Al di là del ponte

di Regina Zimet–Levy

Morbegno, Comune di Morbegno, 2000.

La copertina del libro

È la mattina di una tiepida giornata di settembre del 1989, quando un piccolo gruppo di persone, cinque o sei in tutto, entra nella grande sala della biblioteca di Morbegno e si avvicina al banco delle informazioni e dei prestiti. Tra di loro una signora bionda, di mezza età, che si rivolge al bibliotecario, presentandogli e offrendogli un libro. Un’illustrazione dai colori vivi campeggia sulla copertina grigio argento. Quelli che, a intuito, appaiono essere il titolo e l’autore hanno un aspetto misterioso: infatti sono in caratteri ebraici. Ma, se il significato di questi segni rimane oscuro, chiarissima è – invece – l’immagine. Un piccolo disegno naif del ponte di Ganda di Morbegno, tracciato con colori pastello. È la signora bionda che svela subito l’arcano. Dice di chiamarsi Regina e di voler far conoscere, attraverso la testimonianza raccolta nel volumetto, un periodo drammatico della sua vita. Inoltre, nel libro, ha lasciato un prezioso foglietto dattiloscritto: «Questo mio libro, scritto da bambina ingenua, lo vorrei dedicare al popolo italiano. Per dire grazie, grazie che non smetterò mai di dire per l’umanità del pensiero, per la bontà del cuore e la gentilezza del comportamento durante gli anni tristi della seconda guerra mondiale. In particolare lo vorrei esprimere ai Valtellinesi e ai Bergamaschi; agli abitanti del piccolo paesino di San Bello – Campovico, vicino a Morbegno; e agli abitanti di San Giovanni Bianco e di Serina. Grazie a tutti per ogni sorriso e per ogni parola buona dataci, e per aver diviso con noi il poco cibo che avevano per la propria famiglia. Grazie per averci salvato la vita». Questo il testo esatto. Prima di accomiatarsi, la signora Regina apre il volumetto e, in una delle prime pagine, scrive velocemente una dedica: «7–9–1989. Un ricordo del passato al Comune di Morbegno». L’incontro termina qui.

Resta in biblioteca questo libro di 137 pagine, scritto in ebraico, con il disegno del ponte di Ganda in copertina. Nei giorni successivi, il bibliotecario, incuriosito, si arrabatta per capirci qualcosa; ma non è così facile. Ore di paziente lavoro di decifrazione permettono soltanto di scoprire che è stato pubblicato a Gerusalemme nel 1987 e che si intitola Al di là del ponte. Il desiderio di conoscere il contenuto dell’intera narrazione diventa ancora più acuto quando, tra le immagini a corredo del libro, il bibliotecario individua una fotografia di don Angelo Milani, un sacerdote conosciuto negli anni Sessanta, quand’era parroco di Andalo, un amico semplice e di grande umanità, un vero e indimenticabile maestro di vita. Purtroppo, l’ostacolo rappresentato dalla lingua sembra insormontabile. Si tenta, perfino, di chiedere aiuto all’ambasciata di Israele a Roma, sperando che l’invio delle fotocopie di alcune pagine possa mettere in moto qualcuno o qualcosa. Invano. Così, passano dieci anni. Il volume è collocato nel fondo riservato alla sezione locale della biblioteca. Un settore, diciamolo subito, che rappresenta in ogni caso un luogo privilegiato, dove i libri e i documenti ricevono attenzioni e cure particolari. Di tanto in tanto viene presentato a qualche studioso o esposto al pubblico in occasione della ricorrenza del 25 aprile, come una curiosità. Resta pur sempre l’unico libro in lingua ebraica posseduto dalla biblioteca di Morbegno. Niente di più. Ma finalmente …

