Medioevo e primo ‘500.

a cura di Simonetta Coppa

Milano, Kriterion, 2001.

La copertina del libro

Il volume curato da Simonetta Coppa Il Medioevo e il primo Cinquecento ha concluso la collana "Civiltà artistica in Valtellina e Valchiavenna", diretta dalla stessa insieme a Franco Monteforte e voluta dalla Fondazione Credito Valtellinese, un’opera che per prima ha «scandagliato –ricorda nella presentazione il presidente del Credito, Francesco Guicciardi– in maniera sistematica il territorio valtellinese alla ricerca di tutte le testimonianze artistiche che le diverse epoche ed esperienze storiche hanno lasciato, segno di una ricca vicenda spesso non adeguatamente conosciuta».

La pubblicazione, che si è protratta durante sette anni essendo iniziata nel ‘94 con l’uscita del primo volume sul Settecento ed à proseguita nel ‘96 con quello sull’Ottocento e il Novecento e nel ‘99 con quello sul secondo Cinquecento e il Seicento, ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Sondrio e si à avvalsa della realizzazione editoriale della Kriterion di Milano e della campagna fotografica espressamente eseguita da Federico Pollini.

Lo studio appena concluso giunge a colmare un vuoto e, per la cura scientifica con cui à stato condotto «riordinando materiali noti o pervenendo alla conoscenza di nuovi elementi di informazione e valutazione», costituirà «riferimento imprescindibile per chiunque voglia conoscere ed approfondire i temi relativi al patrimonio artistico della Valtellina e della Valchiavenna».

Il volume, dopo l’introduzione storica di Franco Monteforte che va dall’alto Medioevo alle origini della dominazione grigiona in Valtellina e nei contadi di Chiavenna e Bormio, lascia spazio ad un breve saggio introduttivo di Simonetta Coppa, che ha il compito di aprire lo sguardo sul sistema di interconnessioni culturali con l’esterno (Milano e Como e altri centri italiani e del nord Europa), senza escludere «la simultanea fortuna di linguaggi con caratteristiche più spiccatamente locali».

Le pagine riguardanti "La cultura figurativa del Medioevo in Valtellina e Valchiavenna" sono state affidate a Roberto Cassanelli che, tra l’altro, illustra l’irraggiamento della cultura figurativa di Müstair e l’affermarsi dopo il Mille della tradizione costruttiva comense, i prodromi del Romanico, e la particolarità del lungo Medioevo nelle nostre valli, che ha portato anche ad una ridiscussione cronologica di molti edifici.

Di Alessandro Rovetta à il capitolo che si occupa dell’architettura dall’età sforzesca al pieno Cinquecento, partendo dagli albori rinascimentali della chiesa di San Maurizio a Ponte per arrivare alla stagione rodariana, presente nel presbiterio della stessa parrocchiale di San Maurizio, nel santuario della Madonna di Tirano e dell’Assunta a Morbegno.
Una parte del saggio à dedicata a Palazzo Besta e a mostrare le analogie con questo modello riscontrabili nelle altre importanti residenze valtellinesi realizzate con radicali trasformazioni nel corso del primo trentennio del ‘500.

L’ampio capitolo dedicato alla pittura del Quattrocento e della prima metà del Cinquecento, opera di Simonetta Coppa, ci dice come quella sia «inserita in una articolata rete di rapporti coi centri artistici lombardi e padani dell’epoca».

Scorrendo le pagine, accompagnati sempre da un splendida iconografia funzionale allo scritto, emerge viva l’immagine di un’arte tutt’altro che marginale e dell’unitarietà culturale dell’antica diocesi di Como.

Così, oltre a Giovannino da Sondalo, Giovan Pietro e Battista Malacrida, nei primi decenni del Cinquecento troviamo la «presenza diretta di protagonisti del Rinascimento milanese e comasco come Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Giovan Angelo Del Maino» e di una fitta schiera di seguaci e comprimari (tra cui Fermo Stella, Bernardino De Donati, Vincenzo De Barberis). Raffaele Casciaro ha curato l’importante capitolo dedicato alla scultura lignea del Quattrocento e della prima metà del Cinquecento, che in quegli anni fiorì particolarmente nel nostro territorio, però quasi interamente realizzata da «artisti e botteghe che valtellinesi non erano»: un patrimonio fondamentale per tentare un profilo della scultura lignea lombarda del Rinascimento.

Concludono il volume due preziose sezioni, la prima dedicata alle "Emergenze del Medioevo e del Rinascimento in territorio valtellinese", la seconda alle biografie degli artisti del periodo, oltre naturalmente ad un’ampia bibliografia e all’indice dei nomi e dei luoghi.

Pierangelo Melgara



(Questa recensione è apparsa a stampa in Settimanale della diocesi di Como, 14 aprile 2001, p. 30).


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