Residenze nobiliari di Valtellina e Valchiavenna.
Le dimore delle famiglie Salis e Sertoli.

a cura di Sara Beatriz Gavazzi

Sondrio, Silvana Editoriale, 2003.

La copertina del libro



Il nuovo volume Residenze nobiliari di Valtellina e Valchiavenna – Le dimore delle famiglie Salis e Sertoli, presentato al pubblico nei giorni scorsi [marzo 2003, ndr.], è stato realizzato dal Gruppo Credito Valtellinese per i tipi di Silvana Editoriale con un ricco corredo iconografico e con una veste avvincente.

Curatrice ne è Sara Beatriz Gavazzi, che ha coordinato il lavoro di qualificati studiosi e professionisti locali: Diego Zoia delinea la storia delle due famiglie; Benedetto Abbiati accompagna il lettore nei palazzi Paribelli, Sertoli–Giacconi e Sertoli (oggi sede del Credito Valtellinese, dopo la ristrutturazione avvenuta negli anni ‘80 del secolo scorso); la stessa Gavazzi illustra la splendida residenza Salis di Tirano, l’unica ad essere tuttora proprietà dei discendenti della famiglia; Angela Dell’Oca descrive il palazzo Salis di Sondrio, ora Sassi de Lavizzari e sede del Museo valtellinese di storia ed arte; ancora la Gavazzi si assume il compito di presentare il castello Masegra con le vicende storiche che lo hanno interessato, mentre dell’aspetto architettonico ci informa l’architetto Libero Corrieri; da ultimo, con la consueta vivacità e puntualità di informazione, Guido Scaramellini si occupa della presenza dei Salis in Valchiavenna, delle loro proprietà e dimore accresciute nei secoli fino al 1797, anno dell’allontanamento del governo delle Tre Leghe con la confisca e la vendita (spesso svendita) di tutti i beni grigioni.

Dunque, una nuova pubblicazione che continua il discorso editoriale iniziato in passato dallo stesso Credito Valtellinese coi volumi pubblicati nell’83 su palazzo Besta a Teglio e nell’89 su palazzo Vertemate Franchi a Piuro, un nuovo studio che –afferma il presidente Francesco Guicciardi– «intende aggiungere un ulteriore contributo, a sua volta foriero di interessanti sviluppi, alla conoscenza e valorizzazione di tale patrimonio» di dimore storiche nobiliari in provincia.

Il filo conduttore, come segnala la Gavazzi nella Premessa, è la «nobile famiglia Salis di provenienza comasca, ma presente sin dal XIV secolo in Val Bregaglia, nel delizioso paese di Soglio».
Essa durante i quasi tre secoli di dominio grigione raggiunse grande potenza e ricoprì le più prestigiose cariche politiche nelle terre suddite di Valtellina e Valchiavenna: «Specie sul finire del XVII secolo e per tutto il XVIII, al culmine della sua potenza arricchisce il territorio delle Valli con un mosaico di edifici a carattere palaziale…, distribuiti in particolar modo nei centri urbani principali: Chiavenna, Sondrio e Tirano».

Le dimore, appositamente costruite o ristrutturate e ampliate, servono a rendere evidente il potere ottenuto anche attraverso vincoli matrimoniali, come avviene in Sondrio con la famiglia Sertoli, da cui avrà origine il casato comitale dei Sertoli Salis.

Nello studio vengono esaminate solo «alcune emergenze architettoniche ritenute esemplificative dell’impresa edificatoria attuata dalla potente famiglia Salis in Valtellina e Valchiavenna», in attesa di approfondimenti futuri relativi ad altre importanti architetture segnalate dalla stessa Gavazzi «da ricondurre alla committenza dei Salis nei centri di Tirano, Castione, Fusine/Cedrasco, Traona, Chiavenna ed altre ancora da identificare con precisione».

La ricerca chiarisce definitivamente che gli architetti e i loro collaboratori vennero ricercati prevalentemente nell’ambito lombardo e «ricorrente è la figura dell’architetto Pietro Solari di Bolvedro (Como), («uno dei protagonisti più geniali del Settecento locale» lo definisce la studiosa Simonetta Coppa) notevole interprete locale del linguaggio del rococò internazionale con una matrice culturale borrominiana». La sua mano era già stata riconosciuta in passato nella costruzione di palazzo Sertoli a Sondrio e Salis a Chiavenna, di palazzo Malacrida a Morbegno, oltre che di altri della famiglia Salis in Bregaglia e in Engadina al di là dell’attuale confine e forse del palazzotto a Villa di Chiavenna. Lasciando ai lettori interessati il piacere di scoprire le numerose notizie offerte dal libro, ci si limita a ricordare che nel secolo XIX, durante le guerre d’indipendenza, Giuseppe Garibaldi fu ospitato a palazzo Salis di Tirano, mentre non molti anni prima a palazzo Salis di Chiavenna, oltre ad altri ospiti illustri, era stato alloggiato l’arciduca Ranieri, mostrando così i due rami della stessa famiglia orientamenti politici opposti.

Ulteriore interesse può derivare dal sapere che gli attuali proprietari di questo palazzo dallo scorso anno offrono al turista la possibilità di soggiornare nella dimora signorile con la formula del "bed & breakfast", adibendo per il pernottamento e la prima colazione una camera matrimoniale e una sala, mentre dal 1989 il conte Cesare Sertoli Salis, titolare dell’azienda vinicola "Conti Sertoli Salis" a Tirano, ha ripreso «con sapiente imprenditorialità la tradizionale attività degli avi di produzione e commercio del vino».

Pierangelo Melgara



(Questa recensione è apparsa a stampa in Settimanale della diocesi di Como, 8 marzo 2003, p. 30).


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