Arte e fede nel Santuario.

Porta del cielo: sosta davanti alla facciata.

«Gesù, creduto figlio di Giuseppe, che fu figlio di Eli, figlio di Mattàt, figlio di Levi (…) figlio di Enos, Figlio di Seth, figlio di Adamo, creato da Dio» (Lc 3, 23.38).

particolare della facciata

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, Tommaso Rodari, particolare della facciata, 1515-1517.


San Luca traccia un cammino a ritroso dall’oggi della storia alla protostoria. Da Gesù ad Adamo per approdare al Mistero di Dio quando, affacciandosi al mondo con il suo Verbo creatore, diede inizio al tempo.
Noi, che pur conosciamo lo splendore di quel’incanto di creazione, tuttavia, ancora e sempre, portiamo piaghe nella pelle e nei cuori stigmate e ferite per la disobbedienza avvenuta in quel mattino originario dell’Eden risoltosi nella tragedia della rottura originale. Adamo –maschio e femmina– non abitò più il giardino, ma incominciò a vagare in questa ‘valle di lacrime’: capofila di tutti noi esuli figli di Eva.

plinto della lesena sinistra del portale

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, plinto della lesena sinistra del portale, Tommaso Rodari, Adamo, 1515-1517.

Scolpiti da Tommaso Rodari [1] sui plinti alla base delle lesene del portale, Adamo ed Eva sono i prototipi dei nostri ritratti di sventura. A meno che una nuova creazione intervenga a cambiare le cose, a meno che la disgrazia sia riparata dalla grazia.

E la novità trapela già da quel versetto che chiamiamo ‘protoevangelo’. La Trinità, che ci ha plasmati a sua immagine nell’intento che collaborassimo ad attuare la divina somiglianza, non si rassegna al nostro pur meritato fallimento. Dio è fedele e misericordioso: promette il rovesciamento di cose. Si manifesterà quando ‘la donna’ schiaccerà il capo al serpente (Gen 3, 15). Tutte le promesse di Dio diventano ‘sì’ in Gesù Cristo (2 Cor 1,20) a cominciare dal ‘sì’ dalla Donna fedele, che rovescia il ‘no’ dell’infedele a primogenitrice.

plinto della lesena destra del portale

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, plinto della lesena destra del portale, Tommaso Rodari, Eva, 1515-1517.

La nuova ‘Eva’ capovolge il nome e la sorte della prima: il saluto di Gabriele che la invita a rallegrarsi viene tradotto in latino con Ave. Ave, gratia plena. Sarà la nuova ‘madre’ di una stirpe redenta. A differenza della prima Eva tratta dalla costola di Adamo questa nuova Eva aprirà il suo grembo – divinamente seminato – per dare verginalmente alla luce l’Adamo nuovo.

Le statue del mistero dell’Annunciazione sull’architrave; ci fanno alzare lo sguardo, perché il cuore si elevi a speranza. I nostri piedi stanno ancora raso terra, ma dentro si accende la fiamma che spinge in alto. «Angelus Domini nuntiavit Mariae». Così tre volte al giorno annunciavano le campane; tre volte i nostri padri lo ripetevano la lieta novella, in ogni luogo si trovassero. Era una preghiera memoria e viatico, bussola d’orientamento per i passi d’ogni faticosa giornata.

Ed ecco, guadando ancora più in alto, il centro della visione: l’icona del principio e del fastigio di tutto. Lo stupendo rosone non è che simbolica rappresentazione della santissima Trinità. Stiamo davanti al mistero più oscuro ma anche il più splendente, alla cifra della presenza altissima e tuttavia la più vicina. Il grande cerchio allude al Padre, principio perfetto e sussistenza eterna, occhio provvidente spalancato sulla creazione e sui suoi secoli. Al centro di questa forma circolare il Figlio, che del Padre è immagine in carne e cuore pulsante: nel dinamismo infuocato della reciprocità d’amore che è lo Spirito Santo.

rosone

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, rosone, sec. XVI primo quarto.

Dal Padre, per opera dello Spirito, nel seno della Vergine Maria il Figlio eterno ha preso dimora tra noi. La Vergine, il lembo benedetto della nostra terra, ce lo offre.
Da questa consegna nascerà pure il mistero della Chiesa apostolica: le dodici fiamme di raccordo nel rosone sono richiamo alla effusione pentecostale dello Spirito, che ritroveremo.
Maria che ‘porta’ Gesù, insomma, è anche la vera ‘porta’ [2] dell’Avvento per l’ingresso di Dio nel mondo e per la possibilità offerta a noi tutti di varcare la soglia del santuario della vita di Dio.

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note

[1] Come gli altri elementi della facciata (tra il 1515 e il 1517).

[2] Questo tema di Maria ‘porta’ di Dio, Maria nostra ‘Ianua caeli’, è uno dei più insistiti nei canti liturgici e nelle omelie patristiche. Un solo classico esempio: «Adorna thalamum tuum, Sion, et suscipe Regem Christum amplectere Maria, quae est caelestis porta: ipsa enim portat Regem gloriae novi luminis» (antifona per il 2 febbraio).