Ruffoni regala a Rasura la sua storia

Rasura. Tra passato e futuro

di Cirillo Ruffoni

con fotografie di Gianpiero Mazzoni

Bellevite editore, a cura del comune di Rasura, 2007.

La copertina del libro



Anche Rasura, piccolo comune della Val Gerola, ora ha il compendio della sua storia, in cui potranno riconoscersi i suoi 290 abitanti. Il libro, Rasura, tra passato e futuro, è opera di Cirillo Ruffoni, lo studioso che con le sue ricerche storiche, toponomastiche e dialettali, d’archivio e sul territorio, sta restituendo l’orgoglio delle proprie radici a coloro che condividono l’appartenenza alla sua valle natia.

Si tratta di un ritratto a tutto tondo del paese, che lo descrive nella sua collocazione geografica e durante un intero millennio di storia con le parole, ma anche con le immagini realizzate e raccolte da Giampiero Mazzoni. Soprattutto, l’autore è riuscito a creare un’opera piacevole e interessante anche per chi non appartiene alla comunità di Rasura, sapendo usare e dosare i documenti, così da creare un continuum narrativo ricco di fascino, operazione certo non facile, né immediata.
E, siccome vorrei che il mio compito consistesse nel suscitare il desiderio di leggerla, mi soffermerò a segnalarne alcuni passaggi.

Come si addice a tutte le storie, anche in questa c’è un mistero, quello dell’esistenza di un convento di monaci, di cui la tradizione orale molto viva indica addirittura anche la località dove sorgeva. «Invece dall’esame dei documenti che possediamo non emerge assolutamente nulla. Si tratta allora di una favola?». Ruffoni risponde avanzando due ipotesi che appaiono risolvere il mistero in modo convincente.
Poco oltre si parla dell’investitura a livello molto comune nella società medievale, «in pratica, una cessione in affitto, ma con caratteristiche molto particolari». Tali contratti sono stati studiati con attenzione dal ricercatore Diego Zoia, il quale è arrivato alla conclusione che in Valtellina questa investitura «lungi dall’essere una brutale forma di sfruttamento, è stata in realtà un formidabile incentivo per l’economia, perché ha portato alla colonizzazione, al terrazzamento e alla conseguente trasformazione del paesaggio».
Entrando nel Trecento, il rapido excursus esplicativo su come è sorto il comune rurale e su come funzionava la sua struttura amministrativa richiama alla memoria con alcune brevi note anche la descrizione carducciana del Comune rustico.
Troviamo anche sfatato il mito nato tra fine ’800 e inizi ’900 del montanaro rozzo e incolto: per molti secoli, infatti – lo ha ricordato recentemente il prof. Salsa nel convegno A vent’anni dalla Carta di Sondrio – il livello di scolarizzazione e istruzione dei montanari è rimasto ben superiore a quello della gente di pianura. Lo conferma ancora Ruffoni, ricordando che nella Valle del Bitto nel ’400 ci fu una straordinaria diffusione della cultura, come dimostra la presenza di numerosi notai. Su richiesta dei residenti l’istruzione elementare per lungo tempo venne assicurata dai sacerdoti, tanto che nel 1861 alla proclamazione dell’unità d’Italia, mentre altrove nella quasi totalità la popolazione risultò analfabeta, a Rasura i due terzi sapevano leggere, scrivere e far di conto.

Mi limiterò ancora a segnalare qualche altro particolare gustoso come la formazione dei cognomi, i legami che rimangono vivi con la parentela originaria (anche quando ormai da secoli si portano cognomi diversi e le famiglie sono disperse lontane dalla Valle del Bitto, persino all’estero), le conseguenze della guerra e della peste del ’600, i sacrifici affrontati per la costruzione della nuova chiesa, i lavori di completamento e decorazione della stessa, la vita del clero e in particolare le figure del parroco Bartolomeo Maxenti nel ’600 e Giacomo Nana nel ’900 («la figura di maggiore spicco, sia per gli anni di permanenza in parrocchia (dal 1936 al 1980), sia per il suo straordinario rigore morale, sia per il ricchissimo corredo di aneddoti e fatti singolari legati alla sua persona»), la vita quotidiana della gente, gli incidenti, le malattie, ecc.

Un’opera completa, ma che – come saggiamente suggerisce l’autore – rimane aperta, «disponibile a ricevere ogni aggiunta, ogni correzione di immancabili errori, ogni rettifica che potrà venire dalla scoperta e dalla lettura di ulteriori documenti».

La pubblicazione, promossa dall’amministrazione comunale di Rasura, ha ricevuto il sostegno economico di numerosi enti.

Pierangelo Melgara



(Questa recensione è apparsa a stampa in Settimanale della diocesi di Como, 1 settembre 2007, p. 31).


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