Archivi di Lecco e della Provincia. Rivista di storia e cultura del territorio

a cura dell’associazione “Giuseppe Bovara” di Lecco

n. 2, anno XXXVI (dicembre 2013)

Lecco, Cattaneo, 2013.

La copertina del libro



Della vitalità dell’associazione “G. Bovara” che cura la pubblicazione della rivista storica lecchese fondata nel 1978 da Aroldo Benini sono testimonianza i sette contributi pubblicati sul secondo numero dell’anno 2013. I saggi, alcuni brevi, altri più corposi, tutti ugualmente fondati sui documenti, interessanti per qualità e varietà degli argomenti trattati nonché accattivanti per la freschezza dell’esposizione, contribuiscono alla conoscenza della cultura del territorio lecchese sotto il profilo storico, artistico, linguistico, religioso ed etnografico.
Il bollettino si apre con un breve ma denso articolo di Oleg Zastrow su uno dei più importanti edifici sacri del nostro territorio ma anche uno dei più ardui da interpretare nelle sue vicende storico–artistiche: la canonica di San Salvatore a Barzanò (Nuove prospettive sulle vicende antiche della canonica di Barzanò, pp. 7–19), che il noto e apprezzato studioso di arte lombarda esamina in modo critico.
Segue un importante contributo, sempre nell’ambito della storia dell’arte, di Mara Stefanoni sull’importante ciclo di affreschi quattrocenteschi della chiesa di S. Giovanni Battista di Chiuso, legata alla memoria del Beato Serafino (Gli affreschi della chiesa del Beato Serafino a Lecco. Un possibile ambito del Maestro di Nave, pp. 21–61). L’autrice, che ha partecipato agli ultimi lavori di restauro eseguiti nel 2008 da Giacomo Luzzana, analizza minuziosamente questi affreschi, illustra i precedenti interventi di restauro, presenta le attribuzioni e le interpretazioni critiche finora avanzate dagli studiosi, proponendo una sua originale ipotesi attributiva. Secondo la Stefanoni, gli affreschi di Chiuso, per i quali si sono fatti i nomi di Giovan Pietro da Cemmo e di Paolo da Caylina il Vecchio, sarebbero da ascrivere al cosiddetto Maestro di Nave, un artista bresciano attivo negli ultimi decenni del Quattrocento e nei primi del Cinquecento. Gli affreschi, secondo questa interpretazione, sarebbero stati eseguiti negli anni Ottanta del Quattrocento probabilmente su commissione della famiglia Castagna, allora preminente in quella parte del territorio.
Gli atti della prima visita pastorale alla pieve di Missaglia compiuta dall’arcivescovo Gabriele Sforza nel luglio 1455 sono oggetto di uno studio approfondito da parte di Angelo Borghi e Marco Sampietro che firmano congiuntamente l’articolo Chiese, clero e popolo nell’area di Missaglia a metà Quattrocento. Note in margine alla visita pastorale nella pieve di Missaglia del 1455 (pp. 63–95). Si tratta di documenti inediti non compresi tra quelli delle Visite pastorali conservati presso la Curia milanese e solo recentemente rintracciati tra le filze dei notai di curia depositate presso l’Archivio di Stato di Milano. I due studiosi, grazie al commento di questi verbali di visita integrati da altri affondi archivistici, offrono un quadro assieme problematico e decadente della storia ecclesiastica di quella che costituisce una delle più vaste pievi della Diocesi milanese.
Mauro Mazzucotelli dedica uno scritto (pp. 97–127) all’importante figura di un botanico lombardo dimenticato: Giosuè Scannagatta di Varenna (1752–1823). Organizzatore dell’Orto Botanico di Pavia e poi di quello di Bologna, tenne la cattedra di botanica nell’università bolognese. Autore di numerosi testi e curatore di due diverse edizioni dell’opera di Linneo, lo Scannagatta fu assai apprezzato dai suoi contemporanei, esercitando la sua attività accademica e professionale tra Pavia, Milano e Bologna in anni di grandi cambiamenti per la scienza e la società.
Angelo Borghi, a settanta anni da quell’avvenimento, ricorda i fatti della battaglia di Erna dell’ottobre 1943 (1943 Andar bisogna. Il primo passo della Resistenza: la battaglia di Erna, pp. 129–135): il primo scontro a fuoco avvenuto nell’Alta Italia, che vide un gruppo di partigiani lecchesi contrapporsi alle truppe tedesche. L’episodio fu registrato dai più importanti quotidiani dell’epoca assumendo in quel frangente storico un valore altamente simbolico come primo episodio di ribellione armata da parte di quegli italiani che, dopo l’8 settembre, avevano scelto la via della montagna per difendere la libertà e la dignità del paese contro i tedeschi invasori e il regime della Repubblica Sociale.
Nel contributo successivo (Ambrogio Valsecchi: la passione della coscienza, dell’amore e dell’arte, pp. 136–140), Angelo Borghi e Gianfranco Scotti ricordano con accenti commossi, a trent’anni dalla sua scomparsa, la figura di Ambrogio Valsecchi, sacerdote ed educatore alla cui memoria il Comune di Lecco ha voluto conferire nel 2013 la civica benemerenza. Nato a Lecco nel 1930, don Valsecchi fu fine teologo, docente nel Seminario di Venegono, ma sempre legato alla sua città, dove durante gli anni Sessanta esercitò il ministero pastorale nella Basilica di San Nicolò, divenendo punto di riferimento per tanti giovani.
L’ultimo contributo di Angelo Rusconi e Gianfranco Scotti ricorda i legami con la nostra città di due grandi musicisti italiani, Giuseppe Verdi e Pietro Mascagni, di cui nel 2013 si sono festeggiati rispettivamente il bicentenario e il centocinquantenario della nascita (Lecco, Verdi e Mascagni, pp. 141–143). Questi legami passarono in gran parte attraverso la figura e l’attività di Antonio Ghislanzoni, il librettista dell’Aida ma anche il poeta di cui Mascagni mise in musica la romanza Pene d’amore. Di Verdi, il Teatro della Società conserva alcuni importanti cimeli, tra cui la maschera funebre e il calco della mano destra, dei quali esistono solo due altri esemplari al Museo della Scala di Milano e al Teatro di Busseto.
Chiude la rivista la consueta rubrica delle segnalazioni e delle recensioni delle pubblicazioni storiche e artistiche riguardanti il nostro territorio, oltre ad un breve ricordo di alcune figure della vita culturale cittadina recentemente scomparse come Angelo Sala, Silvio Delsante e Aldo Marchi.

Marco Sampietro



Data di pubblicazione: 23 aprile 2014.

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