2. La forma della comunità: culture locali nel mutamento

2.3. Un nuovo linguaggio condiviso: la gerarchia sociale (Valtellina, metà XV–inizi XVI secolo)

2.3.5. Le origini di un linguaggio di durata secolare

Gli elementi raccolti nei precedenti paragrafi (§ 2.3) consentono di situare a metà del Quattrocento una svolta, i cui effetti penetrarono capillarmente nella società locale nel corso dei decenni seguenti, originando una cultura della distinzione di durata secolare e largamente condivisa. Nel 1457 il notaio morbegnese Ambrogio Arrigoni redasse un documento analogo a quello concepito da Guidosio Castelli d’Argegno l’anno prima (§ 2.2), pure se meno rigoroso nell’istituire un ordine gerarchico, che godette di una singolare fortuna, dopo trecento anni dalla stesura (ASSo, AN, 157, f. 382r., 1457.01.16; ivi, f. 382v.). L’atto, infatti, venne valorizzato nei «monumenta nobilitatis» raccolti da Giovanni Sitoni di Scozia, autore della genealogia di Gian Ludovico Castelli di San Nazaro pubblicata nel 1724. Fra le testimonianze inequivocabili dello status della famiglia, fu citato quel verbale dell’assemblea di vicinanza del comune di Morbegno, perché il cavaliere Giovanni Castelli di San Nazaro apriva l’elenco dei convenuti, esattamente come già nel 1456 avveniva nell’atto steso da Guidosio Castelli d’Argegno (ASSo, AN, 171, f. 41r., 1456.02.29). Invece, le altre illustri memorie del casato non contemplavano l’antica ascrizione all’ordine dei cittadini e poi a quello dei nobili locali, né alcuna notizia tratta da documenti comunali anteriori al verbale del 1457. Poiché il testo era sostenuto da una conoscenza capillare delle fonti notarili morbegnesi, è improbabile che i documenti analizzati qui fossero sconosciuti al suo autore. Piuttosto, per quella più tarda sensibilità sociale, dovevano risultare ormai opachi i contrassegni del rango vivi tra Trecento e primo Quattrocento a Morbegno: l’intervento nelle riunioni separate degli ordini dei cittadini e dei nobili, la segregazione cetuale dei nomi nell’elenco dei convenuti quando fossero stati presenti anche i vicini, l’apposizione in apice di una lettera che segnalasse l’ordine di appartenenza del designato, che pure avrebbero tutti confermato l’eminenza sociale dei Castelli di San Nazaro. Al contrario l’evidenza grafica di una designazione nominale all’inizio di una lista («primo» nelle parole apposte a margine dal notaio quattrocentesco, «primo loco» nell’espressione ampliata del genealogista settecentesco) era un segnale di eccellenza ancora eloquente e pienamente familiare [32].


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note

[32] G. SITONI DI SCOZIA, Quadripartitae nobilitatis monumenta in Stemmate genealogico illustrimmi ac generosi viri D. Ioseph Ludovici secundi de Castello Sancti Nazarii, s.l. 1724, p. 6 (cfr. ASSo, Manoscritti della Biblioteca, D.I.3–I, f. 238v.).