Arte e fede nel Santuario.

Tempio nel tempio: analisi dell’ancona.

In alto: il tiburio ottagonale.

Così questo pannello riporta i nostri sguardi all’altezza del tiburio ottagonale dell’ancona.

Ancona: tiburio ottagonale

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, tiburio ottagonale dell’ancona, sec. XIV.

Eccoli gli Apostoli (la totalità della Chiesa apostolica) di nuovo riuniti, in festa con la Madre e Regina, acclamanti la sua gloria e ‘sospiranti’ a Lei, che li ha preceduti con la pienezza della glorificazione in anima e corpo. I loro sguardi sono pieni di stupore e le loro mani alzate traducono il moto che fa trasalire il loro cuore [1]. Del dono straordinario, che anticipa ‘la risurrezione della carne e la vita eterna’ in ‘nuovi cieli e nuove terre’ Maria è la ‘primizia’. Per questo essa è sola, sulla sommità della cupola semicircolare, superiore agli angeli che in tripudio danzano sopra una balaustrata di piastrini a bulbo, ebbri di meraviglia. Soltanto una mandorla imperlata di cherubini apteri inquadra le Benedetta.

Ancona: particolare Assunta

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, Assunta, particolare dell’ancona, sec. XIV.

Creatura perfettamente glorificata Ella è consegnata a noi come stella polare e dolcissima caparra di gloria. L’effigie regalata dall’artista ci mostra l’Incoronata con le mani trepidamente giunte; il volto è dolcissimo, ma come assorto. Non canta nemmeno, come aveva fatto sui colli di Ebron. Medita sulla sua inconcepibile sorte: la sorpresa trapela dagli occhi lucidi e dalle labbra come ammutolite. Davvero Dio è amore e fedeltà indicibile.
Anche noi sentiamo questa commozione: non siamo più soltanto figli di quella prima donna infelice che abbiamo visto fuori del tempio, raso terra. Nei nostri confronti l’Assunta ha occhi di misericordia e labbra aperte. Ai figli che la contemplano lancia un messaggio simile a quel che già il suo Gesù aveva pronunciato: «Sono stata portata qui, per prepararvi un posto».


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note

[1] Beati, ma in realtà anch’essi, come noi in attesa (ad te suspiramus) della risurrezione della carne.