2. La forma della comunità: culture locali nel mutamento

2.6. Un’alternativa sempre percorribile: parità e indistinzione

2.6.5. Una tassonomia alternativa: i gruppi di giovani e di donne, il privilegio dei cittadini

Non bisogna credere, però, che gli elenchi spogli dei membri delle comunità della pianura comasca e del Sottoceneri siano una rinuncia ad una meditazione sulla convivenza. L’esigenza di far convergere e al contempo mantenere visibili le diverse posizioni e le micro–appartenenze dei componenti delle comunità crebbe anche in quest’area nel corso della seconda metà del Quattrocento, soltanto si trattava di posizioni e appartenenze diverse da quelle cui si conferiva enfasi in Valtellina: il genere, l’età, lo status di cittadino, il più potente, se non l’unico, distintivo di eccellenza riconosciuto nella zona. Talvolta il notaio accorpava in una sequenza tendenzialmente continua i nomi dei giovani (cioè di coloro che intervenivano in vece del padre assente), separandoli da quelli degli adulti o di coloro che comunque avevano già perduto il genitore e, come avveniva di norma, avevano così acquisito il pieno diritto di partecipare alle riunioni. L’elenco poteva anche registrare in un blocco compatto tutte le donne presenti in assemblea, anch’esse in nome del marito lontano o in quanto vedove. Un documento relativo a Novazzano, nel 1502, tenne conto di entrambi i principi (ASCo, AN, 194, 1502.02.02). Tali presenze venivano anche inquadrate entro un disegno gerarchico, sebbene labile o non enfatizzato delle soluzioni grafiche del documento, che le relegava in chiusura dell’elenco: a Novazzano gli ultimi nominati, dopo le donne, erano i maschi con il padre ancora vivo, a Sagno, il giorno dopo, le vedove e le mogli intervenute per il marito assente (ivi, 1502.02.03). A Trecallo nel 1512, in virtù di un non frequente ricorso alla lista, la relegazione delle donne nella sezione centrale della colonna che occupava la sezione di destra della carta acquisì sicura evidenza (ASCo, AN, 214, f. 105r., 1512.01.25).

In altre occasioni, il notaio conferiva una particolare enfasi alle presenze più prestigiose, come quelle dei proprietari cittadini che presenziavano all’elezione del rettore della parrocchia rurale. Paolo Orchi, quando lavorò per gli abitanti di Solbiate, isolò il loro nome, accompagnato dal titolo («dominus Gratius de Lucino filius quondam domini Iohannis»), al primo o all’ultimo posto dell’elenco (ASCo, AN, 131, f. 24r., 1505.05.25) [51]. Solo la circostanza di tale presenza esterna, dunque, indusse a valorizzare la successione nell’elenco per precisare una graduatoria del credito personale.

Certo l’attenzione tassonomica dei notai comaschi appare intermittente; essi non dispiegarono i sottili accorgimenti grafici pensati dai loro colleghi valtellinesi e spesso, come anticipavo, non fecero nemmeno ricorso alla lista. Anche il più incisivo intervento femminile nella vita pubblica di un comune rurale che io abbia finora individuato, la ratifica prestata ad una decisione dell’assemblea del comune di Rebbio da un gruppo di vedove formalmente rappresentate da una di loro, Maddalena de la Folea, non spinse il notaio a immaginare una soluzione grafica per raffigurare questa insolita unità sub–comunale. Egli si limitò a far seguire all’istrumento di electio vero e proprio (ASCo, AN, 182, f. 280r., 1505.09.08), un distinto, ulteriore e disadorno istrumento di ratificatio (ivi, f. 281r.).

Tuttavia proprio la mancanza, in questi verbali, di linee o riquadri tracciati con l’inchiostro ovvero di righe lasciate bianche, che i notai valtellinesi usavano per fissare i confini tra i gruppi corporati, è una scelta espressiva. Ho detto, infatti, che qui i comuni non divennero robusti quadri identitari, né più o meno labili coordinazioni di minori, ma comunque solide, unità d’appartenenza; furono piuttosto nebulose di individui e di fuochi poco disposti a riconoscere una ferma cornice istituzionale per la loro convivenza. Allora anche la precarietà delle aggregazioni sub–comunali indusse i notai ad intendere queste ultime più come addensamenti di soggetti accomunati da una condizione transitoria (le classi di giovani) o comunque contingente (la comunità delle vedove), che articolazioni ben determinate del comune, definite su base ascrittiva (come il lignaggio in modo particolare, ma anche la contrada, almeno nelle località meno attraversate da cospicui flussi di mobilità interna della popolazione). Aggregazioni, insomma, che venivano rappresentate più fedelmente attraverso l’avvicinamento dei nomi nell’elenco, piuttosto che per il tramite di marcate suddivisioni della lista o nitidi contorni tracciati attorno ai nomi stessi.


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note

[51] Cfr. ASCo, AN, 131, f. 33r.–v., 1505.05.27.