Arte e fede nel Santuario.

Tempio nel tempio: analisi dell’ancona.

Dal basso al vertice trionfale.

Ora, in applicazione a quanto evocato, invito a guardare ancor più puntualmente l’ancona. Incominciamo ad immaginare una ideale linea verticale che parte dal basso e dal centro, e si spinge fino al vertice trionfale. Incontriamo il primo pannello raffigurante lo sposalizio della Vergine. Come gli altri evoca una scena, ma la sua storia può essere – per così dire – ‘stralciata’ nel confronto di quanto riferiranno gli altri quattro’. Per due motivi:

sposalizio della Vergine

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, affresco di sposalizio della Vergine, sec. XIV.

  1. la sua collocazione rompe qualsiasi tentativo di una logica successione narrativa con gli altri;
  2. non riferisce come gli altri un racconto strettamente biblico anche se implicitamente rimanda ad almeno due versetti evangelici: Luca (Lc 1, 26–27) «Missus est angelus Gabriel ad virginem desponsatam viro cui nomen erat Joseph, de domo David», e Matteo (Mt 1, 20): «Joseph, fili David, noli timere accipere Mariam coniugem tuam». È stata la tradizione devota a plasmare la scena delle nozze di Giuseppe e Maria: i numerosi particolari leggendari che la accompagnano hanno tutti un significato peculiare [1], del quale non possiamo qui interessarci; ma il messaggio centrale è serio; dichiara la continuità di una ‘linea regale’, nella quale la Madre di Gesù, anche legalmente, viene inserita. Un canto liturgico saluta Maria: «Stirpis Davidicae regia proles» [2].
Maria in trono

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, affresco di Maria in trono, sec. XIV.

«Ha innalzato gli umili» (Lc 1, 52). Allora saliamo un gradino, per contemplare il tenerissimo dipinto quattrocentesco [3]: prezioso vestigio della precedente edificazione [4]. Con senso di ardito e responsabile rispetto [5] l’affresco fu conservato e con genialità di soluzione artistica inserito nell’ancona lignea. Maria, maestosa nella sua ieraticità ed insieme tenerissima nella semplicità del suo atteggiarsi, è seduta su un trono. Anzi la sua figura è ‘iscritta’ nel disegno di questo trono, che le fa da magnifico sfondo: tale da richiamare un disegno di facciata d’una cattedrale gotica. Sotto i piedi della Vergine uno splendido tappeto.

Maria in trono! Senza dubbio, ma assai di più: Ella stessa è trono vivente per Bimbo Gesù, sollevato sul suo ginocchio. Mentre la mano destra si poggia sopra il libro: la Bibbia dell’Antico Testamento.

Richiamo una espressione della dottrina mariologica, che ci aiuta a definire perfettamente la scena: «In gremio Matris sedet sapientia Patris». Ecco la sedes sapientiae. Ecco l’arca sacra (foederis arca) in cui sono stati riposti – perché vengano aperti – tutti i misteri di Dio. Sottolineo il ‘dislivello’ eloquente tra posizione del Bambino e quella del Libro. Poiché la Sapienza vera è il Verbo fatto carne, Gesù è ritratto più in alto, mentre il Libro del ‘verbo profetico’ sottosta alla mano di Maria: a significare che le promesse si sono adempiute, i ‘tipi’ realizzati e l’ombra è superata dalla verità. Cristo è compimento delle profezie e delle attese.

Particolare di Maria in trono

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, particolare di Maria in trono, sec. XIV.

Ma non finisce di stupire e di commuovere questo affresco, se si osserva anche il movimento delle membra della Madre e del Figlio. Ella tocca con la mano il braccio del Bambino. E Lui porta le sue mani sui due piedini: al collo di quello destro e alle dita di quello sinistro. Quanta semplicità di intima scena familiare! Tutte le mamme e tutti i bambini compiono simili gesti di conciliante contatto. Ma è solo una affettuosa ‘istantanea’ coloristica questo riferire del nostro dipinto? Non contiene forse anche qualche messaggio?

Naturalmente la linea logica del dinamismo ascensionale che stiamo seguendo – di valenza simbolica ‘regale’ – arriva all’apice con il trionfo dell’Assunta–Regina, posta sul fastigio (torneremo a contemplarla).

Assunta

Morbegno, chiesa della Beata Vergine Assunta, Assunta, sec. XIV.

Questo punto zenit dell’ancona [7] trova poi un complemento esplicativo nell’iconografia del Santuario in molte altre narrazioni dello stesso trionfo della Vergine, in un crescendo di festa regale. Lascio a voi scoprire queste estrose ma ponderate figurazioni, specie negli affreschi. In quello della cupola vedrete, addirittura, che non è più Maria ad accogliere Dio in grembo, ma è la Trinità stessa riceve nel suo grembo santa Maria Assunta.

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note

[1] Ad esempio l’immaginazione della fioritura del bastone di san Giuseppe, e non quello di altri pretendenti la mano di Maria, rimanda al tema della rifioritura dell’albero di Jesse: «Flos de radice floruit».

[2] Inno per l’Assunta: ‘O quam glorifica luce coruscas’ di Ubaldo di Sant’Amando (Sec. IX).

[3] Di stile tardogotico, parzialmente coperto ai lati e in basso dalla struttura dell’ancona. La non più visibile cornice floreale dell’immagine reca anche (incompleta) la data MCCCCXXX[..] che il vescovo Ninguarda nel 1589 segnalò come anno 1440.

[4] Si tratta della edificazione avvenuta nel corso del secolo XV che, in seguito ad una progressiva ristrutturazione, assunse, specialmente all’esterno, le attuali forme rinascimentali di ascendenza bramantesca. La consacrazione del tempio avvenne nel 1506.

[5] Tanto da determinare l’orientamento della nuova chiesa a meridione, in un’epoca in cui il versus orientem conservava ancora un notevolissimo peso simbolico, ereditato dalla tradizione.

[6] Cfr Fil 2, 7; Rom 8, 3; Eb 2, 17.

[7] Impressionante il simbolismo architetturale nella collocazione delle due ‘Donne’ teologicamente contrapposte: Eva all’esterno del tempio, raso terra; santa Maria Assunta sulle sommità del Santuario.