2. La forma della comunità: culture locali nel mutamento

2.5. I diversi esiti di un incontro: gerarchia e segmentazione territoriale

2.5.1. La gerarchia del prestigio individuale e l’identità micro–residenziale

I documenti relativi al Monte di Morbegno offrono esempi eloquenti del primo tentativo individuato (§ 2.5), quello di rappresentare la società locale senza trascurare il peso della reputazione personale e al contempo senza costituire una graduatoria valida per la comunità nel suo complesso, per riconoscere invece, di volta in volta, l’eminenza sociale dei vicini all’interno del villaggio in cui risiedevano. Nel verbale di Giacomo Fontana solo entro ciascun gruppo di co–residenti la sequenza dei nomi considerava un preciso ordine gerarchico: coloro che portavano il titolo di ser aprono gli elenchi relativi a tre villaggi; in quello inerente ad un quarto il graduato occupa la seconda posizione, a ridosso di un magister; solo ad uno di loro, in tutto l’elenco, non è riconosciuta la precedenza (ASSo, AN, 812, ff. 190v.–191r., 1520.11.30). Anche Artuichino Castelli di San Nazaro conferì la precedenza a coloro che portavano i titoli di ser, ma solo tra gli abitanti in un medesimo agglomerato, senza dunque unificare l’intera comunità in un unico elenco e delinearne un gruppo eminente, trasversale alle articolazioni insediative, la cui menzione precedesse quella di tutti gli altri vicini (ASSo, AN, 670, f. 416r., 1527.01.01; ivi, ff. 416v.– 417r.).

Pure a Gerola, dopo che in quel comune si erano già sperimentate soluzioni ispirate dalla graduatoria delle dignità individuali, Antonio Zugnoni preferì conferire visibilità in primo luogo alle contrade, lasciando nella sua lista più righe bianche fra le menzioni degli abitanti delle località di Laveggiolo e Castello (a capo dei quali vi erano due ser), Case di Sopra (Le Cazora), Ravizze, de la Roia (fra cui eccelleva un magister) e via dicendo (ASSo, AN, 872, f. 33r., 1523.02.08).




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