Sono trascorsi dieci anni e siamo giunti al 1999. Il geometra Salvatore Barella, assessore del comune di Morbegno, stabilisce un primo contatto con una famiglia di Brescia – Oscar e Gabriella Ianovitz – legata profondamente a Regina e alla sua famiglia. È a questo punto che Gianfranco Peyronel, assessore alla cultura, insiste perché si trovi una strada – veloce, se possibile – che possa condurre alla realizzazione di un’edizione italiana del libro di Regina. E incarica il bibliotecario di prendere i necessari contatti con la famiglia Ianovitz. Da quel momento le diverse tessere scomposte di un mosaico, che sembrava un puzzle irrisolvibile, cominciano a rivelare un’immagine sempre più definita. Già il primo incontro con Oscar Ianovitz, il 10 dicembre 1999, al binario 10 della stazione centrale di Milano, si rivela di fondamentale importanza. Non solo scopriamo che nel 1997 è uscita in Germania, a Hildesheim, un’edizione in lingua tedesca (Jenseits der Brücke), ma – bellissima e insperata sorpresa – veniamo a sapere che, del volume, esiste un testo dattiloscritto e inedito in lingua italiana, scritto proprio da Regina. Oscar Ianovitz, fiducioso, consegna al bibliotecario di Morbegno il libro in tedesco – che, purtroppo, si rivelerà tradotto in modo sciatto e ricco di errori di stampa – e un floppy disc con il testo in lingua italiana. Ma ciò che conta, alla fine, è che a dieci anni da quella giornata di settembre del 1989, possiamo leggere in modo completo, e con sempre più viva emozione, la testimonianza di Regina.

E scopriamo che la piccola Regina Zimet – nata a Lipsia nel 1931, ebrea tedesca – aveva vissuto una vera e propria odissea. In pochi anni la sua fuga l’aveva portata a Milano a Bengasi a Napoli, al campo di concentramento “Ferramonti” di Tarsia in Calabria, a San Giovanni Bianco e a Serina – nella Bergamasca – e poi, sempre con il padre Filippo e la madre Rosalia, era capitata a San Bello nelle vicinanze di Morbegno. Proprio qui, a San Bello, – dopo essere stata aiutata da don Angelo Milani, allora parroco di Albaredo – grazie all’aiuto di un altro sacerdote, don Luigi Del Nero parroco a Campovico, la famigliola degli Zimet era stata ospitata da alcuni contadini che, pur poveri, avevano condiviso con loro tutto ciò che possedevano. Quando Regina fugge da Lipsia ha otto anni; a dodici, in Italia, comincia a tenere un diario. Molto più tardi – dopo quasi quarant’anni dagli avvenimenti –, in Israele, dal suo diario di allora trarrà l’ispirazione per un testo in cui rielaborare sistematicamente quei ricordi. I ricordi di una fuga durata sei lunghi anni.

La prima lettura (del libro tedesco e del contenuto nel floppy disc) si rivela subito avvincente. Il Comune di Morbegno decide, allora, di mettere tutto il proprio impegno per curare la pubblicazione di una prima edizione in lingua italiana. Va solo effettuato un lavoro di editing, rivedendo il testo di Regina, correggendone gli eventuali piccoli errori di lingua italiana, ma lasciandone immutato il contenuto. Una vera e propria edizione filologica. Si accollano questo incarico, delicatissimo ma fondamentale, Fausta Messa, direttrice dell’Istituto sondriese per la storia del movimento di liberazione, e Paola Rovagnati, docente nelle scuole medie superiori di Morbegno. Si decide, inoltre, di arricchire l’edizione italiana con una breve cronologia – dove, accanto alle vicissitudini di Regina vengono ricordati, anno dopo anno, gli avvenimenti della storia europea – e con tre cartine che permettano al lettore di seguire sempre in modo preciso il corso di questo lungo viaggio verso la salvezza. Servono dieci mesi di un lavoro costante e impegnativo perché questa nuova edizione possa vedere finalmente la luce.

E, venerdì 17 novembre 2000, il volume – voluto dal Comune di Morbegno – viene presentato al pubblico in una serata indimenticabile. L’aula magna del liceo scientifico è gremita di pubblico, nonostante un tempo da lupi. I protagonisti sono presenti, tutti. Purtroppo manca Regina, la piccola autrice delle memorie: è stata stroncata da un male incurabile il 19 ottobre del 1992 – a soli 61 anni – e ora riposa in un piccolo cimitero in Israele, nei pressi di Tel Aviv. Da Israele arriva il marito di Regina, Ephraim Levy; da Brescia la famiglia Ianovitz. Per il Comune di Morbegno, in questa occasione vero e proprio lungimirante editore, sono presenti il sindaco Giacomo Ciapponi e l’assessore alla cultura Gianfranco Peyronel. Non possono mancare i membri superstiti della famiglia Della Nave. Come dimenticare che la famigliola degli Zimet era stata accolta proprio dalla famiglia di Giovanni e Mariangela Della Nave a San Bello e qui era stata protetta per ben 16 mesi? Una serata memorabile, una serata per ricordare, per ringraziare, scevra da ogni retorica commemorativa. Il momento più emozionante, lo testimonia un pianto liberatorio, è segnato dalla consegna da parte del sindaco di Morbegno alla famiglia Della Nave di una medaglia d’oro che la Fondazione Pro Valtellina assegna ai valtellinesi benemeriti. Qui la commozione raggiunge il suo apice. Ecco il testo del riconoscimento: «La Fondazione Pro Valtellina, su proposta del Comune di Morbegno, conferisce alla memoria dei coniugi Giovanni Della Nave (1890–1978) e Mariangela Rabbiosi (1896–1955) la Medaglia d’oro “Tellinis bene meritis” con la seguente motivazione: “aver offerto, con proprio gravissimo rischio, asilo clandestino nel periodo 1943–1945 agli ebrei tedeschi fuggiaschi dalla Germania di Hitler, perché destinati ai campi di sterminio nazisti, Filippo Zimet con la moglie Rosalia e la figlia Regina, affrontando i pericoli incombenti in una Valtellina governata dal regime fascista di Salò e occupata dalle forze militari tedesche in acuta tensione repressiva anche per l’attiva azione della Resistenza sostenuta dalla maggioranza dei valligiani».

