Arte e fede nel Santuario.

Tempio nel tempio: analisi dell’ancona.

Maria Regina sanctorum omnium.

Il secondo messaggio riguarda Maria come Regina sanctorum omnium.
Sancta Maria è il primo nome evocato ed invocato nelle ordinarie litanie; incipit dello sterminato catalogo della santità che per sua mediazione ha posto radici nella storia e che conosce, nel trascorre dei giorni, un sorprendente incremento. Questo dato, che si irraggia dall’ancona come da punto focale, percorre ed anima tutto il Santuario, stipato com’è di affreschi e di tele che effigiano Santi e Sante, in compagnia della Madre. Purtroppo, ancora una volta, non ci è possibile un approccio a questi particolari.

sezione centrale dell’ancona

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, sezione centrale dell’ancona, sec. XIV.

Ma guardiamo, qui, almeno i santi Lorenzo e Bernardo collocati nelle due edicole laterali all’affresco. Ancora una volta è testimoniato un gesto di rispetto per la tradizione locale: si tratta dei documentati titolari della chiesa preesistente all’edificazione attuale.
La tradizione è accolta ed attualizzata con un tocco di nuova saggezza.
San Lorenzo ci parla come testimone indomito di Gesù egli è votato all’amore per i poveri della terra che impersonano Cristo.
San Bernardo, il grande innamorato della Vergine e suo cantore, ne magnifica il Nome e nella potenza di quel Nome sconfigge il nemico.
Il tutto unito ad un ulteriore sottile gioco significativo, da collegare al tema precedente: quello del fuoco che arde.
Lorenzo tiene in mano la graticola del martirio: le fiamme lo ‘arrostivano’, ma ancor più forti erano quelle alimentate in lui dell’ardore della carità: gli bruciavano il cuore. Questo fuoco che sta a destra (come quello delle vergini) è austero e purificatore, ma prepara lo splendore e la purezza dell’oro.
Invece il fuoco in cui sono immersi gli angeli perversi, gli stolti imprudenti, i satelliti del diavolo – mostro bestiale raffigurato a sinistra ai piedi di Bernardo – è soltanto tormento, ed arde in un baratro di tenebre.

Poi due santi scolpiti in modulo minore quanto alle dimensioni statuarie, ma di straordinaria pregnanza quanto al significato dottrinale: stanno in basso ai lati dell’affresco.

Giovanni Battista

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, particolare dell’ancona Giovanni Battista, sec. XIV.

Uno è Giovanni Battista, il quale non poteva essere dimenticato. E la ragione non consiste propriamente nel fatto notevole, ma più estrinseco, che era esistente a Morbegno una dedicazione in suo onore, quella che sarebbe poi divenuta poi patronale nella Collegiata del borgo. La motivazione è più profonda: si rifà al suo ruolo di Precursore di Cristo. Egli fu il primo a trasalire e danzare, già nel seno di Elisabetta, per il mistero dell’Incarnazione, e lo fece al ritmo del Magnificat quando Maria visitò l’annosa cugina Anna. Quanta umiltà trabocca dal moto delle braccia e dalle mani del profeta! L’eloquenza della destra – in dito puntato in alto – afferma: «Illum opertet crescere» e la sinistra abbassata fa eco: «me autem minui» (Gv 3, 30). Di Cristo sarà precursore anche nel martirio.

