Il 23 gennaio 1833, con decreto n. 12907, la Corte d’appello di Milano aveva ordinato alla Pretura di Bormio [20] «di progredire nell’indagine e possibilmente rinvenire ed assicurare le matrici, tuttora mancanti in codesto imperiale regio Archivio, de’ notai Giacomo Ignazio Picchi, Cristoforo Rocca, Martino Rocca» [21].
Fece seguito, il 30 aprile successivo, l’invio alla Pretura di Bormio di un sollecito da parte dell’Archivio notarile a firma del vice conservatore Corvi: egli notifica che, essendo venuto «a notizia delo scrivente che già da qualche tempo codesta imperiale regia Pretura siasi adoperata con esito favorevole pel reperimento di molte abbreviature che rimanevano occulte a danno dei terzi cointeressati (…), si priega a farne l’opportuno invio a questo imperiale regio Archivio con mezzo sicuro ed economico» [22].
Effettivamente, tra il gennaio e l’aprile del 1833, presso la Pretura di Bormio erano state condotte delle indagini e si era data «ogni sollecitudine per corrispondere alle superiori ingiunzioni». Ma non si erano raggiunti i risultati sperati in relazione al reperimento delle imbreviature dei notai richiesti dalla Corte d’appello, visto che «tutte le diligenze di cui fatte (…) a nulla più condussero fuorché all’assicurazione di pochi schizzi ed abbozzi d’atti del fu notaio Cristoforo Rocca» [23].
Tuttavia, durante le ricerche effettuate – come il pretore di Bormio Volpi comunicava al suddetto vice conservatore dell’Archivio notarile di Sondrio Corvi in una missiva del 23 maggio – fu scoperto che «in una casa di Oga, frazione del Comune di Valle di Sotto» si trovavano numerose scritture e fra di esse si sospettava vi potessero essere anche «delle matrici dei sunnominati notai ed altri ivi da tempo non scorte». La Pretura emise dunque un decreto per procedere a «diligente perquisizione» [24].
La casa in questione era quella della «defunta Anna Maria Rocca vedova Pedranzini in Oga». Della «perquisizione giudiziale», eseguita tra il 15 e il 20 di marzo del 1833, fu incaricato il cancelliere Gallarati, come attesta la specifica per i pagamenti delle sue competenze [25].
Presso l’Archivio notarile fu depositato l’Elenco steso dal Gallarati in quella circostanza; da esso si viene a conoscenza che presso la vedova Pedranzini erano conservati protocolli di abbreviature dei notai Romerio Grosini (voci di elenco I–III) [26], Abramo Fogliani (IV) [27], Simone Fracalossi (V) [28], Baldassarre Zuccola (VI–VII) [29], Giovanni Pietro Casolari (VIII) [30], Francesco Raisini (IX) [31], Simone Abbondio Ferrari (X–XI) [32], Nicolò Grassoni (XII) [33], oltre a frammenti di protocolli di notai ignoti (XIII) [34]. L’elenco si chiude, alla voce XIV, con la dicitura «n. 1920 estratti di matrici di notai diversi» [35].
Nella stessa citata lettera del 23 maggio, il pretore Volpi, dava comunicazione circa gli esiti della ispezione e informava essere state rinvenute «varie matrici di diversi notai», ma soprattutto «estratti o copie di prima e seconda edizione nel disteso numero di mille novecento venti che, in mancanza delle corrispondenti matrici cui potrebbero suplire, credette la Pretura di dover ugualmente assicurare e rimettere col relativo protocollo ed elenco a codesto imperiale regio Archivio notarile». Si trattava dunque di un corposo gruppo di estrazioni in pubblica forma di documenti originali (copie di prima edizione) e di copie autentiche (copie di seconda edizione) [36].
È pure noto che un’altra ispezione fu compiuta nella casa del defunto Giovanni Maria Rocca; e inoltre che alcune altre matrici furono rassegnate, utilizzando un termine tecnico – all’epoca tipico – per indicare l’atto della consegna, «da persona che non vuole essere nominata» [37].
Furono «riunite tutte queste carte in due casse bastantemente forti e sicure» [38], per la spedizione a Sondrio. All’Archivio sarebbero giunte il 31 di maggio [39], in «buona condizione» [40].
