo è emerso come uomini e donne, oriundi, forestieri e cittadini, vicini e nobili fossero ispirati da principi differenti. Al contempo, in Valtellina sembra più che altrove, queste diverse prospettive e aspettative che attraversavano la società locale trovarono un punto di coagulo attorno al progetto comunitario di convivenza: lo sfaldamento della potenza dell’aristocrazia locale, la difficoltà dei cittadini residenti in valle a mantenere vivo il loro legame con Como e le sue istituzioni, le opportunità d’integrazione prospettate ai forestieri e la stessa inclusione rituale che le cerimonie di erogazione offrivano alle donne, non stimolarono la diffusione di pratiche alternative alla carità comunale o di contrada. Pertanto non si costituirono nicchie isolate e integrate al loro interno dal reciproco soccorso, come l’agnazione, il gruppo professionale o il ceto, che altrove affiancarono o sostituirono l’appartenenza residenziale nell’enucleare particolari categorie di poveri (i parenti, i colleghi o i nobili decaduti, invece che i vicini) e nel sensibilizzare i donatori verso i bisogni di questi ultimi. Insomma, i diversi gruppi sociali, pure con delle esitazioni e a volte punte di disaffezione, aderirono sostanzialmente all’elemosina comunitaria.

L’elemosina accresceva ulteriormente il proprio significato inglobante tutte le volte in cui era rivolta non ai soli poveri, ma a tutti gli abitanti del comune o del singolo villaggio, oppure a tutti i vicini intervenuti alla cerimonia che la distribuzione di cibo solennizzava. Allora il modello stesso di un flusso di ricchezze destinate dai più abbienti ai più bisognosi, che avrebbe enfatizzato la distanza tra questi due poli del continuum sociale, cedeva a un ideale e a una pratica di mutuo scambio e di reciprocità, assimilabile alla logica del dono.

Se le discontinuità che separavano i benefattori e i beneficiati o i gruppi interni alla comunità non diventarono profonde linee di frattura della società locale, un confine di crescente forza discriminante corse attorno alla stessa comunità e ai suoi bisognosi. Soprattutto nel corso del XV secolo, maturò una chiusura che condusse i testatori a preoccuparsi in modo via via più esclusivo dei poveri più prossimi, quelli cioè dello stesso comune, poi della stessa contrada in cui risiedevano; vagabondi e pellegrini vennero invece dimenticati.

Mentre diveniva più selettiva l’individuazione dei pauperes Christi cui rimettere parte delle proprie rendite, la pratica della carità si differenziò profondamente di luogo in luogo: si costituirono peculiari usi di comune o di contrada, che suggerivano al testatore la forma della cerimonia e l’individuazione dei bisognosi cui aprirla. Le sensibilità caritatevoli assunsero così, di comune in comune, connotati strettamente legati alla locale esperienza sociale: la coesione, le divisioni, gli squilibri interni di ogni comunità inducevano il benefattore ad una particolare destinazione della sua generosità, verso determinate categorie di poveri o verso tutti i suoi vicini, per il tramite di gesti individuali di carità o di un’organizzazione istituzionale.

torna su torna su