Per nos hodie consecrata

L’iniziativa

Gli anniversari importanti legati ai luoghi di culto e di devozione sono spesso occasione per le comunità locali, al di là delle puntuali celebrazioni religiose, per un recupero e un approfondimento di conoscenze storiche, di notazioni artistiche, di nuove notizie sulle vicende sociali, culturali e religiose del loro passato. Quando in queste occasioni, poi, si guarda l’evento con curiosità e interesse che vanno oltre la mera ricorrenza celebrativa, si offre l’opportunità per valorizzare le nuove indagini e i nuovi studi che, puntualmente, ci arricchiscono con molti spunti inediti e che spesso non mancano di sorprenderci per novità di approccio e profondità di analisi.

È quanto è successo in occasione del ciclo di conferenze organizzato dal comune di Morbegno in collaborazione con la locale confraternita della Madonna Assunta, per il cinquecentesimo anniversario della consacrazione del santuario della Beata Vergine, celebrata da Matteo Olmo –vescovo di Laodicea– il 10 agosto 1506 [1].

Cinque incontri, distribuiti lungo il corso dell’anno 2006 e introdotti dal priore della confraternita Giulio Perotti, hanno rivisitato con la puntualità e la robustezza dell’analisi a cui ci abituano sempre pià spesso soprattutto i giovani ricercatori, aspetti storici, sociali e artistici dagli ultimi secoli del medioevo, per focalizzarsi, in un graduale avvicinamento di prospettiva, sulla storia, l’arte, la vita del santuario nei suoi primi anni (dalle ragioni ispiratrici del progetto al suo realizzarsi in ‘fabbrica’ con il concorso di numerosi e famosi artigiani e artisti, dal suo valore aggiunto di privilegio e distinzione sociale per la confraternita dei battuti al suo essere centro di devozione ‘popolare’), fino a concentrarsi, gioiello nel gioiello, sull’ancona lignea di Giovanni Angelo del Maino, capolavoro primo fra i tanti della chiesa.

Le pagine che seguono sono la sintesi di quattro interventi proposti in quelle occasioni, qui editati con l’intento di evidenziare e divulgare soprattutto gli aspetti innovativi che sono stati messi in luce, ma anche con la consapevolezza che proprio l’approccio pluridisciplinare seguìto consente alla fine una rappresentazione pià viva e critica di una realtà storica lontana e poco conosciuta.

I contributi

Il primo contributo è a cura di Massimo Della Misericordia, ricercatore di storia medievale presso l’Università degli Studi di Milano "Bicocca" e profondo conoscitore della storia locale. Sono suoi studi importanti che, tra gli altri aspetti, toccano in modo profondo anche la storia della nostra provincia [2]. Il suo intervento ripercorre il periodo del tramonto dell’epoca medievale nel territorio della odierna Bassa Valle, riscoprendo articolazioni e gerarchie dell’amministrazione civile e religiosa, ma soprattutto disvelando le importanti e talvolta rapide trasformazioni economiche e sociali che nel tempo hanno modificato, a Morbegno e nel territorio circostante, strutture sociali e regole d’appartenenza alle comunità locali.

Elisabetta Canobbio, archivista presso l’Archivio storico della diocesi di Como e collaboratrice del Dipartimento di scienze della storia dell’Università degli Studi di Milano, è autrice fra l’altro di studi sulle istituzioni ecclesiastiche della diocesi di Como, tra i quali uno sulla visita pastorale del vescovo Gerardo Landriani (1437–1445) alle pievi del Lario, di Valchiavenna e Valtellina [3]. La sua relazione, che si richiama con puntualità a specifiche e ricche fonti documentarie, offre un quadro chiaro dell’organizzazione ecclesiastica nel territorio provinciale nel XV secolo e non manca di sorprenderci quando indaga e approfondisce caratteristiche e aspetti ricorrenti nel clero dell’epoca e in alcune relazioni tra chiese e laici, quali la gestione del patrimonio delle chiese.

Nel contributo di Evangelina Laini, apprezzata docente di storia dell’arte ed attenta studiosa dei beni storico–artistici locali, sui quali si concentrano numerosi suoi articoli e brevi saggi pubblicati per vari periodici e –di recente– anche on line [4], ritroviamo una particolare attenzione puntuale e critica con cui vengono sottoposte ad esame le forme architettoniche e artistiche alla ricerca di quei segni che, nel santuario, richiamano ancora oggi con forza aspetti e caratteristiche del Rinascimento lombardo, nonostante le significative trasformazioni sopravvenute nel periodo settecentesco.

Rita Pezzola, archivista e dal 2004 collaboratrice del Codice diplomatico della Lombardia Medievale (secoli VIII–XII) dell’Università di Pavia, profonda conoscitrice del santuario e della confraternita dell’Assunta, della quale nel 2003 ha per altro pubblicato un lavoro esemplare sull’archivio storico [5], ripercorre gli anni dell’edificazione del santuario attraverso la rilettura di documenti scritti e mediante l’analisi dei meccanismi di produzione e di conservazione delle scritture confraternali. L’attenzione dell’indagine consente alla ricercatrice di puntualizzare tempi e protagonisti dell’opera nel suo sorgere.

