Nomi e volti della paura nelle valli dell’Adda e della Mera

Remo Bracchi

Tubingen, Max Niemeyer Verlag, 2009 (Beihefte zur Zeitschrift fur romanische Philologie, Band 351).

La copertina del libro



All’inizio dell’anno 2010 è stata data alle stampe l’ultima grande fatica di Remo Bracchi, uno studio – non solamente linguistico – su quel prepotente fatto esistenziale dell’uomo che è la paura.
L’autore ha studiato questo fenomeno nelle sue manifestazioni concrete, ne ha captato la realtà nascosta nei suoi mille volti, ha investigato quelle forze considerate come nemiche di certi eventi atmosferici e geologici. Nell’analisi non vengono trascurate nemmeno le manifestazioni di magia e non sono tralasciati i pregiudizi di tabù linguistico, che tanto incuriosiscono il lettore. Qui don Remo si presenta non solo con la sua consueta veste di linguista–etnologo, ma anche con quella di scrittore dotato di una grande sensibilità poetica.
Notevole è la ricchezza tematica di questo libro: folletti, streghe, malattie, bestiari degli abissi, potenze misteriose ed arcane; tutto ciò corredato da un indice delle voci e dei concetti della paura curato da Gabriele Antonioli.
Il Bracchi spazia a tutto campo. Ogni singolo elemento collegato a paure ataviche è principio di indagine attenta e approfondita. Paure, che adesso ci fanno sorridere, erano evidentemente drammatiche per i nostri più lontani progenitori. Ci si chiede come poteva un acaro rosso incutere timore, eppure il minuscolo animaletto terricolo pareva compromettere addirittura la salvezza dell’anima se molestato. E poi, come poteva una farfalla, che adesso ammiriamo e apprezziamo per le sue variopinte ali, essere un simbolo stregonesco? Don Remo, con la perizia dell’antropologo, scava nel profondo dell’intimo umano e propone risposte e chiarimenti. Sono interessanti i collegamenti con altre culture, con altre lingue. I fenomeni non sono mai isolati, ma sono diffusi nel mondo, a volte a migliaia di chilometri di distanza.
Questo libro è nato dall’amore indiscusso di don Remo per questi temi, ma anche dalla stretta collaborazione fra l’autore e l’IDEVV – Istituto di dialettologia e di etnografia della Valtellina e della Valchiavenna –: le diligenti raccolte di lessico, di fraseologia e di tradizioni, i dizionari editi e in fase di pubblicazione sono stati il fertile terreno di individuazione dei temi della paura da parte dell’autore. Questo importante contributo è quindi il risultato di un sentire corale e comune che contraddistingue coloro che credono e lavorano per l’IDEVV e per il CSSAV.

Gisi Schena

Data di pubblicazione: 17 novembre 2010

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