Dalla ricognizione operata presso l’Archivio [41], risultò che le casse effettivamente contenevano le imbreviature rinvenute a Oga e descritte dal Gallarati, insieme alle numerose altre che evidentemente provenivano in parte dall’abitazione di Giovanni Rocca e in parte dall’anonimo rassegnatario. Erano inoltre stati inviati a Sondrio – dato di estremo interesse – «numero 6 formularii» [42], oltre a «un fascetto carte manoscritte di nessuna conseguenza, che rimangono a disposizione di codesta imperiale regia Pretura». Le casse infine contenevano «numero 1920 estratti (…) tutti anteriori al Regolamento notarile» [43].
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[20] Riguardo alla Pretura di Bormio e alle scritture che conserva cfr. la nota sintetica di A. COLTURI, Brevi note su archivi e biblioteche storiche in Alta Valle, «Bollettino storico alta Valtellina», 1 (1998), pp. 17–22; disponibile anche on line all’indirizzo https://www.cssav.it.
[21] La notizia appare nella comunicazione del pretore di Bormio Volpi al vice conservatore dell’Archivio notarile di Sondrio, Corvi, del 23 maggio 1833: ASSo, AN, b. Concentrazione, IX, fasc. 1833.
[22] Lettera del 30 aprile 1833, n. 94/17: ASSo, AN, b. Concentrazione, IX, fasc. 1833.
[23] Lettera 23 maggio 1833, n. 619: ASSo, AN, Ivi.
[24] Lettera 23 maggio, n. 619: ASSo, AN, Ivi.
[25] Specifica dei pagamenti, non datata ma marzo 1833: ASSo, AN, Ivi.
[26] In questa e nelle successive note si fornisce l’identificazione dei volumi descritti dal Gallarati, con attuale numero di segnatura: ASSo, AN, b. 2466.
[27] ASSo, AN, bb. 3445–3458.
[28] ASSo, AN, bb. 2795–2796.
[29] ASSo, AN, bb. 3949–3955.
[30] ASSo, AN, bb. 5080–5090.
[31] ASSo, AN, bb. 4893–4901, con la variante onomastica Raisoni.
[32] ASSo, AN, b. 789.
[33] ASSo, AN, bb. 1221–1223.
[34] ASSo, AN, bb. 8999–9000
[35] Elenco in data 20 marzo 1833: ASSo, AN, b. Concentrazione, IX, fasc. 1833.
[36] Comunicazione del 23 maggio, n. 619: ASSo, AN, Ivi.
[37] Comunicazione del Corvi alla corte d’appello di Milano in data 12 giugno 1833: ASSo, AN, Ivi.
[38] Comunicazione del 23 maggio, n. 619: ASSo, AN, Ivi.
[39] L’informazione appare dalla comunicazione del 10 giugno 1833 del Cancelliere Broggi all’indirizzo del Corvi: ASSo, AN, Ivi.
[40] Comunicazione dell’11 giugno del cancelliere Broggi alla Pretura di Bormio, n. 132: ASSo, AN, Ivi.
[41] Comunicazione dell’11 giugno del cancelliere Broggi alla Pretura di Bormio, n. 132: ASSo, AN, Ivi.
[42] Risulta inedito il dato circa la provenienza dei formulari dell’ASSo da Bormio. Per l'edizione del più antico formulario conservato presso quell’Istituto cfr. M. L. MANGINI, «Infrascripta sunt necessaria sciri ad artem notarie»: un formulario notarile valtellinese della fine del XIV secolo, «Archivio Storico Lombardo» , 130 (2004), pp. 306–350.
Si segnala inoltre il recente rinvenimento di un formulario, probabilmente risalente al secolo XVI, all’interno di una scatola di legno che verrà in seguito richiamata più volte. Esso è attualmente conservato all’interno di una camicia recante intestazione: «Formulario antico. Consegna del nobile sacerdote Roberto Guicciardi di Ponte. Gennaio 1851».
[43] Quest’ultima informazione nella comunicazione di Corvi alla Corte d’appello del 12 giugno 1833: ASSo, AN, Ivi.