Frammenti di musica. Testimonianze di canto medievale nell’Archivio di Stato di Sondrio (secoli XI–XIV)

3. Processionale (sec. XIV)



Orizzonti: continuità e novità, un equilibrio instabile

Il progetto gradualmente emerso nell’Occidente –chiarissimo nella riforma carolingia– di dare al repertorio liturgico la configurazione di una unità canonica sovranazionale e di conferirgli con ciò una valenza simbolica religiosa e politica, era senza dubbio malato di utopia.
Conteneva una intuizione positiva: un corpus melodico stabile è vantaggioso. La scrittura fissava ed archiviava, fungeva da sussidio oggettivo ad una gestione rituale stabile, a sua volta favorevole ad una assimilazione e ad una esperienza incisiva dei linguaggi della fede. Ma nel contempo esponeva al pericolo di una atemporalità, di una cristallizzazione ad oltranza, con il rischio di penalizzare spinte creative e varianti culturali già caratteristiche di vaste e disomogenee aree regionali.
La conciliazione tra le due istanze non era agevole, sotto vari profili. Poteva generare una ibridazione; ma occorreva piuttosto una fecondazione. Ed è quanto avvenne, pur non senza difficoltà e qualche inconveniente, se si considera la quantità e la qualità di una efflorescenza persino un poco selvaggia e, globalmente, il tessuto multicolore ma vivente degli sviluppi.

La costatazione di questo equilibrio instabile riguarda aspetti di continuità e di novità, che è possibile constatare anche dall’osservazione delle carte indagate. Si tratta di una situazione che influisce sullo stesso fenomeno della produzione dei codici (tecnica scrittoria in rapporto alla tipologia funzionale, aggiornamento contenutistico). Cambia pertanto anche lo statuto della loro materialità, in quanto estesa a tutti gli aspetti identificativi (dimensioni, impaginazione, neografia neumatica…). Il tutto avviene entro la bipolarità di spinte egualmente dinamiche, ma di segno opposto (e in più non ovunque sincrone): la conservazione di un thesaurus sovra storico e sovra locale deve trovare convivenza con l’affermazione creativa e la salvaguardia di elementi autoctoni, o come tali percepiti.
Circa questi fenomeni si presenta almeno un elemento esemplificativo, seppur minimale in relazione alla complessità del tema.


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Descrizione

Processionale

ASSo, Pergamene sciolte dell’Archivio notarile, n. 794 (lato carne).


Archivio di Stato di Sondrio, Pergamene sciolte dell’Archivio notarile, n. 794.
Un bifolio membranaceo, leggibile sia al lato carne sia al lato pelo, mm. 473 x 309.
Scrittura gotica a piena pagina. Notazione quadrata su tetragramma (rigature in rosso e in giallo corrispondenti alle chiavi di fa e di do; gli altri righi sono sottilmente tracciati con inchiostro bruno).
Merita una sottolineatura l’organizzazione dello spazio nelle pagine, che non appaiono standardizzate ma flessibilmente ideate in base alle esigenze che si presentavano di volta in volta. Il primo folio –al lato carne– presenta dieci righi di rubriche (inchiostro rosso) e di testi (inchiostro bruno), a cui seguono cinque righi musicali; l’altro folio al lato pelo presenta nove righi musicali. Al lato pelo, con continuità contenutistica, si rilevano due pagine rispettivamente di nove e di otto sistemi musicali, programmaticamente interrotti nel caso di inserzioni rubricali o di titoli.
Inchiostro bruno per il testo e per i neumi. Capilettera con decorazioni rosso e blu alternati. Altre iniziali in inchiostro bruno con filetti marroni e tocchi in inchiostro giallo.
I bifoli costituirono la coperta di un protocollo notarile di Francesco Quadrio de Maria di Ponte in Valtellina, la cui attività è attestata dal 1632 al 1676 (ASSo, AN, bb. 4167–4191). In corrispondenza del dorso si trova un cartiglio incollato, recante la seguente intestazione: «Quadrio | de Maria | Francesco | q(uonda)m Nicolò| 1641 | 2 gen(a)ro | ai 12 | decembre | 1641». Questa indicazione permette di conoscere che la coperta fu staccata dal vol. n. 4172.


Processionale

ASSo, Pergamene dell’Archivio notarile, Reimpieghi di codici,n. 10 (lato pelo).


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Contenuti

Dal punto di vista rituale il bifoglio –se si tiene conto della tradizione locale attestata da testimonianze parallele– potrebbe appartenere originariamente a un codice di contenuto miscellaneo (con disposizione a volte antologica), che accoglie –per ragioni pratiche– vari elementi di pertinenza specifica a libri quali il Processionale, il Rituale e l’Antifonario stesso della Messa. Da questi repertori qui sono estratte le melodie proprie dei giorni più solenni dell’anno: quelle delle celebrazioni della Pasqua, ma caratterizzate da impronte locali. Un esemplare superstite ed integro di questo libro processionale il cui uso è attestato nel nostro territorio, può essere considerato il codice 364 della Biblioteca Trivulziana di Milano, che venne eseguito nel 1551 –a partire da modelli preesistenti– per committenza del parroco di Postalesio, Giovanni Pietro Del Piano. Si tratta dunque di un sussidio complementare per praticità di utilizzo che dona importanza alla Parola cantata: nella Pasqua essa è infrarcita di Alleluia. Per il resto degli elementi del rito i rimandi sono al lezionario, al messale, al breviario.
In concreto troviamo: 1/ il quadro rubricale che descrive i riti conclusivi della veglia pasquale; 2/ due canti per la messa della veglia: l’Alleluia (da cantare dopo l’epistola tre volte con tono sempre più elevato e col seguito del versetto Confitemini) poi il Tratto Laudate; 3/ i canti per il vespro finale, con la caratteristica commemoratio Crucis ed elementi per la compieta; 4/ l’inno–versus Pange lingua gloriosi prelium certaminis, probabilmente qui inserito per integrare una celebrazione precedente (l’adoratio del venerdì santo), o come supplemento del rito della commemoratio al termine della veglia.
Dal punto di vista delle melodie, desunte dal repertorio standard con aggiunte regionali, si nota (siamo nel sec. XIV avanzato) l’impiego della notazione quadrata: i neumi sono corposamente riconfigurati e posti su tetragramma. Alla raggiunta precisione diastematica fanno da contrappeso non certamente positivo la fissazione di varianti melodiche dovute a una trasmissione orale non più rigorosa; poi, soprattutto, l’assenza di indicazioni dinamiche e ritmiche. Col pericolo della deriva verso un appiattimento esecutivo.


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Esecuzione

La scelta operata riguarda due brani di differente natura e tradizione.
Anzitutto il classico Tratto (salmo cantato interamente e di continuo), appartenente ai più antichi Antifonari della Messa, connotato da poche inflessioni ‘dialettali’.
In secondo luogo la breve antifona della commemoratio Crucis. È un elemento non di origine locale, ma fatto proprio e percepito come caratteristico nel rito comasco.


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Testi

Tratto (AMS 79b)

Laudate Dominum omnes gentes et collaudate eum omnes populi. V/ Quoniam confirmata est super nos misericordia eius et veritas Domini manet in eternum.

Genti tutte lodate il Signore; popoli tutti associatevi alla lode. Perché il suo misericordioso amore ha trovato una conferma nei nostri confronti; e la sua verace fedeltà dura in eterno.

Antifona (CAO 1957)

Crocifixus surrexit a mortuis et redemit nos, alleluya alleluya.

È risorto da morte il Crocifisso; Egli ci ha redenti, alleluia, alleluia.


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