A partire da quella sera si cerca di far conoscere al maggior numero di persone possibile questo volume di memorie. Il Comune di Morbegno ha 1500 copie a disposizione. Le vorrebbe distribuire alle famiglie locali e, in particolare, a tanti studenti delle scuole in provincia di Sondrio. In quel momento non si pensava affatto che il libro avrebbe potuto interessare un pubblico di lettori assai più vasto. Essere riusciti a pubblicare il racconto in lingua italiana sembrava già, e probabilmente lo era, un risultato eccezionale. Sul numero di novembre del 2000 di Morbegno: bollettino di informazione comunale appaiono alcuni articoli dedicati al libro di Regina. E’ soprattutto in questo modo che la sua storia entra in tutte le famiglie del capoluogo della Bassa Valle. Sabato 18 novembre 2000, Franco Monteforte riserva ad Al di là del ponte il paginone centrale del settimanale La provincia di Sondrio. Inoltre, tutta la stampa locale offre spazio all’iniziativa editoriale: il quotidiano La provincia di Sondrio, Il Settimanale della diocesi di Como, Le Vie del Bene. Contemporaneamente ha inizio la distribuzione, gratuita e mirata, delle 1500 copie del volume. Si comincia dalle famiglie della frazione di Campovico, località vicino a San Bello, e si continua con gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori del territorio di Morbegno. Alcune copie vengono inviate a una decina di Biblioteche significative (è così che il volume si ritrova nell’OPAC, un mega catalogo in rete, consultabile da tutti): tra le altre, l’Angelo Mai di Bergamo, la Sormani di Milano, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze e la Vittorio Emanuele II di Roma, quella del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano … Le prime riposte dei lettori sono positive. Parecchi cittadini che hanno letto Al di là del ponte ringraziano commossi.

