Chiusa com’è tra le case e le vie anguste, la chiesa di San Pietro passa quasi inosservata
ma è stata la prima vera parrocchiale di Morbegno, voluta da Romerio Castelli d’Argegno.
Dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, testimoniava l’affermarsi di una nuova realtà
sociale, degli artigiani e dei mercanti, accanto ai contadini che facevano riferimento alla periferica
chiesa di S. Martino.
La data della fondazione, il 1337, ed il nome del fondatore sono ricordati nelle
due lapidi conservate nel locale accessorio, a fianco della chiesa.
L’edificio odierno conserva poco dell’antica costruzione,
eretta probabilmente da maestranze provenienti dalla Valle d’Intelvi e dalla Valsolda, presenti a Morbegno
in quel periodo.
Dal 1341, data della consacrazione, la chiesa ha assistito a tutte le vicende di Morbegno e ne è
stata anche, in parte, protagonista: tra le sue mura si tenevano le assemblee civiche.
È stata testimone delle pestilenze, delle carestie, delle alluvioni del Bitto
(storica quella del 1498), delle gelate (memorabile quella del 1513), e dei saccheggi da parte degli
eserciti che periodicamente attraversavano la Valle.
Nel 1512 i Grigioni occuparono stabilmente la Valtellina.
Morbegno era il centro più
importante del Terziere inferiore: vi si tenevano fiere e mercati; era una comunità
aperta e tollerante e vi arrivarono anche i Protestanti o Riformati, che nel 1559 confiscarono la
chiesa di San Pietro.
L’episodio del cosiddetto ‘sacro macello’ (1620) riporterà la chiesa al culto cattolico,
sebbene impoverita dell’apparato decorativo e bisognosa di un generale restauro.
La confraternita del Santissimo Sacramento si assunse l’impegno della ristrutturazione che porterà
all’edificio attuale.
Ecco alcuni momenti: nel 1642 mancava solo la volta; nel 1669 la ricostruzione è finita «in
forma elegante, con volta imbiancata, luminosa, pavimentata» (Perotti, Morbegno, 1992);
nel 1681 viene dotata di un organo e «abbellita da varie pitture» probabilmente
il fregio continuo «in stucco bianco, con parti di intonaco rosa … con motivi di palmette,
ovuli, girali, cherubini e sirene» (Sicoli, in Civiltà artistica in Valtellina e
Valchiavenna – Il Settecento, 1994).
La chiesa odierna è ad unico ambiente suddiviso in tre campate con soffitto a botte, e due cappelle laterali.
L’abside con l’altare è orientata ad Est, punto dal quale sorge il sole divino,
ed è addossata all’ex Palazzo Castelli di Sanazzaro, oggi sede della Casa Comunale.
Ad Ovest, l’ingresso è segnato dal grande portale barocco in marmo nero con timpano spezzato,
sormontato da un’ampia finestra. Sui due battenti del massiccio portone ligneo sono scolpiti i simboli
di San Pietro (le chiavi, il gallo, la tiara, la croce rovesciata) e di San Paolo (la spada ed il libro che
allude alle Epistulae da lui scritte) e due motivi floreali ornamentali.
Le chiavi e la spada tornano anche nello stemma del Comune di Morbegno, del quale i due Apostoli sono Patroni.
A Nord svetta il campanile, rialzato nel corso del ‘600, coronato da un vezzoso balconcino e copertura
‘a bulbo’ da cui vigila il gallo con il suo girare in tutte le direzioni del vento.
L’interno è un trionfo di immagini dipinte tra il 1712 e il 1714, con pennellate vigorose, libere e
fluenti, da Pietro Bianchi detto ‘il Bustino’.
La tecnica prevalente è l’affresco, ma con ampi spazi a tempera, su intonaco asciutto, perché
meglio si prestava a realizzare figure che sembrano disfarsi nel colore.
Le tinte, luminose e smaglianti, collocano l’autore in uno stile precocemente rococò; piuttosto che
in un tardo barocco lombardo.
I temi trattati nella volta della navata sono: il Martirio dei Santi Pietro e Paolo, la Gloria dei Santi Pietro e Paolo,
il Trionfo della Cattedra di San Pietro attorniata da Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Gerolamo e San Gregorio.
Lungo la navata campeggiano dodici Apostoli.
Sulla controfacciata: Angeli musicanti; sull’arco trionfale: l’Annunciazione.
È interessante ed un po’ complesso il tema dipinto sulla volta del presbiterio, che
ribadisce la vittoria della Chiesa di Roma sulla Chiesa riformata: la Verità che scaccia quattro eretici
(a sinistra), l’Eterno con la Vergine (al centro) e Il trionfo dell’Eucarestia sulla mensa d’altare.
All’Eucarestia alludono anche le immagini della parete absidale: due Angeli con spighe ed uva (il Corpo di Cristo,
il Sangue di Cristo).
La pala d’altare, nel 1668, rappresentava l’Ultima cena con la Trinità.
Oggi è sostituita da una pala del 1804, con lo stesso tema, dipinta da Antonio Gualtieri di Sondrio.
Sulle pareti, ai lati dell’altare secentesco in marmo (proveniente dalla chiesa sconsacrata di Sant’Antonio), sono appese
due tele generalmente attribuite a Gianolo Paravicini da Caspano, raffiguranti il Martirio di San Pietro su croce rovesciata e la
Liberazione di San Pietro dal carcere da parte di un angelo.
Alla fine della navata si aprono due cappelle laterali.
La sinistra è dedicata all’Addolorata; ne contiene una
statua, mentre la volta è decorata con il tema dell’Assunta.
La destra è dedicata a San Carlo
Borromeo, rappresentato ai piedi di un Crocefisso.
Ai lati, due tele minori, replicate da altrettante tele più importanti, rappresentano San Carlo
che comunica gli appestati e La prima Comunione di San Luigi Gonzaga,
nonché ulteriori esaltazioni dell’Eucarestia.
Sulla volta della cappella: l’affresco della Gloria di San Carlo, coronata da quattro Angeli allegorici
delle Virtù teologali e della Passione, e da due episodi della vita del Santo.
Il grande organo e la cantoria, del 1924, concludono il nostro percorso sull’apparato decorativo della chiesa
di San Pietro, a cui appartengono anche un ricco corredo liturgico e due stendardi.
La ripulitura degli affreschi, conclusasi in anni recenti, ha restituito la vivacità ai colori e ai segni; ha riportato
verità e valore al solo ciclo pittorico eseguito in Morbegno da un unico artista.
Per la vostra passeggiata: la chiesa non è ordinariamente aperta al pubblico ma è sempre cortese e sollecita la disponibilità della Confraternita verso quanti la volessero visitare. Occorre telefonare alla parrocchia di Morbegno.
Evangelina Laini
Fotografie di Ugo Zecca
Data di pubblicazione: 16 dicembre 2006