Il secondo personaggio viene comunemente identificato con san Rocco. La sua presenza si giustificherebbe, oltre che per motivi devozionali – data la fama che il santo acquistò in tutta la diocesi e in Valtellina durante il secolo XV – anche per la presenza in Morbegno di una chiesa dedicatagli. Si cercava ovunque la protezione del santo, suggestiva figura di un pellegrino, fattosi povero, piagato per la sua carità, accompagnato dal pietoso cagnolino, invocato per debellare la tremenda sciagura della peste. Ritengo tuttavia che questa identificazione non sia sostenibile. Anzitutto per semplici ragioni iconografiche: assenza di ogni elemento figurativo connotante il santo: il cappello del viandante, il bastone, la conchiglia ed eventualmente la corona del rosario, il cagnolino con il pane; nessuna analogia è possibile stabilire con la figura di san Rocco raffigurata poco tempo prima dal Del Maino sull’ancona del Duomo di Como ove, tra l’altro, la coscia scoperta con la ferita ben evidenziata è la sinistra e non la destra come qui. Si notino anche le sostanziali differenze iconografiche nella scultura di san Rocco eseguita dall’artista medesimo nell’ancona di Ardenno. La figura presentata dalla nostra ancona è ieratica; il personaggio, elegantemente vestito, regge col braccio sinistro un libro mentre con la mano destra scosta lateralmente la veste, senza additare alcuna piaga [1]; la calzatura sembra quella di un principe guerriero piuttosto che quella di un viandante… Ma soprattutto hanno un determinante peso interpretativo delle ragioni di architettura dottrinale. In un capolavoro così sottilmente pensato ed realizzato ritengo che san Rocco disturbi, come una comparsa posticcia.

particolare dell’ancona: Davide

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, particolare dell’ancona Davide, sec. XIV.

Non intendo, ovviamente, produrre un giudizio apodittico, ma avanzo una convinta e ferma rilettura alternativa. Ritengo si tratti di Davide, il re antenato di Gesù, che regge il libro profetico dei salmi da lui composti. Di lui aveva parlato l’arcangelo Gabriele all’Annunciata. Dio aveva promesso a lui, come ribadisce il Sl 132, 11: «Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono». Lo scostamento pudico del vestito può essere una precisa allusione a questo e ad altri versetti [2]. Il capo scoperto (non incoronato) può indicare il rispetto per la suprema regalità del suo discendente. Infine, come torneremo ad osservare, tutta la sezione dei pannelli a destra della Madonna mette in campo delle scene e delle istituzioni del popolo di Israele.
Avanzo un ulteriore elemento a suffragio della posizione sull’ancona di questa coppia: Davide e Giovanni. È alle loro spalle che si snoda la parabola dello Sposo che arriva e delle vergini che attendono. L’associazione affaccia prepotentemente dei richiami biblici. Anzitutto la poesia di Davide che, secondo l’interpretazione patristico–liturgica, saluta il Messia quale «sposo che esce dalla stanza nuziale» (Sl 18, 6). Poi le caratteristiche collegate alla figura e alla missione del Battista, predicatore del ravvedimento per accogliere Colui che viene. Non solo l’invito del profeta dell’Avvento fu quello di vegliare e tenersi pronti, ma egli stesso venne definito stupendamente da Giovanni evangelista sia amicus Sponsi sia lucerna ardens et lucens (Gv 5, 35) e quindi tipo perfetto delle vergini in attesa. Il Battista «si mantenne nell’umiltà (esattamente come Maria) (…). Comprese di non essere che una lucerna e temette che il vento della superbia la potesse estinguere» [3].

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note

[1] Ritengo che l’offuscamento della capacità di una lettura ‘teologica’ della figura, prevista sull’ancona da una committenza illuminata sotto ogni particolare, abbia portato a svisare l’identità della scultura. Facilmente, in un successivo restauro, per giustificare e avvallare la dicerìa socializzata che vi intravedeva san Rocco, venne dipinta una esile macchiolina rossa sulla coscia, come raffigurazione della piaga contratta per peste.

[2] Non è la sede per accreditare questa lettura interpretativa, la quale può contare sul suffragio di numerosi testi biblici e patristici. Affermo che l’assenza di Davide, tipo regale e profetico dei tempi messianici, costituirebbe una grave ‘caduta’ per l’altissimo valore di impalcatura dottrinale e per l’equilibrio iconografico dell’ancona stessa.

[3] Sant’Agostino, Disc. 293, 3. PL 1329.