Tutto sembrerebbe concludersi qui, con la viva soddisfazione di un buon lavoro portato a termine. E invece … Un anno più tardi – esattamente il 12 gennaio 2002 – nell’inserto ttL (tutto libri tempo libero) del quotidiano La Stampa (nella rubrica Luoghi comuni, curata da Oreste del Buono e Giorgio Boatti) viene pubblicata un’ampia recensione proprio del volume di Regina Zimet–Levy. Vi si afferma, autorevolmente, che si tratta di un libro «che meriterebbe di essere conosciuto ben oltre i ristretti confini valtellinesi». Da qui telefonate, fax, lettere alla biblioteca di Morbegno, segnalata nell’articolo come editore. E la biblioteca Vanoni di Morbegno cerca di rispondere a tutti. Tuttavia, riesce ad accontentare soltanto una piccola parte delle persone che desiderano il libro. Le 50 copie, che ancora rimanevano in deposito vengono spedite ai richiedenti, privilegiando biblioteche, scuole e istituzioni. Nel frattempo, gli agenti di alcune importanti case editrici entrano in contatto con Ephraim Levy, marito di Regina e proprietario dei diritti per la stampa di Al di là del ponte. Quello che appariva impensabile si avvera. La casa editrice Garzanti di Milano – in occasione della Giornata della Memoria, nel gennaio del 2003 – pubblica il libro nella sua collana Saggi e lo distribuisce in tutt’Italia. E poi … e poi, nelle pagine della cultura del Corriere della Sera di venerdì 24 gennaio 2003, Frediano Sessi suggerisce la lettura del libro di Regina; su ttL de La Stampa di sabato 25 gennaio 2003, Elena Loewenthal lo consiglia ai suoi numerosi lettori. Anche il prestigioso domenicale del Sole–24 Ore del 26 gennaio 2003 cita l’edizione di Garzanti tra la decina di libri di cui si suggerisce la lettura in occasione della Giornata della Memoria. Infine, domenica 1 giugno 2003, sempre in quell’inserto culturale che rappresenta un punto di riferimento per moltissimi lettori, a firma di Giulio Busi, Il Sole–24 Ore lo segnala – in cinque colonne – sotto il titolo Regina, ragazzina braccata. Busi lo definisce «un libro inconsueto, che racconta la persecuzione antisemita con il tono e gli occhi di una ragazzina. La scrittura è ingenua e conserva una distorsione infantile delle proporzioni …». Il libro comincia, perfino, ad avere l’onore delle citazioni: a partire dal saggio La memorialistica dei profughi ebrei in Italia dopo il 1933: uno sguardo d’insieme di Klaus Voigt (presente nel volume L’ombra lunga dell’esilio: ebraismo e memoria, Firenze : Giuntina, 2002) per giungere a L’angelo in famiglia: mensile della comunità (è il bollettino parrocchiale di San Giovanni Bianco, a 30 km da Bergamo). Qui, sotto il titolo: Chi si ricorda di Regina? – nei numeri di febbraio, marzo e aprile 2002 – vengono riportate tre commoventi testimonianze di Gianni Boffelli, Gemma e Lina Micheli, abitanti di San Giovanni Bianco che ancora si ricordano della piccola Regina. A San Giovanni Bianco lei aveva soggiornato con papà e mamma dall’ottobre del 1941 al novembre del 1942.

Ma ormai stiamo arrivando a quella che, allora, credevamo fosse la conclusione del nostro percorso. Mercoledì 4 giugno 2003, nella sala consiliare del municipio di Morbegno, si celebra una cerimonia semplice e solenne. Il sindaco di Morbegno, Giacomo Ciapponi, in presenza del rappresentante dello Stato di Israele, Zvi Lotan, dopo l’esecuzione degli inni nazionali d’Italia e d’Israele, consegna agli eredi di Giovanni e Mariangela Della Nave la medaglia di Giusti fra le nazioni. Si tratta di un’onorificenza che, dopo una lunga e meticolosa istruttoria, viene attribuita dallo Yad Vashem (Istituto per la memoria dei martiri e degli eroi dell’Olocausto) a quelle persone non ebree, che hanno dimostrato coraggio e umanità, salvando degli ebrei, nel periodo nero degli anni Trenta e Quaranta del XX secolo. Lo Yad Vashem è stato fondato dallo Stato di Israele nel 1953 per commemorare i sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori, tramandando la memoria dell’Olocausto alle future generazioni affinché il mondo non ne dimentichi l’orrore e la crudeltà. I nomi di Giovanni e Mariangela Della Nave sono stati scolpiti sul muro della collina del ricordo, Har Hazikaron, a Gerusalemme, la stessa collina che commemora – tra gli altri – Oscar Schindler e Giorgio Perlasca. E poi anche l’amico Bruno Ciapponi Landi contribuisce a diffondere – attraverso un periodico che viene distribuito come numero unico il 25 aprile 2004, anniversario della liberazione – la conoscenza di questa storia.

