Ma riportiamoci attorno alla figura dell’affresco quattrocentesco, per rilevare altri messaggi dell’ancona che si sprigionano dal lavoro del Maino.
Il primo è quello della verginità della donna di Nazarteh.
Questa verginità di Maria è, considerata anche dal punto di vista teologico, come condizione
fisiologica di Maria che garantisce il prodigio della divina generazione di Cristo: sine humano semine.
Ma nello stesso tempo, e in senso profondo, la sua verginità è gemma dello spirito ben più che
della carne: è una sintesi di virtù.
Custodia e vigilanza del cuore e del corpo, tali da assicurare una fedeltà nuziale capace di
trascendere la fedeltà richiesta alle nozze terrene; è
una capacità di ascolto, una trasparenza di sguardo, una bellezza pudicamente offerta,
un servizio gioioso, una volontà assidua di rendere onore allo Sposo, un attenderlo con trepido amore…
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Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, le vergini sagge (a sinistra) le vergini stolte (a destra) dell’ancona, sec. XIV. |
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Così è Maria, la Virgo virginum.
Il Vangelo riporta la parabola delle dieci vergini: cinque erano prudenti provviste dell’olio
per alimentare fino all’arrivo dello Sposo la propria lampada, e cinque stolte.
La parabola viene stilizzata nelle due lesene che fiancheggiano l’affresco.
Le vergini sagge sono poste a destra (come le pecore buone nel giorno del giudizio) e le stupide a sinistra,
quasi a simboleggiare la collocazione di chi è infedele e si rende reprobo.
La Madonna è l’ideale proposto a chi vuol custodire nel cuore questa verginità.
È commovente leggere nello scritto apocrifo intitolato Transito greco della Beata Vergine
Maria quelle parole messe sulle labbra dell’apostolo Pietro il quale, nell’imminenza della Dormizione
di Maria, proclama: «La luce della sua lucerna riempie l’ecumene e non si spegnerà
fino alla consumazione dei secoli».
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