Pergamene sciolte dell’Archivio notarile di Sondrio.

1. Introduzione

1.2. Osservazione della raccolta

1.2.2. La terza fase

La descrizione della terza fase si incentra sulla traditio dei quaterni imbreviaturarum attraverso le mani degli eredi, sino alla comune confluenza nell’Archivio notarile distrettuale dell’Adda. Si tratta di un percorso in cui le carte subirono profondi rimaneggiamenti, finché –anche da un punto di vista materiale– al principio dell’Ottocento vennero ‘rimesse in forma’ secondo la nuova logica unitaria, panottica. Già si è fatto cenno alle carte del notaio Giorgio Girardoni (perg. n. 811), che da quattro volumi furono ridotte a uno. E non si trattò dell’unico caso.

Gli addetti dell’Archivio notarile annotarono direttamente sulle pergamene –che fungevano da coperte ai protocolli– i loro appunti, in vista dell’organizzazione delle scritture.
Dalle note di quell’epoca è possibile talora seguire lo sforzo di un percorso interpretativo, circa l’attribuzione di redazione di un quaternus imbreviaturarum: questo impegno dei conservatori determinò allora il posizionamento dei protocolli nei volumi attualmente in consultazione, determinando evidenti ricadute anche sulle attuali ricerche condotte in quell’Archivio.
Questo aspetto è evidente, per esempio, nel caso della perg. n. 45. La prima annotazione allora vergata suona: «Non si conosce | il not(aio) rogatario | che dev’essere Bormiese»; in un secondo momento avvenne l’integrazione operata da diversa mano pure riferibile ad AN: «[…] rilevansi di Giuseppe Sermondi». Un caso analogo si evidenzia nella perg. n. 123: «1557, 58, 59. | Atti civili di not(ar)o anonimo | sped(ition)e Stoppani […..]»; e mano seriore di AN integra: «8 novembre | 22 novembre. | Artaria Antonio Maria di Postalesio».

Oltre alle sovrapposizioni di annotazioni che testimoniano la maturazione di fasi interpretative (che –tra l’altro– il riscontro puntuale dei protocolli ha dimostrato non sempre felici), ne risaltano altre –pure riferibili agli archivisti dell’Archivio notarile– che in modo diretto intervengono sull’intestazione originaria presente sulla coperta. Non di rado appaiono elementi di integrazione relative a dati mancanti: la consistenza cronologica viene precisata nel mese e nel giorno (secondo un uso che già caratterizzava gli interventi degli eredi); vi è la segnalazione di lacune conservative relative ad anni o a periodi di anno [46]; sono denunciati i danni conservativi di particolare severitài [47].

Fig. 14: ASSo, Perg. 45

Fig. 14: Perg. n. 45. Sul piatto anteriore del quaternus attribuito al Bormiese Giuseppe Sermondi, appaiono vistosamente le annotazioni dei conservatori dell’Archivio notarile dipartimentale. Si noti la piccola etichetta adesiva sul piatto posteriore: indica che la membrana apparteneva già al nucleo costitutivo della raccolta e che fu una delle prime ad essere staccate
(dal vol. 955 relativo agli anni 1534–1539).


In relazione a questa fase funzionale, nelle schede le coperte sono ricollegate, in ogni caso possibile, ai volumi di imbreviature, quali organizzati presso l’Archivio notarile.
Spesso essi si presentano quali volumi compositi fattizi, talora rilegati o talora dati dalla giustapposizione –priva di legatura– dentro a una cartella di protocolli di uno stesso notaio (ma talvolta anche di scritture di natura diversa e non riferibili alla responsabilità del medesimo professionista). Il rilievo di tali situazioni promiscue (spesso emergenti anche da una semplice analisi della cartolazione, talora incoerente) apre anche la prospettiva per una rilettura critica dei volumi oggi trasmessi come unità certe e ‘storicamente’ stabilizzati [48].

Fig. 15: Funzioni delle membrane e cronologia

Fig. 15: Funzioni delle membrane e cronologia: analisi della ‘stratigrafia’ delle unità archivistiche.


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note

[46] Cfr. la già citata perg. n. 570, ove AN integra: «manca il 1516»; o la n. 763 (da protocollo di Romani Gaspare fu Giovanni Battista – Bormio (vol. 3203, 1598–1613): «Quaternus actuarius mei Gasparis Romani | notarii ad civilia tantum banci iuris | Burmii, incæptus sub die 13 m(ens)is | maii a[nno] 1598» (fase II); «1598 | 1599 | 1600» (fase II o III con manicula indicante gli anni); «Atti civili dal 1598 al 1613. | Manca il 1601 e 1602» (AN).

[47] Perg. n. 277 da protocollo di Ambria Filippo fu Gian Pietro di Sondrio (vol. 1378, 1549–1559) di mano AN: «Vol(umet)ti. 4 | quondam Pietro | abitante in Sondrio | 1549 6 maggio | sino | 1559 7 marzo. | Gl’atti del 1554 | e 1555 sono corrosi | e consonti in parte».

[48] Per tutti questi aspetti, cfr. di nuovo la nota [6].