Ma è nell’estate del 2003 che l’allora cinquantaduenne Marco Frigg, un maestro elementare svizzero – con legami famigliari materni in Bassa Valtellina – scopre il libro stampato dal Comune di Morbegno, durante una sua vacanza a Valle di Morbegno. Ne resta letteralmente folgorato. Decide di andare al più presto “al di là del ponte”, proprio a San Bello per conoscere la famiglia Della Nave. E, dopo questo incontro emozionante, Marco Frigg si ripropone di presentare anche al suo mondo – quello della vicina Confederazione Elvetica – questa storia avvincente, traducendola in lingua tedesca. Detto, fatto. Ora il volume, 204 pagine scritte in lingua tedesca, è nelle librerie della Svizzera. E si presenta molto bene: ottima – per quanto possa valere il mio parere in questo campo – la traduzione, curata fin nel dettaglio la stampa (dalla scelta dei caratteri tipografici agli spazi tra i capoversi), assai utili le note a piè di pagina (anche qui si va da preziosi appunti sulla storia della Valtellina alle traduzioni delle frasi in dialetto) e significative le belle foto a colori che documentano i luoghi del racconto. Insomma un testo ben fatto, da tanti punti di vista. Certo, non è la versione integrale. Marco Frigg, infatti, ha preferito tralasciare la prima parte – nel libro italiano sono quasi 70 pagine – per iniziare direttamente dal momento forse più drammatico. Quando a Serina, nel 1943, gli Zimet devono prendere seduta stante una decisione fatale: se restare in provincia di Bergamo, se fuggire altrove, se tentare una salvezza in Svizzera. E sarà quest’ultima la decisione che prenderanno, anche se in Svizzera non riusciranno mai ad arrivare. Il traduttore ha scelto di tralasciare gli anni 1938–1943, ma ha voluto arricchire l’opera con una decina di pagine che contengono interviste con i membri superstiti della famiglia Della Nave. Intanto, nel gennaio del 2008, Marco Frigg ha presentato la sua opera in una libreria di Thusis, e a Coira, in una biblioteca. E, anche nella vicina Svizzera è avvenuto qualcosa di inaspettato. Il racconto di Regina ha avuto un successo che – fatte le debite proporzioni – possiamo definire strepitoso. Una votazione pubblica tra i lettori del Canton Grigioni, una votazione che ha visto più di 1000 partecipanti – e i volumi in gara erano ben 32 – , ha stabilito che il libro di Marco Frigg meritava il secondo posto come Libro dell’anno 2008 del Canton Grigioni. Riconoscendo un valore straordinario a Regina Zimet: die Anne Frank des Veltlins (l’Anna Frank della Valtellina), definita «una lettura emozionante». [Tanto per non lasciare dubbi, al primo posto si è classificato il volume Gli uccelli del Canton Grigioni (curato dall’OAG, il Gruppo di lavoro ornitologico del Canton Grigioni), un’opera che ha richiesto anni di lavoro scientifico].

Tempo fa avevo partecipato anch’io a serate di presentazione del volume, la buona vecchia edizione del Comune di Morbegno. Ricordo, ad esempio, un incontro nella biblioteca di Dongo. Pensavo ormai che tutto fosse concluso. Invece, la sera del 24 aprile scorso (2008) presso il piccolo auditorium del Teatro San Carlo di Rogolo, l’amministrazione comunale ha organizzato un incontro pubblico – ed era presente, tra gli altri, un bel gruppo di ragazzi – per ricordare gli anni terribili del 1943–1945. In questa occasione hanno portato la loro testimonianza commovente alcuni partigiani (ormai più che ottantenni), ma ha trovato ampia voce ancora una volta Al di là del ponte, la storia della piccola Regina. E il comune di Rogolo ha voluto fare un gesto concreto, distribuendo ai partecipanti alla serata un centinaio di copie del volume. Naturalmente l’edizione Garzanti; quella del Comune di Morbegno è ormai esaurita da anni.

Mi piace concludere con una nota personale. Il 2 maggio scorso ho avuto anch’io il piacere di conoscere Marco Frigg. Un incontro breve ma importante. Ho potuto ammirarne la serietà e l’entusiasmo. La storia di Regina l’ha veramente catturato. In quest’ultima occasione Frigg ha voluto incontrare la famiglia Della Nave (Lodovico, Zita, Giovanni e Luigi) per consegnare il nuovo libro che comprende tra l’altro loro interviste, che per il momento non possono leggere, essendo in lingua tedesca. Ma … presto lo potranno. Infatti Marco Frigg ha deciso di non fermarsi a questo punto, visto anche il meritato successo della sua iniziativa (sono già oltre 1000 le copie vendute in Svizzera). E allora ha messo in cantiere una nuova traduzione in lingua italiana di quello che è il suo libro, la sua versione. In più, sempre in Svizzera, tratta dalla storia di Regina, è prevista una rappresentazione per bambini. Infine (ma lo dico rendendomi conto che per ora il momento di scrivere la parola fine sembra ancora lontano) un produttore svizzero starebbe pensando a una versione cinematografica … Nel frattempo il Comune di Morbegno ha intitolato a Giovanni e Mariangela Della Nave una nuova via nella frazione di Campovico. Anche questo un ricordo concreto, una nuova puntata di una bella storia della nostra comunità, oltre che un’ulteriore occasione per riflettere e far riflettere più in generale sulla guerra e le ingiustizie e gli orrori che sempre trascina con sé. Quanta strada ha percorso la testimonianza della piccola Regina!

Renzo Fallati



Nota della Redazione: il bibliotecario ‘senza nome’ citato in apertura è lo stesso Renzo Fallati…

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