«Apes debemus imitari».
Ricerca sui frammenti liturgici della chiesa di Como

presentazione a cura di Felice Rainoldi

Il proposito di allineare la nostra diocesi a quel movimento in atto un po’ ovunque, che si occupa della ricerca e della valorizzazione storico–liturgico–musicologica delle testimonianze, seppure frammentarie, degli antichi codici locali, ha stimolato [1] la formulazione di un piano di lavoro, il cui programma generale –unitamente ad un primo sperimentale saggio di realizzazione– apparve nella rivista Archivio storico della diocesi di Como (ASDC), 13 (2002), col titolo «Apes debemus imitari». Ricerca sui frammenti liturgici della Chiesa di Como.

In genere le ricostruzioni storiche (presentate da manuali o da articoli), pur inglobando nella disanima –inevitabilmente– anche fatti di portata religiosa, non hanno mai avuto attenzioni precise e specifiche a quel fondamentale fenomeno che è la ritualità liturgica.

Nei libri antichi e nei loro frammenti abbiamo le tracce e le vestigia di un ‘testo drammatico’ codificato: la performance celebrazionale lo rendeva evento vissuto, espressione di pietà corale, ma anche documento di storia e veicolatore di scelte storiche.
Un approccio scientifico al passato e una conoscenza adeguata delle nostre radici culturali non saranno mai possibili se l’orizzonte della ritualità, quale praticata dai nostri avi, non verrà ad illuminare e a completare i dati fornitici dalle altre branchie necessarie.
Non è mistero che una esplorazione del genere si profila come impresa di estremo impegno, sia già per la sua intrinseca delicatezza, sia per il bisogno di confronto sinergico con le ondate di ogni altra manifestazione di pensiero, dell’arte, dello stanziamento ambientale, della politica …

Ma è chiaro che in questo compito la fase di partenza imprescindibile consiste nella esplorazione delle fonti che sono giunte fino a noi (loro quantità, localizzazione, tipologia, contenuti … ).
Esse sono costituite da un patrimonio piuttosto esiguo di codici liturgici superstiti; ma oltre ad essi sopravvive una massa di frammenti, oggi in corso di ricognizione e di studio.
Ogni pagina e persino ogni lacerto –sopravvissuti ‘grazie alla disgrazia’ del reimpiego a modo di supporti per altri libri, registri, fascicoli– sono testimonianza di un antico codice che fu in uso, e talora aiutano a ricostruirne una sezione, aprendo originali percorsi esplorativi e comparativi.

Fino ad oggi, nella rivista edita dall’Archivio storico della diocesi di Como, si sono succeduti tre contributi. Con sorpresa –lieta ma anche interpellante– il numero dei frammenti individuati (anche e soprattutto in Valtellina) si è rivelato così consistente da determinare una nuova linea di lavoro, con sviluppi e ridimensionamenti suggeriti dall'esperienza maturata.

L'attività di ricerca prosegue in modo più sistematico, con orientamento a zone territoriali omogenee (la Valtellina, in primis). L’attuale obiettivo primario è quello di delineare dei quadri –il più possibile completi– delle fonti reperite e su di essi impostare studi d’analisi, tali da favorire confronti organici tra i materiali documentati.



Indice dei contributi editi a stampa
F. Rainoldi – R. Pezzola, «Apes debemus imitari». Ricerca sui frammenti liturgici della chiesa di Como,


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note

[1] L’idea progettuale e la prima realizzazione sono opera collaborativa tra Felice Rainoldi e Rita Pezzola.