di Fabio Cani–Gerardo Monizza Como, Nodo Libri, 2006. |
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Alla Editrice comasca ‘Nodo libri’ da anni e in modo singolare impegnata nell’attivare sussidi che
nutrono un interesse cognoscitivo e un amore nel confronto dei nostri territori –mediante la illustrazione degli
aspetti storici, dei valori artistici, delle ricchezze paesaggistiche, delle tradizioni folcloriche– oggi spetta
una nuova benemerenza. Stavolta particolarmente ‘sentita’ dai valtellinesi, a cominciare dai lettori di Centro Valle.
Fabio Cani e Gerardo Monizza, studiosi seri e nel contempo vivaci animatori culturali a più livelli –in collaborazione
con l’Accademia del Pizzochero di Teglio (presieduta da Rezio Donchi), hanno curato un Guida di Teglio, agile
manuale di 189 pagine freschissimo di stampa.
Il volume graficamente accuratissimo, ricco di apparato documentario costituito da eloquenti fotografie in bianco e nero e a colori,
‘orienta’ il visitatore, passo dopo passo, alla scoperta (o alla ammirata riscoperta) di tutto quanto nel comune di
Teglio è pregno di memoria e continua a nutrire di stupore: una esauriente rassegna di beni, illustrati a partire
dal principale centro abitativo, fino alle più dissite 33 frazioni disseminate sia sul versante retico che
sul versante orobico del vastissimo territorio municipale.
Nel contempo ai lettori sono offerti dei contenuti complementari (entro una visione di cultura come «bene integrato e
integrale»): appaiono inseriti nel volume mediante una funzionale alternanza di pagine lievemente colorate:
un azzurro–verde e il giallo.
Si tratta di contributi che arricchiscono la narrazione principale con tematiche specifiche e che la scaldano con
la passione di testimonianze.
Il dettato dei due autori principali, arricchendosi con i temi avanzati da sei collaboratori si fa, così,
polifonico, mentre nel contempo benefìcia –a monte– dei molteplici esiti tributari di appassionate
ricerche (in particolare quelle di Luigi Garbellini).
Tale precedente lavorio è indicato nelle quattro fitte pagine di bibliografia (pp. 183–186).
Nei confronti di coloro che sospettassero di retorica o di campanilismo l’espressione di «magnifica terra»,
già attribuita anche al territorio tellino, basterebbe la semplice smentita documentaria di questa Guida, anche nei
limiti di una documentazione a tavolino, prima ed a prescindere delle sorprese che si incontrano compiendo un percorso reale
attraverso strade e sentieri, con immersione entro il cromatismo e il profumo di vigneti, di boschi, campi e prati … e
con la visione sempre cangiante e fascinosa di casolari e di campanili svettanti nell’azzurro.
Nella Guida l’inquadramento storico che concerne le remote e le più recenti vicende del territorio è affidato
alle pp. 13–26; ad esse segue una mappa orientativa circa la configurazione geografica delle contrade, che si espandono
attorno l’abitato principale.
Le prime e più ampie illustrazioni –prevalentemente di natura artistica– sono ovviamente riservate
al capoluogo: visita al complesso parrocchiale ed al centro storico.
Il metodo seguito è quello che coniuga una visione di insieme con una analisi più dettagliata di singole componenti,
offerte dagli edifici sacri o civili: da San Pietro a Sant’Eufemia, da San Lorenzo a San Martino, dalla superba
Torre de li Beli Miri al vicino oratorio di Santo Stefano, dalle raffinatezze di palazzo Besta alla sana rusticità di operosi casolari.
Una composta danza classica ed insieme una movenza di liberi passi; un volteggiare di suggestioni riguardo a figure, forme, colori,
evocazioni di vita, memorie familiari che attraversano almeno un millennio e custodiscono, nel contempo, vestigia di ere arcaiche
(pp. 31–100).
Seguono i tracciati di un lungo itinerario –anche se più sobrio si fa il dettato espositivo della Guida– da
percorrere a tappe pazienti.
La prima di esse riguarda «la strada dei Castelli».
Ad ogni svolta si rinnoverà l’attrattiva paesaggistica, punteggiata da ‘perle’ ivi incastonate;
memorie di fede, testimonianze di devozione, apporti di arte e di artigianato, indici di laboriosità agricola o
pastorale … Può essere l’incontro –oltre l’informazione precisa circa date, protagonisti,
notizie puntigliosamente fornite dagli autori della Guida– con un patrimonio di valori etici assaporati in clima estetico.
E le persone assennate (lettrici o visitatrici) si possono arricchire di umanissime lezioni ancor più che di fruizione turistica.
La Guida procede, sempre a modo di indice puntato, per balze discendenti a diverse altitudini e latitudini (da San Giovanni a Boalzo),
senza ignorare località alcuna, fino al fondo valle, con i centri di San Giacomo e Tresenda.
Vi si trova persino l’abitato di Nigola, con l’oratorio di santa Apollonia: per me povera ma cara contrada,
odorosa di fieno, terra materna che vide il mio natale.
Indi il cammino inizia la risalita, oltre l’Adda, per la via o i sentieri che da San Sebastiano portano a Caprinale,
e su fino a Carona e a Bondone, centri di antiche operosità e di contatti con i valligiani e gli abitanti dell’altro
versante. Da lassù sarà possibile effettuare nuove immersioni ancora, nel verde delle attraenti Caronella
e Val Belviso, nel panorama lucido e sonoro delle loro acque.
In ogni pagina del libro la rassegna del patrimonio artistico privilegia –come è proprio delle tradizionali guide
turistiche– la presentazione dell’universo di ricchezze artistiche, cariche di valenze religiose, intellettuali,
affettive, estetiche.
Ma ciò non esaurisce –come si accennava– l’impegno espositivo dell’opera.
Come la vita è un tessuto di arti, che hanno radici nella natura e traggono linfa da ogni orientamento culturale,
così la Guida si occupa opportunamente anche di ospitalità e di organizzazione turistica; tratta di grano e di
pizzocheri; esalta i turgidi grappoli e i profumati mosti …
È bello che sia così.
Tanto più a Teglio, ove il ‘Pizzochero’, oltre che un gustoso rinomato prodotto gastronomico, è anche un
impegnato simbolo di attività ‘accademica’.
Benvenuta questa Guida (acquistabile a 12 Euro) che, creativamente, si affianca ad altre recenti ed intelligenti iniziative editoriali protese alla valorizzazione dei territori locali. Tale vivace impegno è un fausto segno. Dice la volontà di una identità da riscoprire, da custodire, da ravvivare. Un ‘noi’ schietto, caratterizzato da atteggiamenti di apertura, da gesti di accoglienza, da offerta e condivisione di ricchezze, da comunione di pacifici ideali.
Felice Rainoldi