Frammenti di musica. Testimonianze di canto medievale nell’Archivio di Stato di Sondrio (secoli XI–XIV)

4. Messale (sec. XIV)



Orizzonti: un esempio di creatività

La problematica accennata in precedenza e l’intento di illustrare almeno uno di quegli aspetti che riguardarono una nuova percezione del celebrare ed un nuovo atteggiamento compositivo–poetico–musicale hanno consigliato la presentazione di un frammento assai dissimile dai precedenti. Esso non contiene notazione musicale, ma si presenta quale codice ‘da leggere’.

L’analisi delle pagine (e principalmente della prima) sarebbe interessantissima. Anche per mostrare i pericoli di contaminazione –verso scivolamenti persino magici– di una pratica di preghiera liturgica che conosce contaminazione, ovvero si presenta inficiata dalle istanze di una sempre incombente tentazione ad un regresso religioso precristiano (pur avvalendosi di elementi cristiani); quando invece la preghiera liturgica ha la vocazione ad essere castamente ispiratrice e modellatrice della sapienza della Croce.
Tuttavia, essendo il nostro attuale interesse puntato all’aspetto musicale, ci si limita qui a considerare la seconda pagina del bifoglio, dal momento che viene riportata una forma particolare di brano originariamente destinato al canto e denominato sequentia.
Il desiderio e la prassi di una ampliamento repertoriale avevano avuto inizio già al tempo del dissolversi dell’impero carolingio. Avevano aperto la stagione di una efflorescenza di materiali vari, denominati tropi, prosae, versus, prosulae, ludi, sequentiaeQuesta produzione era, nel contempo e inscindibilmente, di natura letteraria e musicale. Il testo liturgico antico subiva stratificazioni con aggiunte variamente funzionali e gestuali attraverso i tropi; in più veniva supplementato dai nuovi generi, tra i quali la sequenza fu una delle maturazioni più compiute e più diffuse.
A differenza delle tropature (ampliamenti del testo e del canto immutabili già fissati nei codici) che si presentano quale prosa (a volte prosa poetica) con delle corrispondenti melodie a ritmo libero, le sequenze raggiungono studiate formalizzazioni ritmiche e metriche, con variazioni fantasiose di strutture strofiche, con gioco di assonanze e di rime, con architettura di simmetrie e disimmetrie, con abbondanza di espedienti retorici.


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Descrizione

Messale

ASSo, Pergamene sciolte dell’Archivio notarile, n. 340 (lato pelo).


Archivio di Stato di Sondrio, Pergamene sciolte dell’Archivio notarile, n. 340.
Un bifolio membranaceo leggibile sia al lato carne sia al lato pelo, mm. 429 – 398 x 319 – 282.
Scrittura gotica a piena pagina.
Inchiostro bruno per il testo. Rubriche e capilettera in inchiostro rosso. Alcune iniziali in inchiostro bruno con tocchi rossi.
Nella pagina destra del lato pelo, nel margine superiore, si legge il numero attribuito al fascicolo: «.XXVIII.».
I bifoli costituirono la coperta di un protocollo notarile di Torelli Giacomo Antonio, notaio di Villa di Tirano, la cui attività è attestata dal 1599 al 1619 (ASSo, AN, bb. 3208–3210). Nel margine superiore della carta a destra del lato carne, è riportata la data: «1602», accompagnata dalla annotazione recente a lapis, scritta contestualmente al distacco della membrana dal protocollo: «n° 3208».


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Contenuti

La sequenza ha inizio al sesto rigo della carta 1 verso. Come posizione rituale essa faceva seguito alla lettura dell’epistola. Il testo è incompleto, per la perdita di alcuni bifoli intercalari. Le più di 5000 sequenze medievali costituivano perlopiù produzioni locali da inserire nei messali propri delle Chiese, destinate alle celebrazioni ritenute di maggiore importanza. Ma erano anche componimenti esportabili: la diffusione avveniva o per intenzionalità esplicita di arricchimento del proprio patrimonio, oppure per semplice trasposizione in seguito alla copiatura di un esemplare che ne era dotato. Risulta che nel territorio della Chiesa di Como furono accolti, nel secolo XII (cfr. Graduale Bibl. Cap. Vercelli, CLXXXVI) numerosi tropi e alcuni –di nuovo conio– sono presenti ancora nel Messale della Biblioteca Ambrosiana H 247 Inf., datato 1401; viceversa la presenza di sequenze è assai scarsa, quasi irrilevante. Questo dato impreziosisce la testimonianza che abbiamo sott’occhio. Si tratta di un componimento legato alla messa votiva Humiliavit oppure In Missa de quinque vulneribus Domini nostri.
La sequenza trova numerosi riscontri contemporanei in Germania e in Francia, e da quell’aree culturali e geografiche è migrata –caso unico, almeno allo stato attuale delle conoscenze– nelle nostre terre.
Il contenuto della sequenza è la narrazione della Passione del Signore, a cominciare dall’ultima cena. Le strofe (nell’originale 36) con ritmo accentuativo sono composte da due settenari alternati con due senari: questi sempre con rima, mentre la finale dei settenari contiene al massimo delle assonanze. La recezione del testo trasmesso o copiato presenta varie scorrettezze.


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Esecuzione

Anche se il frammento è privo di notazione ed il codice di appartenenza era destinato perlopiù alla messa letta, abbiamo la possibilità di eseguire questa composizione utilizzando delle sezioni di una melodia che si adatta a tale configurazione metrica. Non tutte le sequenze come non tutti gli inni avevano (a differenza dei tropi) delle melodie proprie: una formalizzazione melodica poteva essere comune a molti testi di simile struttura letteraria.
Per esaltare la drammaticità di queste composizioni e conferire varietà al loro procedere, rinnovando l’interesse percettivo per l’esecuzione (anche gestuale, in quanto prevedevano alternanze tra cori e timbri) si creavano più moduli melodici diversificati, da alternare. Tale arricchimento, estraneo agli inni, caratterizzava questo genere più magniloquente, dalle molteplici riprese. Lo si intuirà anche nel caso presente, sebbene la presentazione esemplificativa si riduca alla esposizione di qualche parte selezionata dal lungo insieme.


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Testo

Sequenza (AH 54, 180 n. 117)

Cenam cum discip(o)lis Christe celebrasti et mortem appostolis palam nuntiasti et actorem <s >celeris Iudam demostrasti regressus protinus ortulum intrasti.

O Cristo, nella celebrazione della Cena con i discepoli desti loro l’annuncio della tua morte.
Rendesti palese che Giuda sarebbe stato operatore del tuo tradimento; poi uscito dal cenacolo immediatamente entrasti nell’orto.

(…)

(…)

Traditur militibus vinculis artatur undique verberibus corpus cruentatur.

Viene consegnato ai soldati, viene stretto con corde; tutto il suo corpo subisce violenze che lo piagano.

(…)

(…)

Innocens cum impiis in cruce da(m)pnaris et quasi dux sceleris in medio locaris.

Tu, l’Innocente, sei condannato con dei malfattori alla croce; anzi, vieni posto in mezzo a loro, come se tra tutti fossi il più reo.

(…)

(…)

O Iesu mirifice quam est quod agebas! Tu de siti conquerens, de cruce scilebas(.…)

O Gesù, che cosa stupenda stavi compiendo! Sulla croce ti limitasti a manifestare la sete, mentre tutto sopportavi tacendo. (…)


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