L’ancona lignea di Giovanni Angelo del Maino è universalmente riconosciuta come uno dei capolavori del Rinascimento italiano. A presentarla a tutto tondo nelle sue caratteristiche costruttive e artistiche, nei suoi particolari minuziosamente curati, nei suoi richiami evidenti al più vivo gusto dell’epoca è il relatore che ha curato l’ultima delle serate in calendario: Marco Albertario, conservatore della Galleria dell’Accademia Tadini di Lovere e storico dell’arte che si è occupato della scultura lignea lombarda del Rinascimento [6]. Questo contributo non è disponibile on line.

Il santuario

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, veduta d’insieme.

Si segnala infine che le foto a corredo di questa raccolta sono di Vincenzo Martegani.

Gianfranco Peyronel



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note

[1] Cfr. la consecratio ecclesiae conservata presso l’archivio della confraternita della Beata Vergine Assunta di Morbegno (d’ora in avanti ASCAM), Pergamene, n. 20, edita in R. PEZZOLA, «Et in arca posui». Scritture della confraternita della Beata Vergine Assunta di Morbegno, diocesi di Como, Morbegno 2003, p. 172. Proprio da questo documento è tratta la frase posta nel titolo di questa raccolta di contributi.

[2] A partire dalla tesi di laurea Il patrimonio e i vassalli della chiesa vescovile di Como in Valtellina e Valchiavenna (1339–1445), Università degli Studi di Milano, a. a. 1996–1997, rel. G. Chittolini, poi edita in forma rielaborata nel volume La disciplina contrattata. Vescovi e vassalli tra Como e le Alpi nel tardo Medioevo, Milano 2000; fino alla recente pubblicazione Divenire comunità: comuni rurali, poteri signorili, identità sociali in Valtellina e nella montagna lombarda nel tardo medioevo, Milano 2006.

[3] La visita pastorale di Gerardo Landriani alla diocesi di Como (1444–1445), a cura e con Introduzione di E. CANOBBIO, Milano 2001. Si riferiscono al territorio valtellinese, inoltre: E. CANOBBIO, Preti nelle visite pastorali in alta Lombardia alla metà del XV secolo (Como, 1444–1445), in Preti nel medioevo, a cura di G. DE SANDRE GASPARINI, Verona 1997, pp. 221–255 ed EADEM, Pro eadem universitate, seu eius nomine. L’oratorio della Beata Vergine e la comunità di Tirano (1504–1528), in Ubi steterunt pedes Mariae. L’apparizione mariana e il santuario di Tirano 1504–2004, a cura di S. XERES, Sondrio 2005, pp. 47–73.

[4] Si citano qui soltanto gli articoli comparsi nell’anno 2000 sul Bollettino del Comune di Morbegno che presentano e valorizzano beni storico–artistici presenti nel territorio comunale, nonché la recente esperienza on line delle Passeggiate morbegnesi, consultabile nel sito dell’associazione culturale Ad Fontes, che propone itinerari di conoscenza e visita nel territorio morbegnese (www.adfontes.it).

[5] PEZZOLA, «Et in arca posui»; due anni prima, sempre riguardo all’archivio confraternale morbegnese, era inoltre comparso il saggio «Scritture della veneranda archiconfraternita di Maria Vergine delle Grazie di Morbegno». L’inventario di Carlo Giacinto Fontana (1724–1725), in «Archivio storico della diocesi di Como», 12 (2001), pp. 129–213.

[6] A questo proposito, in particolare: M. ALBERTARIO, "Clari et celebres habiti sunt, ut antiquos superasse credantur". Giacomo, Giovanni Angelo e Tiburzio del Maino attraverso i documenti pavesi (1496–1536), in «Bollettino della Società Pavese di Storia Patria», N.S. 52 (2000), pp. 103–173; La cappella e l’ancona delle reliquie nel Castello di Pavia (1470 – 1476), in «Museo in rivista. Notiziario dei Musei Civici di Pavia», 3 (2003), pp. 49–116; Intagliatori e pittori a Pavia nel primo Cinquecento, in «Bollettino della Società Pavese di Storia Patria», CIII (2003), pp. 71–114; Marmo, legno e terracotta: appunti sulla committenza milanese tra settimo e ottavo decennio del Quattrocento, in Opere insigni, e per la divotione e per il lavoro, a cura di M. G. BASCAPÉ, Milano 2005, pp. 27–35; Intorno a Giovanni Angelo Del Maino, in Maestri della scultura in legno nel ducato degli Sforza, catalogo della mostra (Milano, Castello Sforzesco, 21 ottobre 2005 – 29 gennaio 2006), a cura di G. ROMANO e C. SALSI, Milano 2005, pp. 159–171.