Schema dell’intervento di don Marco Cairoli (docente di Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale)
Gravedona, 17 agosto 2013
L’Agnello rivelatore, immolato e vivente
Ap 5, 1E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». 3;Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. 4Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. 5Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli». 6Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. 8E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9e cantavano un canto nuovo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, 10e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra».
Nessuno è in grado di aprire e leggere il misterioso libro (piano di Dio sul mondo e sulla storia?), retto dalla destra di Dio: solo il Messia («leone di Giuda e radice di Davide») ne è capace e tale capacità nasce proprio dal fatto di essere immolato. È stato annunciato un leone, ma compare un agnello: alla figura di un leone che vince sbranando si sostituisce un agnello sbranato. È presentato «in mezzo al trono» per dire che al cuore dell’azione divina c’è Gesù Cristo, morto e risorto; è qualificato come «ritto in piedi in quanto sgozzato» (CEI: «in piedi, come immolato»), per sottolineare contemporaneamente la sua presenza di risorto e la condizione di chi è stato ucciso violentemente. Tra i due aspetti c’è un nesso causale come provocazione teologica: l’immolazione dell’agnello è il motivo che l’ha portato all’attuale condizione di vivo vincitore, e proprio per aver accettato di essere abbattuto l’agnello può ora ergersi trionfalmente in piedi, avendo riscattato per Dio l’intera umanità. Mentre l’umanità non può raggiungere la salvezza con le proprie forze, il Cristo morto e risorto è l’unico che può salvarla.
La redenzione nel sangue dell’Agnello
Ap 7, 9Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. 10E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». &11E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: 12«Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
13Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». 14Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello.
Il versamento del sangue (—> >em>morte come condivisione; non una dottrina) ha due effetti: espiazione dei peccati e creazione dell’umanità nuova. Secondo la paradossale logica del capovolgimento, viene affermato che il sangue rende bianco: ciò che è assurdo nella realtà corrisponde nel simbolo al messaggio pasquale cristiano, per cui la morte di Gesù Cristo ha portato alla vita e ha comunicato la risurrezione.
Le nozze dell’Agnello e la sua sposa/città: la festa della luce
Ap 19, 7Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta: 8le fu data una veste di lino puro e splendente». La veste di lino sono le opere giuste dei santi.
È l’annuncio di una autentica comunione con Dio simboleggiata dalle nozze
Ap 21, 9Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». 1 L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.
L’immagine della sposa confluisce in quella della città
22In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. 23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.
Rispetto alla città storica, l’assenza di un tempio in muratura è importante, perché la novità sta proprio nella possibile relazione con Dio attraverso la persona e il sacrificio esistenziale del Cristo, modello fondamentale che illumina la nuova comunità [8].
[1] «Non dimentichiamo che, per nostra fortuna, nessun racconto evangelico canonico si è azzardato a farci una cronaca ‘in diretta’ (come si direbbe oggi) dell’evento della risurrezione come fa invece, per esempio, l’apocrifo Vangelo di Pietro […]. I Vangeli canonici non azzardano tanto: si fermano prima, perché, se raccontassero le cose così, davvero violerebbero un aspetto specifico e nuovo della risurrezione di Gesù, esattamente la sua singolarità filiale, nota a lui e al Padre (Mt 11,25–27). Marco, Matteo, Luca e Giovanni, in tal senso, impongono come una tacita consegna di sana castità alla loro immaginazione, stimando come inviolabile intimità comunionale tra Dio e il suo Figlio Gesù il momento nel quale questi viene ‘risvegliato’ dal regno dei morti. […]. Potremmo dire: così come il Figlio/Verbo eterno di Dio è da Dio medesimo e dall’eternità “generato, uscito dal silenzio”, un analogo nucleare e irriducibile silenzio fa da siepe alla risurrezione di Gesù, fondamento e conditio sine qua non di ogni annuncio pasquale. Del Risorto ci sono testimoniate le apparizioni, che comunque fanno parte integrante della risurrezione stessa ma in ogni caso ne sono ulteriore manifestazione ad extra piuttosto che ad intra»: R. VIGNOLO, «Egli si mostrò ad essi vivo dopo la sua passione» (At 1,3), in I racconti di Pasqua, a cura di E. Ronchi, Milano, Paoline, 2008, pp. 36–38.
[2] R. VIGNOLO, «Appeso al legno»: la morte di Gesù nella narrazione evangelica, in «Perché non venga resa vana la croce di Cristo. La croce nella spiritualità cristiana, Milano, Glossa, 2013, pp. 28–29.
[3] VIGNOLO, «Appeso al legno», p. 56, nota 28.
[4] R.PENNA, Il Dna del cristianesimo, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 20041, p. 101.
[5] B. MAGGIONI, Era veramente uomo, Milano, Ancora, 20011, p. 148.
[6] B. MAGGIONI, I racconti evangelici della Risurrezione, Assisi, Cittadella, 2001, pp. 12–13.
[7] C. DOGLIO, Agnello, in Temi teologici della Bibbia, a cura di R. Penna, G. Perego, G. Ravasi, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 2010, p. 19.
[8] Cfr. DOGLIO, Agnello, pp. 21–23.
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