Presentazione dell’opera

Il fatto storico

Nel De bello et excidio urbis Comensis (Della guerra e della sconfitta della città di Como) un anonimo poeta racconta le vicende della guerra cosiddetta ‘dei dieci anni’ [1].
La combatterono i Milanesi in opposizione ai Comaschi tra il 1118 e il 1127.

Fu un conflitto essenzialmente originato da motivi di natura economica, che accentuarono l’antagonismo tra le due città.
La guerra venne scatenata da un evento di carattere ecclesiastico: ossia la contrapposizione del vecovo ‘intruso’ Landolfo da Carcano, di origine milanese, al vescovo Guido Grimoldi, eletto da parte dei cives della città del lago.
Al termine della guerra, che si era combattuta dentro le mura della città, lungo le sponde del lago di Como, sulle acque lariane, nei territori vicini della Valtellina, del Varesotto e dell’attuale Confederazione Elvetica, Como uscì sconfitta e subì la distruzione.



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note

[1] Sulla guerra decennale, riguardo alla quale manca uno studio esaustivo, cfr. G. ROVELLI, Storia di Como, II, Milano, appresso Giuseppe Galeazzi regio stampatore, 1794 [rist. anast. Como, Libreria Meroni Editrice, 1992], pp. 120–134; G. BARNI, Milano verso l’egemonia, in Storia di Milano della Fondazione Treccani degli Alfieri, III, Milano, 1954, pp. 325–345. Cfr. anche i cenni in P. GRILLO, L’abbazia cistercense dell’Acquafredda, in Lombardia monastica e religiosa, a cura di G. G. MERLO, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2001, pp. 129–176 (pp. 134–135). Inoltre: G. ROMEGIALLI, Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna, Sondrio, Giovanni Battista Della Cagnoletta, 1834–1844., I, pp. 138–146; E. BESTA, Le valli dell’Adda e della Mera nel corso dei secoli, I: Dalle origini alla occupazione grigiona, Pisa, Nistri–Lischi, 1940, p. 120 e seguenti.