La figura di san Giovanni Battista nel tempio maggiore di Morbegno a lui dedicato

"Ego a te debeo baptizari" [16]

Proviene dall’antico tempio di San Giovanni la prima raffigurazione del Battesimo di Gesù. Benché la tela barocca non sia di pregevolissima fattura, è atta a comunicare il clima di intensità misterica del sublime evento. La si può pensare collocata sulla sfondo della cappella che ospitava il battistero, dopo la sua traslazione dal tempio dei Santi Pietro e Paolo. La presenza di questa scena nei battisteri risulta come una delle preoccupazioni liturgiche e insistite disposizioni vescovili emesse nei decreti della visite pastorali del XVII secolo [17]. La tela sopravvisse nel nuovo tempio di San Giovanni come complemento dell’apparato del sacro fonte. Oggi sormonta l’entrata della primitiva sacrestia che si apriva sulla parete destra dell’area presbiteriale. La ricollocazione è indovinata, in posizione il più possibile vicina alla vasca battesimale, ove posta attualmente.

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Icona per il fonte battesimale

L’affresco absidale del Battesimo è meritevole della più grande attenzione. Qui sboccia lo stupore, per l’apparire del ritratto di Giovanni, assente sulla facciata. Tale scelta ritrattistica è eccezionale. Era opportuna o anche necessaria; non per rispondere a narratività devota [18], non per convenzione estetico–ornamentale, ma per assecondare un messaggio straordinario. La imponente visibilità del Precursore non è fine a se stessa: nel contesto sta a segnalare e a porre al centro dell’attenzione quella logica di ’capovolgimento’ che costituisce l’essenza dell’Evangelo. Sulla riva del fiume Giordano fu il Battista per primo ad avvertirne lo ’scandalo’. È attestata l’intuizione che ebbe e che dichiarò: non dover essere lui il battezzatore ma ’il battezzato’, accettando tuttavia la sconvolgente necessità "che fosse adempiuta ogni giustizia", secondo lo stile di Dio (Mt 3, 13–15).

Ecco, pertanto, Giovanni in posizione eretta con Gesù che gli sta davanti inginocchiato. Durante quella abluzione simbolica, mentre si aprono i cieli, il Cristo si fa piccolo e carico del peso di tutte le colpe umane. Carico dell’ingiustizia universale, si offre portatore della giustizia capace di giustificare tutti. Dentro quel fiume ha inizio il mistero della nuova Pasqua, mistero in cui l’Agnello e il Pastore sono tutt’uno. La Passione segna il traguardo della ’missione’.

Particolare dell’affresco absidale di Pietro Ligari

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Dopo quell’evento anche la forma testimoniale del figlio di Elisabetta si risolve in un deciso radicale ’abbassarsi’, al punto di precorrere il Maestro nel martirio. Diventa ’piccolo’, per la decapitazione, assurdamente decretata per soddisfare un capriccio vendicativo.
L’esperienza del Battesimo al Giordano è gravida di misteri. "Non ricordatevi più le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?" (Is 43, 18–19). Infatti: "i cieli si squarciarono" (Mc 1, 10); Giovanni contemplò "lo Spirito discendere sotto forma di colomba dal cielo e posarsi" su Gesù (Gv 1, 32); udì la voce del Padre proclamare il compiacimento posto nel Figlio, l’amato (Lc 3, 22). "La voce del Signore è sopra le acque, tuona il Dio della gloria, il Signore sulle grandi acque" (Sl 29, 3).
Per il Battista fu lo svelamento dell’Agape trinitaria, attraverso l’attestazione della umanità di Gesù abitata dalla divinità. In Lui si presentava il Verbo eternamente generato dal Padre. Dal Padre e da Lui, eternamente procedeva lo Spirito Santo. Ma il compiacimento del Padre non era solo per il suo Verbo incarnato, ma sarebbe stato per tutti coloro dei quali Egli assumeva il volto: per ogni creatura umana destinata alla filiazione nel Figlio amato. Ormai ogni carne, riscattata dalla colpa, rigenerata e santificata avrebbe potuto essere strumento di lode perfetta.

La spaziosa pagina di Pietro Ligari [19] propone questa densa rivelazione e trasmissione di fede, con fedeltà alla memoria evangelica, coloristicamente resa con fantasia di artista, ridondante di effetti e di affetti. Ecco splendere la gloria dell’Altissimo, nella Trinità delle Persone. L’eterna divina sussistente comunità d’Amore, si manifesta, attraverso l’umanità di Cristo, come insuperabile offerta di luce. Quel Figlio si immerge nel cosmo da Lui creato e colma l’incolmabile scarto del mondo decaduto: dono e perdono, alleanza e nuzialità. Si osservi la nube caliginosa che, nel contempo, delimita e salda cielo e terra come luogo epifanico del mistero: al suo interno stanno l’atteggiamento oblativo del Padre e l’irradiazione dello Spirito. I raggi dell’amore che ricrea giungono a fecondare l’acqua –attinta nella conchiglia che Giovanni regge– con la partecipazione stupita e la prestazione servizievole di figure angeliche. Suggestiva è anche l’inquadratura paesaggistica, tra liquida trasparenza del fiume e fragranza d’un verde boschivo. Respiro e sospiro della natura sembrano contrappuntare il raccoglimento mistico dei volti santi. I quali appaiono delineati con una delicatezza che sembra far da contrasto alla virile corpulenza delle figure.

Il mistero avvenne "a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua, e la gente andava a farsi battezzare" (Gv 3, 23). Segnò la svolta della vita del Precursore e fu lo zenit del suo cammino. Spirava il tempo delle preparazioni e il fidanzamento divino con Israele era giunto al termine. Sarebbe stato, da quel momento, giorno di nozze: per tutti festa con lo ’Sposo presente’. Tanto che il Battista cessò di essere ’maestro’ d’Israele. Amico e discepolo esultante di Gesù Messia, ne divenne evangelista e precursore nel martirio, disposto a scomparire, pronto a diminuire perché Cristo crescesse (cfr. Gv 3, 30) [20].


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note

[16] Mt 3, 15. "Sono io che devo essere battezzato da te".

[17] La norma liturgica, ribadita nel 1577 dalle prescrizioni di san Carlo, recitava: «In pariete expressa sit sacra historia sancti Ioannis Baptistae Christum Dominum baptizantis». Cfr. CAROLI BORROMEI, Instructionum Fabricae et supellectilis ecclesiasticae. Libri II (1577), Città del Vaticano, Editrice Vaticana, 2000, (Monumenta Studia Instrumenta Liturgica, 8), p. 82–83. Ma questa norma non era da tutti prontamente attuata. Ad esempio, in rapporto alla parrocchiale di Dazio, il vescovo Lazzaro Carafino, nel 1643, ribadisce questo ordine, che dichiara già impartito in precedenza (nel 1629 e nel 1638). Nel 1669 monsignor Ambrogio Torriani costata che in merito non si è ancora provveduto. Cfr. ASDCo, Visite pastorali, b. XLI, fasc. 3, p. 112 (Lazzaro Carafino, 1629); p. 461 e p. 536 (Carafino, 1638 e 1643); b. LVII, fasc. 2, p. 130 (Ambrogio Torriani, 1669). Un caso analogo si riscontra nelle visite pastorali che riguardano la chiesa parrocchiale di Chiuro. Cfr. ASDCo, Visite pastorali, b. XLIII/1, fasc. 2, p. 10 (Lazzaro Carafino, 1629); b. XLIII, fasc. 3, p. 13 e p. 169 (Carafino, 1654); b. LX, fasc. 2, p. 205 (Ambrogio Torriani, 1674).

[18] È sorprendente, ma frutto di scelta raffinata, il fatto che siano rimasti estranei alla decorazione della collegiata i molteplici episodi (evangelici e apocrifi) della vita di Giovanni Battista, presenti in gran numero in singole rappresentazioni o in interi cicli decorativi di molte chiese della diocesi.

[19] Dipinge negli anni 1726–1727.

[20] Questa vocazione di Giovanni a ’diminuire’ –già evocata– è stata iscritta simbolicamente nella disposizione delle date calendariali del ciclo dell’Anno liturgico incentrato sul sistema solare. La Natività del Battista viene celebrata il 24 giugno, quando il sole inizia la sua ’discesa’ (dal solstizio d’estate), mentre il Natale di Gesù è in coincidenza con l’ascesa del sole, il 25 dicembre.